Giornalista per un giorno: saremo una squadra di diavoli...

Giornalista per un giorno: saremo una squadra di diavoli...MilanNews.it
© foto di Alberto Lingria/PhotoViews
mercoledì 28 marzo 2012, 13:30La lettera del tifoso
di Vincenzo Vasta
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“Saremo una squadra di diavoli. I nostri colori saranno il rosso come il fuoco e il nero come la paura che incuteremo agli avversari!”.
Se bastassero solo queste mitiche parole (pronunciate da Herbert Kilpin, primo capitano della storia rossonera e tra i fondatori del Milan Football and Cricket Club) per affrontare il prossimo importante impegno in Champions League, allora il Barcellona sarebbe già bello che spacciato e il Milan si accingerebbe a giocarsi in semifinale, contro Chelsea o Benfica, l'accesso a quella che sarebbe la dodicesima finale della sua storia nella massima competizione calcistica europea per club.
Purtroppo le parole non basteranno mercoledì sera per domare i "marziani" del pianeta Catalogna, guidati da un giocatore che sembra essere stato creato per segnare caterve di gol e mietere vittime in ogni stadio del mondo. Quella di Messi & Co. non è una semplice squadra di calcio: "Mes que un club", più di un semplice club (parole coniate nel 1968 dall'allora presidente azulgrana Narcis de Carrera, riadattate poi nel 1973 da Agustì Montal i Costa durante la sua campagna elettorale a presidente del club). Il Barcellona non è un semplice club calcistico, è molto di più: è l'entità sociale per eccellenza di un popolo, quello catalano, da sempre orgoglioso della propria cultura e delle proprie tradizioni. Un popolo combattivo e rivoluzionario, proprio come la squadra di Pep Guardiola. L'allenatore catalano, ex discepolo di Carletto Mazzone al Brescia, ha portato questo Barcellona ad essere probabilmente la squadra più forte e bella di tutti i tempi, alla pari del Milan di Sacchi e dell'Olanda di Cruijff, quest'ultimo anch'esso allenatore del Barcellona negli anni 90'.  Ed è proprio dalla sfida con quel Barcellona (finale di Coppa dei Campioni 1994 vinta 4-0) che il Milan di Allegri deve prendere spunto. Anche oggi, come allora, abbiamo assenze pesanti (vedi Thiago Silva), e come allora partiamo sfavoriti. Certo, Guardiola non è Cruijff (arrogante nel farsi fotografare il giorno prima con la Coppa fra le mani), l'odierno Barcellona è più forte di quello di Romario e Stoichkov e i rossoneri questo lo sanno. Ma sa anche che nulla è impossibile quando si tratta di Champions League, la competizione che più di tutte le altre ha portato il Milan ad essere una delle società più famose del pianeta nonché il Club più titolato al mondo. Grinta, cuore, coraggio, orgoglio e voglia di stupire dovranno essere le armi che i ragazzi di Allegri dovranno mettere in campo per colmare quel gap tecnico-tattico che oggettivamente c'è con i ragazzi di Guardiola. Ma loro non sanno che noi avremo un importante "giocatore in più": il dodicesimo uomo in campo sarà il "nostro popolo", quello di San Siro, innamorato e passionale, combattivo e orgoglioso, che sarà  interamente rosso come il fuoco che dovrà ardere nei cuori dei nostri ragazzi e nero come la paura che dovranno incutere nei marziani catalani.




FRANCESCO ROMONDIA