Il nuovo capolavoro di Galliani parla argentino. Max si arrabbia mentre Pato non si può discutere
“Carlitos Way”. Sarà questa la nuova via, il nuovo corso del Milan 2012. La trattativa con Tevez è ormai conclusa. Adriano Galliani, che nella Hall of Fame di Firenze avrebbe dovuto portare come simbolo del suo eccellente lavoro di dirigente a Feluca, il cappello dei diplomatici, ha smussato ogni angolo, ha limato ogni dettaglio, con la pazienza degna di Tayllerand,ottenendo un altro invidiabile successo, in questi anni di grandi acquisti. Allegri potrà contare, dunque,su un altro grande giocatore, un Campione, per qualcuno addirittura un fuoriclasse che sarà fondamentale per avvicinare il prestigioso Traguardo che si sono prefissati i Dirigenti milanisti: la conquista della Seconda Stella.
Forse mai il Milan ha potuto contare su un attacco così …stellare. A Ibrahmovic, la potenza e il carisma, Pato, l’eleganza e la classe, Robinho, la vivacità ed il brio, Inzaghi, il fiuto del gol e l’entusiasmo, El Sharaawy, il futuro, si aggiunge un attaccante totale, completo, un fantastico Terminale Uomo. Oltre alla ovvia soddisfazione per il nuovo talento, che viene ad arricchire la già aulentissima rosa rossonera, mi piace sottolineare il fatto che un altro Campione non sia stato scelto ed individuato solo dal Milan ma sia stato lui a chiedere di giocare nel Club più titolato al Mondo. Come negli ultimi anni Ronaldo, Ronaldinho, Beckham, lo stesso Wonderibra. Insomma il fascino di questa maglia e di questi colori permane forte. Il modello Milan è sempre attraente, irresistibilmente attraente.
Adesso non resta che aspettare la risposta del Manchester City. Poi aspettiamo, a Milanello, Carlitos, con la sua faccia da Apache del 3000, per poi applaudirlo a San Siro, in occasione del derby del 15 gennaio.
Porterà, nel Sambodromo di Milanello, le musiche dei Gotham Project, i tanghi che esaltano Gato Barbieri, ma soprattutto, nella sua valigia, quel tocco di grinta e di cattiveria che faranno del duo Ibra–Carlitos, due formidabili Bad Brothers, pronti ad offrire emozioni non sotto la regia di John Landis, ma diretti da Massimiliano Allegri.
Cupo, molto cupo, come mai l’ho visto, in questi mesi rossoneri, il tecnico di Livorno dopo il pareggio di Praga. Insopportabile, per lui, questo 2-2 figlio di qualche gol sbagliato, di qualche pallone perso a centrocampo e di un calo di tensione che non ha permesso ai rossoneri di vincere una partita inutile sul piano della classifica, ma certo importante per continuare il trend delle ultime settimane, con gol realizzati tanti e subiti pochi. Nell’occhio di qualche critico,la prestazione di Pato. Esaltante fino a metà del secondo tempo, grazie al gol segnato, all’assist regalato a Robinho, ad un palo colpito dopo un’azione devastante. Partita da 8 in pagella, che si è trasformato in 6 dopo qualche contropiede sciupato e soprattutto dopo il cucchiaino di cristallo di Boemia ben intuito dal portiere Cech. Certo Sheva ,Vento di Passioni, avrebbe scaricato un terribile fendente alle spalle del portiere rossoblu, ma il giovane brasiliano ha optato per una conclusione che, 3 anni fa a Firenze, per esempio, gli aveva permesso di battere Frey con una eleganza da Sawille Row, la via degli stilisti inglesi. 60 gol in 139 partite confermano la grandezza di questo bomber, che ha raggiunto al 22mo posto nella classifica di ogni tempo, Schiaffino, Chiarugi e il compagno Seedorf. Dunque gustiamocelo così anche se, a volte, in campo stenta a giocare con la determinazione feroce dell’attaccante spietato. Non tutti gli artisti, però, hanno il medesimo stile. Chi usa lo scalpello come Michelangelo, chi il bulino come Canova, ma entrambi sono entrati nella storia dei più grandi di ogni tempo. E Pato lo è già!
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