Per l'11 e il 33 servono anche il 27 e il 70. I tre innesti che servono al Milan (uno è già in casa). Rimedio al pessimismo? Ricordate l'estate 2010...
Molti tifosi milanisti sono sfiduciati, atterriti, rassegnati alle "vacche magre". Preoccupazioni scatenate da una serie plurima di fattori, a partire dalle ultime campagne acquisti, arrivando alle residue scorie di uno scudetto svanito sul più bello. Come curare o mitigare il disfattismo? Semplice, basta ricordarsi di un passato non troppo lontano: il 2010. In quei mesi il Milan si presentò al raduno estivo con i seguenti acquisti: Amelia, Papastathopoulos e Mario Yepes. Va da sé che, dopo un'annata che vide l'Inter trionfare su ogni fronte, questi tre innesti (anche se due si rivelarono più che azzeccati) non scatenarono di certo i sogni del pubblico fedele al Diavolo. L'ordine del giorno era il "low-cost" e nessuno, neanche i più ottimisti, si sarebbe aspettato di ritrovarsi a settembre con Boateng, Ibrahimovic e Robinho. Probabilmente non arriveranno top player del calibro dello svedese, questo è quasi assodato, ma non è da escludere che il mercato possa regalare interessanti sorprese. Montolivo, Traoré e Gabriel hanno aperto dignitosamente questo filone di rafforzamento, un difensore (Acerbi?) è in arrivo e anche a centrocampo il Milan si muoverà. Giusto predicare realismo, ma è controproducente lasciarsi andare al pessimismo più sfrenato, perchè l'erba del vicino non è sempre la più verde.
Ma più che il mercato in entrata, vero cruccio del 75% della tifoseria, quest'anno a creare grattacapi sono i movimenti in uscita. Nel giro delle ultime settimane, uno dopo l'altro, tutti i "top player" milanisti sono stati indicati in partenza. Si è partiti con Robinho, poi Ibrahimovic, Thiago Silva, Boateng e si è ritornati nuovamente al ventottenne brasiliano. Realisticamente, riallacciandosi al discorso predecente, com'è possibile che il Milan, in un'estate di rinnovamento, vada a perdere tutti questi elementi? L'addio in massa dei senatori, scelta condivisa da società e allenatore, difficilmente sarà seguito da altre illustri partenze. Ibra e Thiago Silva, lo svedese a modo suo, hanno già ribadito la loro volontà di restare in rossonero. E' chiaro che, per mantenere i due fuoriclasse, cedere i numero 3 e 4 della rosa (statistiche delle precedenti stagioni alla mano) non è il miglior punto di partenza. Boateng è l'unico trequartista della rosa (di Emanuelson parleremo poi) e Robinho è l'attaccante che si è dimostrato più continuo (dopo Zlatan) in questo biennio allegriano. "O Rei de la pedalada", la cui cessione potrebbe essere meno "sanguinosa", dovrebbe essere comunque sostituito da un attaccante di prima fascia. Per intenderci, uno tra Balotelli, Dzeko e Tevez. Rinunciare a Prince, invece, sembra un'idea particolarmente folle: il ghano-tedesco ha solo 25 anni, è valutato cifre elevate ma ha un ruolo fondamentale all'interno della rosa. Non è un caso che, quando è mancato, il Milan abbia spesso faticato. A meno che non si decida di puntare su uno come Eriksen, è inevitabile lasciare Boa al proprio posto.
Di che uomini il Diavolo ha veramente bisogno per rafforzarsi? Un centrocampista centrale, un centrocampista di qualità e un terzino sinistro. Per colmare queste "lacune" ci si può arrangiare in diversi modi, alcuni meno costosi di altri ma non per questo inefficaci. Partiamo dall'esterno mancino. In via Turati i fondi scarseggiano, e su questo non ci piove, perchè quindi non massimizzare quello che offre la casa? Il Milan, al momento, può contare su quattro terzini sinistri "più" uno: Antonini, Dìdac, Mesbah, Taiwo ed Emanuelson. Se il nigeriano appare già in partenza, viste anche le parole non proprio al miele pronunciate oltremanica, sugli altri giocatori si può tranquillamente lavorare. Antonini è l'unico certo della riconferma e, potendo giocare anche sulla destra, resterà comunque una risorsa importante. Il tecnico toscano, se non riceverà nuovi innesti in tale ruolo, dovrà scegliere tra Dìdac e Mesbah. L'algerino non ha convinto appieno nei suoi primi cinque mesi in rossonero, ma il tecnico livornese lo ha comunque utilizzato in diverse occasioni. Il ventiduenne catalano, invece, ha collezionato un solo gettone al Milan, ma nell'ultima stagione all'Espanyol ha sfiorato l'en plein di presenze. Dìdac non è un fenomeno, ma su quella fascia non ce ne sono poi tanti (e quei pochi costano un sacco di soldi). Provarlo, almeno nel precampionato, non può certamente nuocere. L'ultima ipotesi è la più "affascinante" ma neanche troppo fantasiosa: Emanuelson ha già ricoperto quella posizione ad inizio carriera e, viste le sue qualità e caratteristiche, ha tutto per poter far bene. Allegri l'ha finora schierato solo in partite dove attaccare era l'unica soluzione, ma perchè non sfruttare questa spinta mancina partendo dallo 0-0? Se arrivasse un Kolarov, ovviamente, tutti i discorsi precedenti andrebbero a farsi friggere. Se sulla fascia sinistra si può operare anche con le risorse già in possesso, per gli altri ruoli precedentemente sopracitati c'è meno margine di tentativo. Con la partenza di Mark van Bommel il Milan ha perso un importante riferimento, mantenendo come unico sostituto Massimo Ambrosini. Sia Montolivo che Muntari (biennale in vista) possono piazzarsi davanti alla difesa, ma con caratteristiche diverse e forse non congeniali al dettame dell'allenatore toscano. E' quindi doveroso investire, senza troppi freni, su un forte centrocampista centrale utile alla causa: ormai da settimane caldeggiamo l'ipotesi Strootman (sia per caratteristiche che per valore di mercato), ma le alternative non mancano. Alternative che al momento non ha Kevin-Prince Boateng. Emanuelson non è un trequartista, nonostante qualche buona prestazione, e andrebbe lasciato libero sulla sua fascia di competenza. Onde evitare di ritrovarsi sguarniti, in caso di assenza dell'ex Portsmouth, Galliani farebbe bene a trovare un nuovo numero 10, non per forza straordinario, ma idoneo alle attuali necessità rossonere.
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