Una farsa lunga 303 minuti
Il mercato non si ferma mai, nel senso che anche quando è burocraticamente immobile, di fatto non lo è. Si anima sempre di voci, speranze, indiscrezioni e nomi. Per la sostanza è presto, ma le basi per il futuro rossonero sono già in fase di costruzione. I nodi da sciogliere non mancano, soprattutto dopo l’inversione di tendenza richiesta da Massimiliano Allegri relativamente alla “corposità” della rosa, che non dovrà superare i 26 elementi. Si muove tanto soprattutto in uscita: tanto si è già mosso, con gli addii celebri di Nesta, Gattuso, Roma, Zambrotta e Van Bommel, altrettanto si muoverà a partire dai prossimi giorni. Si tratta di Aquilani e Maxi Lopez, entrambi con il biglietto in mano, uno fermo al check-in, l’altro già sulla scaletta dell’aereo. Nessuno dei due ha convinto Galliani a fare follie, nessuno dei due è riuscito ad entrare nel cuore dei tifosi, entrambe le partenze lasciano un po’ di amaro in bocca. Un amaro che va scovato e riflettuto: nessuno evidentemente si strapperà i capelli per le partenze del mediano e del centravanti, ma è innegabile che li avevamo accolti con speranze diverse. La speranza di vederli inseriti al cento per cento nella Macchina Milan (la stessa che nutrivamo, ampiamente soddisfatta, per Nocerino), la speranza di non ritrovarci, al principio dell’estate, a celebrare l’ennesima occasione mancata.
Perché ripercorrendo gli ultimi mesi dell’argentino, andando a rivedere le lacrime d’addio al “Massimino” e la settimana trascorsa in albergo a Milano in attesa di un nuovo inizio, tutto assume il sapore di una farsa. 303 minuti. Tanto è durata la sua esperienza in rossonero. Poco più di 3 partite: un provino in pratica, finito male per tutti. Maxi è riuscito a mettere a segno 2 gol e 1 assist, lasciando un ricordo tangibile solamente al Friuli, senza varcare i confini dei cuori rossoneri. Ora, per riscattarlo dal Catania occorrono 8.5 milioni di euro che Adriano Galliani ha già chiarito di non voler sborsare, e dovendo scegliere in base a quanto mostrato dalla “Gallina” in questa seconda parte di stagione, non possiamo che essere d’accordo. Il fatto è che ancora una volta vince la fretta, vince l’impossibilità di aspettare, che pazienza se quest’anno non ha portato da nessuna parte, deve continuare a regnare. Pazienza se chiede a gran voce di cacciar via un atleta che, quando chiamato in causa, magari non è riuscito a risolvere grossi problemi, ma ci ha provato, ci ha messo del suo, non si è mai alienato dalla manovra d’attacco, né smesso di mostrare quella voglia, quella fame, che possono portare lontano.
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