L'esempio Samp: attento Genoa. Tevez: Delegazione rossonera di buon umore. Un bambino felice a Bologna: Totti. Ancelotti al Psg: no, mister no
I genoani devono solo essere grati al presidente Preziosi. E’ vero che ci sono state tante peripezie in passato, ma se dopo i tanti anni di saliscendi dal 1995 al 2007 il Genoa è abbastanza stabilmente nella colonnina di sinistra della classifica di Serie A, lo deve alle intuizioni e agli investimenti del suo proprietario. Non ci piove. Però lo stesso Enrico Preziosi deve stare attento. I cugini del suo Genoa sanno bene quanto possano essere cocenti le delusioni che derivano dagli scossoni. Soprattutto se reiterati e consistenti. La Sampdoria, nella scorsa stagione è passata dalla quasi Champions League alla Serie B nel giro di pochi mesi, passando dalla cessione di Cassano a quella di Pazzini, per non parlare dei cambi in panchina. Il Genoa, perso Ranocchia, perso Floro Flores, tenuto brillantemente Palacio ma perso Malesani, quasi perso Kucka e ancora senza risposte chiare da giocatori come Ze Eduardo, sembra spesso in balia delle onde. I giochi li conosce meglio di tutti noi il numero uno del Genoa, ma montare e smontare, smontare e rimontare a gioco lungo può essere molto rischioso, per non dire pericoloso e controproducente. Qualcuno deve far suonare un allarme in casa rossoblù. Anche perché adesso arriva Marino, un buon allenatore, un professionista che fa giocare bene le sue squadre, ma che trasmette poco e che non sempre si rivela tosto e determinato. E’ un allenatore, Marino, molto lontano dalle corde di Gasperini e dello stesso Malesani. Insomma, troppi andirivieni e troppa umoralità nel Genoa di Preziosi. Vanno e vengono i giocatori, vanno e vengono gli allenatori. Il Grifone ha bisogno di stabilità.
L’incontro di Londra fra il City e il Milan era in programma come primo atto della trattativa, andava fatto e così è stato. I colloqui sono stati positivi e cordiali. Non si è concluso nulla, né era in programma che lo si facesse, ma il dialogo è avviato. Ariedo Braida è stato descritto in grande forma durante le tre ore di colloqui di giovedì. Un passo avanti c’è stato ed è stato tutt’altro che trascurabile. Il City che aveva sempre parlato di acquisto a titolo definitivo, è sceso a parlare di prestito. La formula la si troverà. Così almeno si augurano i tifosi rossoneri. Dovesse arrivare Tevez, senza follie, nel Campionato italiano, sarebbe un bel colpo anti-crisi per tutto l’indotto della Serie A italiana, la quinta grande azienda del Paese. Una Serie A, inciso, in cui il Milan, a quota 34 punti come la Juventus, ha una migliore differenza reti: +19 Milan contro i +16 Juventus. In attesa che si completi il quadro degli scontri diretti, è questo il dato che rende il Milan a Natale leggermente più primo di una pur brava e imbattuta Juventus.
La Roma è un bel progetto. Di calcio cachemire, non fisico, non esasperato. Un progetto di un certo tipo quindi, ma un bel progetto, pieno di prospettive e poverissimo di nevrosi o di ossessioni. Non lo sosteniamo da oggi. E siamo felici che la Roma, nelle due trasferte da 6 punti di Napoli e Bologna, abbia dato ragione al nostro palato e al nostro gusto calcistico, con quel Lamela (pagato tanto, ma Massimo Mauro non aveva ancora iniziato i suoi appelli strappalacrime…) che è l’unico giocatore arrivato nel calcio italiano dal 2003 in poi che potrebbe rivelarsi davvero degno del paragone con Kakà. Ma c’è qualcosa di più rispetto ai nuovi acquisti, ai punti e alle classifiche. E quel qualcosa di diverso è Francesco Totti. Era contento come un bambino, il Pupone all’uscita dal campo di Bologna. Perché Totti è innamorato della sua Roma e quando la sua squadra vince lui sorride al mondo intero e vede tutto bello e tutto rosa. E’ un amore incondizionato e totale che sale dall’anima e che Luis Enrique fa bene a non trascurare, così come i catalani che il tecnico della Roma ben conosce coltivano la fede blaugrana dei proprio calciatori. La fede giallorossa è quel qualcosa in più che Totti ha in sé rispetto agli stessi Superpippo Inzaghi e Alex Del Piero. Rispetto ai totem di Milan e Juventus, corretti, professionali e amatissimi dai loro tifosi, Totti culla nel suo stato d’animo quel tifo da bambino nei confronti della sua Roma che gli fanno superare le difficoltà e lo proiettano al settimo cielo in questo bellissimo momento, di cui lui è protagonista, della stessa squadra giallorossa.
Carlo Ancelotti sotto la Torre Eiffel. Se ne parla da tempo e gli indizi non sono più solo tali. Il Cuore dei Tigre nella stessa società di Leonardo l’ondivago. E’ abbastanza difficile da mandar giù per i tifosi rossoneri che ameranno per sempre Carlo Ancelotti e che hanno chiuso i conti con il brasiliano. Ma è il calcio, è il professionismo. In ogni caso l’amore dei milanisti per Ancelotti è tale che, guardando solo al campo e non alla tribuna d’onore, non mancherà il loro tifo per il PSG del Mister per eccellenza della storia rossonera.
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