MN VI LEGGE IO, IBRA - L'addio al Malmö, l'inganno e la festa mancata
La cessione più vantaggiosa nella storia del Malmö e il più costoso acquisto in quella dell’Ajax. Zlatan Ibrahimovic, giramondo del calcio europeo, partito dal ghetto di Rosengard, in Svezia, ed arrivato, sospinto dalla sua classe e dalla sua irriverenza a vestire le maglie di alcuni tra i più grandi club del Vecchio continente, di sicuro le più prestigiose d’Italia. Ma la trafila è stata lunga e più complicata di quanto si possa immaginare. Per comprenderlo basta sfogliare le pagine di Io, Ibra, la biografia del centravanti svedese, da pochissimi giorni acquistabile nelle librerie italiane. Tra i passaggi più significativi c’è proprio la fase che nel 2001, all’età di 20 anni, lo vede passare dalla Svezia all’Olanda, anzi alla più grande società della nazione, l’Ajax. Ma l’addio con il Malmö è tutt’altro che dolce: malgrado dalla vendita di Zlatan il club scandinavo incassi 85 milioni di corone, una cifra record, lo svedese non riceve la festa che si aspetta, ma viene “liquidato” con un pallone di cristallo che lascia senza indugio sulla scrivania del presidente. “Per Kindvall organizzate una festa con tutti i tifosi e per me, che vi ho fatto incassare 85 milioni, non c’è tempo? Non so che farmi di questo pallone, tenetevelo”. Di lì a qualche mese, Ibra incontrerà nell’ascensore di un albergo ad Amsterdam, Hasse Borg, allora ds del Malmö e deus ex machina del club a quei tempi: “Mi salutò e mi allungò la mano, ma in cambio non ricevette nulla. Mi limitai a fissarlo per tutto il tempo senza rivolgergli la parola e lo vidi diventare sempre più nervoso e impaurito”. Zlatan vede Borg come l’uomo che lo ha ingannato e sfruttato, e lo capirà appena arrivato all’Ajax, quando si rende conto, malgrado la fama di “nuovo Van Basten” che lo accompagna, di guadagnare lo stipendio più basso del club. Una volta lanciere, Ibrahimovic comprende di aver rappresentato una fortuna per le casse del Malmö, ma in cambio non ha ricevuto la ricompensa che meritava: “Sono uno che non dimentica, non si fa così con un ragazzino alle prime armi qual ero io a quei tempi. Ma quella lezione mi è servita, perché oggi sto attento a tutti i contratti che firmo, e nelle trattative voglio avere voce in capitolo, voglio capire cosa mi viene proposto e quali sono le strategie dell’offerente. Qualche giorno fa mi ha chiamato Mino, chiedendomi quanto mi avesse dato l’editore per il libro, gli ho risposto che non lo sapevo. Stronzate! Ha esclamato lui dall’altra parte del telefono, certo che lo sai! Mino mi conosce bene, e aveva ragione, lo sapevo perfettamente”.
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