Da orchestra a solisti
La sconfitta contro l’Inter nel derby ha portato alla luce problemi vecchi e nuovi per il Milan. Il terzo ko della stagione – dopo quelli contro Napoli e Juventus – è forse quello che brucia di più per i rossoneri, perché la vittoria su Zanetti e compagni avrebbe definitivamente estromesso i nerazzurri dalla lotta per lo scudetto. Lotta che invece, adesso, appare più che mai aperta. Un dato che balza subito all’occhio è che, rispetto alla scorsa stagione, il Milan non sa più vincere contro le “grandi”. Scorrendo la classifica, dei match contro le prime sette i rossoneri ne hanno vinto solo uno (contro la Roma), pareggiando contro Lazio e Udinese e perdendo contro Juve, Napoli e Inter. Un trend negativo che, contro la squadra di Ranieri, è stato figlio di incomprensioni tattiche, in campo, e di tensioni contrattuali e di mercato lontano dal terreno di gioco. Il primo tempo del Milan è stato tutto sommato discreto. I rossoneri hanno cercato di fare la partita, mostrando un buon possesso palla e pressando alto i nerazzurri. La conclusione sparacchiata da buona posizione da Pato – che è l’emblema dello stato del brasiliano – e la traversa di van Bommel sono state però le uniche risposte a un’Inter capace invece di contenere e pungere in contropiede. Nella ripresa, invece, il Milan si è lentamente sgonfiato e, aspetto ancor più preoccupante, dopo il vantaggio siglato da Milito non è più stato “squadra”. I rossoneri si sono trasformati in solisti alla ricerca della giocata personale, rinunciando alla coralità della manovra. È mancata, insomma, la capacità di essere un’orchestra, la dote che ha contraddistinto il miglior Milan della gestione Allegri.
Ed è mancata anche la cattiveria agonistica, quel “killer-instinct” che trasforma una buona squadra in una squadra vincente. Forse il tormentone Pato-Tevez ha distratto la squadra che è sembrata priva delle giusta tensione. Il campo, poi, ha detto molto di più. L’evanescenza di Emanuelson nel ruolo di trequartista; il conseguente spostamento di Boateng in mediana, dove il ghanese non incide a dovere e dove pesa l’assenza di Aquilani; l’utilizzo sulla fascia di Zambrotta, che da tempo patisce la velocità degli avversari; e lo scarso feeling di IBra con Pato, a sua volta fischiato durante la sostituzione. Per non parlare delle difficoltà sotto porta di Robinho. Vero che Ibra, finora, ha realizzato 12 gol – e sette nelle sei partite precedenti il derby – ma sei di queste reti sono arrivate su rigore. Dunque sono solo sei i gol su movimento. E nel derby l’attacco rossonero si è inceppato per la terza volta nella stagione, come contro la Juve e la Fiorentina. La notizia positiva è che la Juventus non è scappata via e la vetta è pur sempre a un punto. Ma il ko contro l’Inter ha azzerato tutto, rimettendo in corsa anche i nerazzurri, ora a soli cinque punti dalla squadra di Conte. Il Milan deve ritrovarsi al più presto, dentro e fuori dal campo. Altrimenti lo scudetto cucito sulle maglie rossonere rischia di prendere un'altra direzione.
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