La Juve si è preparata il terreno: ecco a cosa è servito lamentarsi per un mese
Su Milan-Juve c'è stato vento forte per venti giorni. Le polemiche non sono iniziate al non gol di Muntari, ma il 5 febbraio. Quel giorno, alla fine di Juve-Siena, Beppe Marotta si lamenta per il rigore non assegnato per fallo di mano di Vergassola: "Chiediamo equità e rispetto". Gli risponde il designatore Braschi: "Tutte le squadre meritano rispetto, non solo la Juve". È solo l'inizio. La Juve, ripensando soprattutto al solo rigore avuto in stagione, continua ad attaccare le decisioni arbitrali. Antonio Conte dopo Parma-Juve di mercoledì 15 febbraio: "Sento una brutta aria. Nel dubbio gli arbitri preferiscono sbagliare contro di noi. Ripensate al passato". Il riferimento, ovvio, è a Calciopoli: un carico da undici. Infatti nel weekend scorso, pochi giorni dopo, Massimiliano Allegri risponde a distanza commentando il gol decisivo di Chiellini contro il Catania: "Mi sarei divertito se, quando Chiellini ha segnato schiacciando il suo marcatore, l'arbitro avesse annullato. A Ibra in quelle situazioni viene fischiato fallo.
E poi se fosse stato annullato saremmo andati avanti con la "messa" arbitrale". Cioè con le polemiche della Juve, che in quel momento aveva aperto anche il fronte-Figc. Il presidente federale Abete infatti si era fatto sentire dopo il riferimento di Conte a Calciopoli: "Quelle parole sono state abbastanza forti. Sono triste e abituato a sentir parlare di Calciopoli". Solo l'inizio di un trenino di reazioni. Il presidente Agnelli: "Abete su Conte? Parole inopportune. O il presidente della Figc commenta le dichiarazioni di tutti gli allenatori oppure non mi sta bene che lo faccia solo con quelle del nostro. Ognuno dovrebbe parlare per sé". Ancora Abete: "Se c'è volontà a polemizzare, non è certo la mia. Le mie riflessioni sono sempre all'insegna del massimo equilibrio". E Marotta al Milan: "Noi non ci occupiamo di quanto avviene in casa altrui". Era solo l'inizio...
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