Il pari col Napoli è stato decisivo, ma tutto passa per Udine. Le difficoltà come spinta psicologica, in attesa degli infortunati...
Sono uscito da San Siro, avvolto un po’ dal gelo, ma molto di più da una calda euforia, per aver vissuto un momento importante, forse decisivo, della stagione rossonera. Il pareggio contro il Napoli e la sconfitta di ieri sera con la Juventus potevano essere giudicati come battute d’arresto perniciose in un mese di febbraio molto delicato, viste anche le tante assenze. La battuta di arresto casalinga della Juventus, invece, mi è sembrato un segno che il Milan è ancor più vicino al suo secondo Scudetto consecutivo. Tutto passa dal match di sabato contro l’Udinese. Se gli Allegri Boys supereranno questo ostacolo, la strada sarebbe certo in discesa, la convinzione e la determinazione in salita. Il rigore negato per il fallo su Robinho, la seconda decisione sfortunata nelle ultime due partite, l’espulsione di Ibrahimovic , l’allontanamento di Allegri dalla panchina non possono che compattare ambiente e squadra che, forse dopo il doppio successo in Campionato e in Supercoppa, inconsciamente ha pensato di conquistare lo Scudetto numero 19 senza grandi patemi. Intanto, a Milanello, stanno provando le ultime note Boateng, Pato, Aquilani, Flamini, quasi pronti a suonare le trombe del famoso Settimo Cavalleggeri che spaventava gli indiani, minacciosi intorno alle carovane. Devono soffrire ancora qualche ora i centrocampisti rimasti, Seedorf, Nocerino, Van Bommel, Emanuelson, capitanati da Massimo Ambrosini, in attesa di rinforzi che li aiuteranno a tirare un poco il fiato. Tutto però passa dallo stadio Friuli.
Il tecnico milanista, che sembra tranquillo e concentrato, come alla vigilia dei grandi impegni di un anno fa, realisticamente si augura forse oggi di mantenere un distacco contenuto nei confronti dei bianconeri, dal calendario certo sulla carta meno impegnativo, per potere mettere in campo nella disfida decisiva di sabato 25 febbraio, la maggior caratura dei suoi Ragazzi, la loro supremazia psicologica su avversari che non hanno ancora masticato la cenere della sconfitta, un sapore ancora sconosciuto, che potrebbe far perdere loro entusiasmo, sicurezza, forza. Insomma il Milan potrebbe rappresentare per i rivali di Torino quello che una pietra di Kryptonite ha sempre significato per Superman. Gli impegni di Champions League sono sicuro che regaleranno una ulteriore carica psicologica, in caso di successi, a un gruppo che più avanti, nel momento decisivo, potrebbe contare anche sull’aiuto di Cassano e Gattuso. Tutto però passa da Udine. Serve l’impresa, la partita del sacrificio, il match storico, ancora più sofferto perché senza Ibrahimovic, insomma quello da sottolineare con la matita rossa, anzi rossonera. L’atmosfera ricorderà la lontana sfida del 20 gennaio 1985, quando, dopo una settimana di neve e di gelo, nel giorno del debutto di Paolo Maldini, il Milan gioca una partita coraggiosa chiusa con un pareggio, 1-1 firmato da Selvaggi ed Hateley. I tifosi rossoneri vogliono però di più, magari augurandosi di trovare un altro “Collo D’acciaio”, forse biondo, forse con la fascia, sì quel Massimo Ambrosini che, contro la Lazio con un colpo di testa, regalò volando nel cielo di Roma tre punti fondamentali in occasione dello Scudetto conquistato da Carlo Ancelotti. Vai Capitano!!!
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