...Pato come Kakà: una storia già vista
Questioni di cuore, affetti familiari, baci alla maglia, cuoricini in diretta tv e tifosi che balzano sul divano, davanti alla Tv, di fronte al computer, un urlo che sembra quasi che il Milan abbia appena segnato. Qualche anno fa successe in diretta durante il processo di Biscardi, fu il numero uno Berlusconi a portare all’orecchio ed ai cuori di tutti la scelta accorata di Ricardo Kakà, oggi ci pensa il sito rossonero (intasatissimo nelle ore che sembravano decisive per l’addio di Pato) ad annunciare al mondo rossonero che il Papero non riesce a fare a meno del suo Milan, della sua “famiglia”.
Tutto è bene quel che finisce bene. Quant’è bello sentire che si può fare ancora affidamento sul cuore del campione che ti ha fatto impazzire, quant’è rassicurante sapere che proprio colui che hai accolto giovane, che hai visto crescere, che hai sorretto, non ha il coraggio di abbandonarti, non può fare a meno del tuo urlo, delle tue coccole, del tuo sostegno.
Sarà la nazionalità, ma sembra proprio che i brasiliani abbiano questa tendenza, voler tenere tutti col fiato sorpreso, con quella lacrima pronta a scendere gelida ed amara, per poi spazzare via ogni ansia con un’uscita ad effetto, un stile che ricorda molto le telenovelas sudamericane.
Quello che penalizza Pato, però, è il tempismo, è l’amico e predecessore verdeoro che nel gennaio 2009 si prodigò ad affacciarsi alla finestra, baciare la maglia, battere il pugno al petto e “liberarsi” di quei rumorosi tifosi che non la smettevano di assediare casa sua, che non facevano dormire i bambini, che sotto la neve continuavano a professare un amore immenso per il loro beniamino. Quei tifosi furono “traditi”, però, il loro urlo, la loro gioia fu spazzata via 5 mesi più tardi, da quell’annuncio forse atteso, ma sempre esorcizzato, Kakà alla fine andò via, gettandosi alle spalle la maglia rossonera e tutto quell’amore che l’aveva coperto e protetto in quel gennaio gelido.
Per Alexandre Pato, però, non si è mobilitato uno stadio, nessuno si è alzato in piedi per inveire contro Adriano Galliani e soci, questa volta il popolo rossonero non è insorto. Non che il Papero non susciti affetto nei tifosi rossoneri, è un giocatore splendido con un avvenire incredibile, i supporters del diavolo l’hanno coccolato, l’hanno difeso e non vorrebbero mai vederlo altrove.
Certo è che quei tifosi oggi si sentono traditi, erano pronti a scagliarsi contro la società 3 anni orsono, oggi pensano che forse non ne vale la pena, quell’urlo oggi rimane in gola, esce fuori a metà, è più un sollievo, non è una vittoria. Non ci si illude più, si resta lì alla finestra (questa volta ci si mettono i tifosi che la maglia la baciano con sentimento ed il pugno sul petto lo battono con convinzione) a vedere cosa accadrà, a vedere se le parole di oggi, così rassicuranti, così calde, troveranno conferma nella realtà dei fatti oppure resteranno un’altra inutile e fuorviante promessa gettata nel vento gelido di un gennaio che si scalda solo con le voci di mercato.
Nel frattempo ci si affida alle certezze, a Zlatan Ibrahimovic ed a Thiago Silva, a Massimiliano Allegri e Robinho. Si aspetta Pato, quello vero, sul campo, si pensa al derby, quello vero, a San Siro domenica sera. Si riservano le urla per le vittorie, quelle vere, quelle importanti, quelle che fanno gioire per davvero un popolo che ha bisogno di certezze.
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