Un Faraone "acerbo" meriterebbe comunque più fiducia
Nel Milan che esce ancora una volta a capo chino da uno scontro diretto non riesce a brillare neanche l’astro nascente di Stephan El Shaarawy.
Il piccolo faraone ci mette tanta volontà, la solita abbondante dose di corsa anche in fase difensiva, una voglia ed una fame da chi assapora per la prima volta una sfida dal peso specifico veramente importante. La sua incoscienza non basta, e la mancanza di esperienza si tramuta a tratti in assenza di quella “malizia” necessaria talvolta a fare la differenza nel lungo cammino di un campionato.
L’italo-egiaziano, infatti, non riesce a sfruttare le occasioni sporche come potrebbe fare un uomo più esperto, nel primo tempo, imbeccato in maniera splendida da Ibrahimovic, aggira Marchetti che gli si tuffa fra le gambe, si defila, non cerca il rigore, e prova un tiro che non trova la rete. Nel secondo tempo prova la percussione, Dias ci mette una mano per fermarlo e lui d’istinto sfiora con la sua, traendo in inganno un guardalinee che entra in confusione e ribalta la decisione, negando un rigore sacrosanto ai rossoneri.
Sono gli episodi a volta a fare la differenza in partite complicate come quella dell’Olimpico, ci sono giocatori che con le proprie doti sono capaci di farli capitare, El Shaarawy è uno di quelli, ma all’Olimpico gli è mancato quel guizzo (tecnico o di mestiere) che avrebbe potuto mettere KO una Lazio attenta, ma non impeccabile.
Allegri ci mette del suo, però, lo schiera finalmente dal primo minuto rischiando il tridente, ma quando la partita è sullo 0-0 ed il Milan inizia a prendere campo richiama il ragazzino in panchina, inserendo un Clarence Seedorf impalpabile. Avrebbe meritato forse qualche minuto in più il piccolo faraone, avrebbe meritato di finirla quella partita, anche perché gli episodi puniscono puntualmente il “braccino” corto del tecnico livornese, mandando in gol la Lazio e costringendolo ad inserire uno spaesato Maxi Lopez per provare a rimediare.
Le doti di El Shaarawy sono innegabili, la sua capacità di incidere è ancora tutta da valutare in concreto, ma Massimiliano Allegri dovrebbe provare a concedergli maggiore fiducia, fare affidamento sulla sua tecnica e sulla naturale incoscienza di chi è capace di cambiare le sorti di una partita con una singola giocata, dal canto suo questo diamante grezzo dovrà imparare qualche trucchetto dal “vecchio volpone” Pippo Inzaghi per mostrare di non essere poi così acerbo.
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