Da bluff a bluff, Galliani conosce le sue mosse?
Siamo giunti a ventiquattro ore prima della partita da noi piu’ attesa ma non riesco a godere a pieno la vigilia dell’appuntamento che dovrebbe ricordare a tutti che la Milano vera era quella dell’era pre calcio poli.
Come ancora anestetizzato dopo la visita al mio dentista ripenso alla trattativa più assurda degli ultimi 10 anni di calciomercato. Sono stato gettato come tutti voi in un frullatore di informazioni che hanno spinto le mie convinzioni a mutare ad ogni carattere impresso sulla stampa o sul web dai giornalisti che amo seguire per restare aggiornato sulla mia squadra del cuore.
Dovrei essere contento per la permanenza di Pato o disperarmi per non aver ancora visto atterrare l’Apache sulla splendida erba di Milanello?
Sapete perché non so rispondere e qualsiasi sia la mia preferenza non mi sento felice e soddisfatto?
Forse perché amando Pato, subito dopo aver esultato alle sue dichiarazioni, ho ripensato alle dichiarazioni della dirigenza sulla mancanza di trattative sul Papero e sulla sua conseguente incedibilità.
Forse perché la ferita per il divorzio di Kakà non si è ancora rimarginata e i fantasmi di una dirigenza poco chiara e trasparente sembrano tornare a farsi prepotentemente vivi. Manca la struggente scenetta della maglia sventolata dalla finestra ma il profumo, per non chiamarla puzza, sembra proprio essere la stessa. Non è che Pato, a differenza di Kakà, abita a pianterreno?
Ma come, proprio adesso che si era fatta pace con i tifosi? Proprio ora che Galliani aveva riconquistato parte della fiducia a suon di operazioni magistrali come quella di Ibra, Nocerino, Aquilani, il Faraone e alcuni altri?
La prego Adriano ci dica la verità, è stato tutto uno scherzo e sta preparando l’asso nella manica che porterà in delirio la folla rossonera, vero?
Ha viaggiato fino in Brasile non per incontrare una Miss tutta curve bensì per farsi fotografare con un campione che per quanto tale e’ direi alquanto bruttino per meritare una visita di sola cortesia.
Ha sorriso beffardo ad ogni intervento di intromissione della dirigenza nerazzurra e ha ostentato quella tranquillità che avrebbe dovuto lasciarci sereni sulla trattativa.
Ha poi ripreso il volo in direzione Londra tra squilli di tromba e in compagnia del fido Cantamessa che in passato si è dimostrato l’ingrediente necessario per servire a tavola i campioni più importanti.
Non avrà mica fatto tutto questo senza spegnere il telefonino o lasciare il signor Pato sentirsi rispondere da una segreteria telefonica, vero?
Non siamo evoluti forse ma l’anello al naso non lo abbiamo di certo. E quindi se solo ci si ferma un secondo a riflettere si può anche pensare che l’asso lei lo abbia veramente.
Arrivato in quel di Londra e sedutosi al tavolo del City ha avuto la conferma che l’offerta dei nati tardi era un bluff totale e la telefonata l’ha fatta lei ordinando le dichiarazioni di un Papero che sorpreso aveva lasciato Milanello di corsa per andare a comprare carta e penna e trascrivere quello che avrebbe poi dovuto dichiarare.
Perché prendere il coltello dalla parte della lama quando lo si può afferrare dal manico?
Ed eccola tornare a Milano con dichiarazioni che dovrebbero rafforzare tale accaduto e buttare nell’imbarazzo più totale sia il City costretto a vendere il giocatore sia la stessa Inter sedutasi al tavolo di un ristorante senza aver portato il portafogli.
Alcuni mi daranno del pazzo visionario, del fatalista o del consumatore accanito di stupefacenti.
Ma se non fosse così il pazzo non sarei io bensì colui in grado di concepire l’idea di vendere Pato a 22 anni per reinvestire gli stessi soldi su un altro campione sì ma sempre e ancora un incognita soprattutto sotto il punto di vista caratteriale.
Se non fosse così vorrebbe dire che il tifoso milanista, me compreso, è stato ancora colpito al cuore nuovamente a suon di bugie, con le stesse modalità e con la stessa identica cadenza triennale che ha visto partire nell’ordine Sheva (2006), Kakà (2009) e adesso Pato (2012).
Questo dilemma durerà ancora due settimane dove il frullatore continuerà a girare e noi dentro fino alla testa nella speranza che si fermi con risultati positivi. Perché non vogliamo rivivere gli stessi incubi e rimpiangere i tempi che furono riguardando le foto dell’atterraggio dell’elicottero di Silvio in quel dell’Arena di Milano che segnò l’inizio di un’era che nessuno potra’ mai dimenticare.
Ma questo e’ il nuovo calcio fatto di fair play finanziario; questo è il nuovo calciomercato fatto di scambi e rinunce a campioni e bandiere; questo è il nuovo vortice in cui anche il Milan viene risucchiato con la sua storia, le sue bandiere con la sua l’etichetta di “Famiglia rossonera” inclusa.
Si perché anche le famiglie non sono più quelle di una volta ed Erika e Omar ce lo hanno insegnato.
Buon Derby a tutti e forza Milan sempre e comunque
Alessandro Jacobone
Amministratore Milanisti Non Evoluti
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