A Udine per ritrovare la voglia di vincere. Il gioco rossonero ha bisogno di energie nuove: Cristante scalpita ai box
Preoccupazione. Ecco la parola che riassume lo stato d’animo di chi, pedissequamente e non, segue le vicende rossonere. Non solo per la recente sconfitta contro la Juventus, ma soprattutto in prospettiva futura. Mai guardarsi alle spalle, se non per correggere i propri errori, ma il futuro ha molti colori e in molti escludono a priori che possa definirsi roseo. Il Milan non solo non vince, ma fatica ad imporsi in campo. Se ci fosse solo un risultato negativo, a fronte però di una prestazione corale almeno accettabile, nessuno parlerebbe con i toni che invece la fanno da padroni in questo delicato febbraio rossonero. Un mese zeppo di impegni su ogni fronte, ma soprattutto per molti decisivo per il profitto in campionato. La Juventus non perde, ma soprattutto sembra avere sempre quell’arma in più che le consente di fregiarsi dell’aggettivo “imbattuta” in questa stagione. In campo ci vanno tutti gli uomini di Conte, con la stessa rabbia, con la stessa fame di risultati che porta poi a risolvere a proprio favore le sorti della gara. Vero è che la Signora è impegnata solo su territorio nazionale, anzi Conte si era lamentato della sciagurata decisione di fissare i recuperi in un momento così delicato del campionato, soprattutto, forse, in vista della partita contro il Milan di fine febbraio. Ma dalla sua, l’allenatore bianconero ha il vantaggio di avere una squadra in salute, con diverse possibilità di giostrare gli uomini della rosa a suo piacimento e con risultati pressoché identici.
Tale sorte, ahimè, non è toccata invece al nostro Milan. Nostro nel senso più intimo del termine, in una sorta di corale condivisione di ogni singolo attimo vissuto sul campo e fuori. Allegri sta gestendo per la seconda volta in due anni una moria di giocatori soprattutto a centrocampo. E attenzione: questa non deve essere letta come scusante in toto, ma di certo qualche effetto ce l’ha nella carenza di alternative da buttare in mischia. Un susseguirsi di gare che occupa ogni spiraglio possibile nell’arco delle settimane di febbraio provoca anche la minor possibilità di allenarsi con tranquillità e costanza in vista delle gare. La Juventus invece, se non in queste settimane, si è trovata a poter preparare una partita ogni sette giorni, quindi Conte ha potuto far rifiatare anche quei giocatori che, per età anagrafica, non sono più scattanti ventenni. Un esempio su tutti: Andrea Pirlo. Campione indiscusso, il miglior mediano in circolazione per molti, compresa la sottoscritta, capace di trascinare le redini del gioco di qualsiasi allenatore dovesse mai averlo a disposizione. Ma, se in estate non avesse cambiato maglia, anche Andrea Pirlo sarebbe stato sovrastato dalla continua cadenza infrasettimanale delle gare dei rossoneri. Allora come non guardare con la stessa lente di ingrandimento, alle condizioni di spossatezza degli unici quattro centrocampisti rimasti a disposizione a Milanello?
Gli uomini del centrocampo rossonero sono stati spremuti come limoni in questa fase del campionato e ora, dalle scorze ormai quasi asciutte, si cerca nuova linfa vitale.
Stiamo parlando di campioni, che nel Milan e altrove, hanno rappresentato il nocciolo duro della manovra. Ci si chiede perché Seedorf non sia incisivo o veloce come in altre partite? Forse solo stanchezza. Ma questa ipotesi viene scartata, a volte, a priori.
Allegri deve correre ai ripari e non sa come fare. L’unica alternativa, in questo momento, sarebbe quella di gettare in mischia, come peraltro successe lo scorso anno, qualche giovane. Con Merkel e Strasser l’opera gli riuscì anche bene. Ora al vaglio del tecnico rossonero c’è il nome di Cristante, classe ’95, che nella Primavera di Dolcetti ha fatto parlare molto di sé. La palla dunque passa al tecnico toscano, che farà le valutazioni del caso e prenderà le sue decisioni.
Non credo però che sia questo il salvagente a cui possa aggrapparsi il Milan con tutte le sue forze. Quello che manca a questa squadra sembra essere un po’ di cattiveria in più. Agonistica, si intenda, perché dopo lo schiaffo di Ibra parlare di certi argomenti sembra quasi fuori luogo. Si parla di un Milan poco affamato, a volte lento e macchinoso nel gioco, con giocatori che appaiono ombre senza la palla tra i piedi. La corsa verso la rete avversaria è spesso, troppo spesso, intervallata da innumerevoli tocchi, che in certe condizioni non fanno altro che dar tempo agli avversari di trovarsi ancor meglio schierati nella propria area in attesa dell’offensiva rossonera. Mancano le cavalcate sulle fasce, oggi ad uso quasi esclusivo di Abate, che però di tanto in tanto viene dimenticato dai compagni a favore di un gioco che si svolge prevalentemente nella parte centrale del campo. Ben vengano le incursioni di Nocerino, che spesso si trova proiettato a rete, galvanizzato da una classifica marcatori che lo vede solo, per ciò che riguarda i rossoneri, alle spalle di Ibrahimovic. Ecco dunque che spunta l’ipotesi di potersi rinforzare in previsione di un gioco più dinamico ai lati del campo. Dall’Inghilterra rimbalza a Milano la voce del possibile arrivo di Gareth Bale. Giocatore che mi impressionò nella scorsa stagione e che speravo di poter vedere in rossonero già quest’anno. Un calciatore che potrebbe garantire maggiore velocità ma anche migliore finalizzazione nell’ultima parte del rettangolo di gioco. Ma questo non è il momento di parlare di speranze così a lungo termine.
Stasera i rossoneri affrontano l’Udinese. Squadra che ha messo in difficoltà molte delle grandi, che fa del gioco in ripartenza la sua arma letale. Vero è che difficilmente il Milan si fa trovare impreparato, ma è anche vero che al minimo errore i rossoneri vanno ko.
Una partita che per molti è già in chiave scudetto, addirittura prima dell’ennesimo faccia a faccia contro la capolista Juve. Il Milan deve scendere in campo dimostrando carattere, ma soprattutto voglia di vincere. Tornando ai tanti infortuni: lapalissiano sottolineare le scarse scelte possibili, ma nessuno degli uomini che è sceso o scenderà in campo è inferiore a qualsiasi degli infortunati illustri. Allegri ha detto che cambiano le caratteristiche a disposizione: compito dell’allenatore è quello di mettere in campo la squadra più competitiva possibile, in grado di interpretare il gioco che, lo scorso anno, ha fatto tornare il Milan sugli scudi.
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