Caro Berlusconi, le osservazioni si fanno a giugno: per giocare come il Barcellona non basta Guardiola

Caro Berlusconi, le osservazioni si fanno a giugno: per giocare come il Barcellona non basta GuardiolaMilanNews.it
© foto di Pietro Mazzara
venerdì 30 marzo 2012, 00:00Editoriale
di Luca Serafini
Giornalista sportivo a Mediaset, è stato caporedattore di Tele+ (oggi Sky). Opinionista per Telenova e Milan Channel. I suoi libri: "Soianito", "La vita è una" con Martina Colombari, "Sembra facile" con Ugo Conti.

Come previsto, nessun verdetto. Perché il verdetto tra Barcellona e Milan era già stato emesso molto prima del sorteggio, quello di agosto e quello platealmente pilotato di febbraio: una è la squadra più forte del mondo, probabilmente una delle più forti di sempre, l’altra è una grande squadra che cerca di recuperare una dimensione internazionale, assente da un lustro. Le differenze sarebbero già marcate in rosso se ci fossero Abate, Thiago Silva, Gattuso, Van Bommel, Flamini, Pato, Cassano, sono state palesi causa il rientro dei convalescenti Nesta, Boateng, Seedorf, Robinho, rischiavano di diventare irridenti senza il carattere, la grinta, il cuore messe in campo dai reduci rossoneri. Capaci di esaltarsi nell’umiltà e di trascinare in questo gli 80.000 di San Siro, i quali accompagnavano ogni intervento difensivo con boati dell’intensità di un gol.
Perché gli 80.000 di San Siro sapevano. Perché gli 80.000 di San Siro capivano. Sapevano che la tappa è quella dello Stelvio, che da 5 anni il Giro d’Europa del Milan si ferma poco oltre la punzonatura, capivano che dopo 90’ sarebbero stati percorsi soltanto un po’ di tornanti, ma che per arrampicarsi in vetta servirà uno sforzo sovrumano al ritorno, come battere in bicicletta uno che va in motorino. Berlusconi ha finto di non sapere o di non capire. La sua natura non accetta che si accolga uno 0-0 con toni trionfali, non accetta che l’obiettivo minimo di dare un senso al ritorno del Camp Nou sia un’impresa, soffre nel subire il 70% di possesso palla da un avversario. Non può pensare che sia un successo per il Milan non far segnare un gol agli avversari. Sentimenti condivisibili.
Eppure, caro Presidente, la realtà è esattamente questa e non è che sia colpa di qualcuno o che ci sia una colpa, o che debba esserlo per forza. Non si può più fare (da anni) il mercato di una volta, per la crisi economica italiana e mondiale, per il lodo Mondadori, per il fair-play,per gli stadi (non) di proprietà, per il regime fiscale diverso tra Italia e Spagna, per il marketing, per il bilancio in rosso, per lo sbarco in massa nel calcio degli emiri, degli americani, dei russi, eccetera. Eccetera. E ancora eccetera.

Nessuno si scandalizza se Lei non stacca più assegni in bianco come per Gullit: ha speso tanto e continua a spendere tanto per ripianare i conti del Milan, era ed è giusto dare una dimensionata. Una ridimensionata. Se però nel frattempo riesce l’impresa di vincere uno scudetto o forse 2 e di arrivare a giocarsi i quarti di Champions col Barcellona, sia pure senza poterli asfaltare come Berlusconi vorrebbe, le osservazioni da fare sarebbero molte. Altre.
Anzitutto gli elogi a Galliani per saper costruire una squadra a parametri 0, prestiti, intuizioni e botte di culo sparse. Poi gli elogi a Massimiliano Allegri che dopo Ronaldinho e Pirlo si trova a fare con Nocerino e Muntari, con i quali si può giocare eccome un calcio di alto livello, ma non più di possesso palla, di tocchi raffinati, di lanci illuminanti, bensì di corsa, interdizione, gamba, cuore, pur tuttavia levandosi la soddisfazione di 10 gol in 2 in campionato. Infine l’osservazione da fare sarebbe quella che tempo fa il Presidente avrebbe fatto per prima: brava a tutta la squadra che ha dato l’anima. Altrimenti il Barcellona non si sarebbe fermato dopo 3 anni in cui ha segnato in tutte le partite di Champions, non avrebbe fatto 0-0 dopo 3 mesi e per la seconda volta negli ultimi 6, non ci sarebbero stati sogni di sorta al Camp Nou.
Per diventare il Barcellona non basta avere Guardiola in panchina. Serve una cantera che magari non sforni Messi, ma almeno un Mesbah 27enne sì. Serve disporre di 43 milioni per prendere Sanchez e tenere in panchina Pedro, serve disporre di 45 milioni per tenere in panchina Fabregas. Serve avere l’ossatura di una Nazionale che vince Europeo e Mondiale uno dopo l’altro. Servirebbe giocare nella Liga dove Cesena, Lecce e forse il Novara sarebbero salve già a Natale. Tutto questo non è possibile, caro Presidente: la situazione è questa, l’unica osservazione da fare è che non è colpa di nessuno. Semmai, ci sono molti meriti evidenti per essere arrivati fino a qui.