Scandalo scommesse: il calcio è agonizzante. E se fosse Pato il perno del mercato rossonero?
Il detto sbagliando si impara, non sembra aver attecchito nel mondo del calcio italiano. Non sono bastate le vicende che dagli anni ’80 hanno infangato il pallone nazionale, passando per calciopoli e giungendo a quella che sembrava poter essere la nefasta conclusione con gli eventi sollevati nella scorsa stagione legati alle scommesse che hanno, nuovamente, inesorabilmente messo in ginocchio, ancora una volta, agli occhi del mondo, il calcio made in Italy. Ci risiamo e questa volta la coltre minacciosa sembra aver offuscato gran parte della luce di cui vive lo sport più amato al mondo. Il blitz a Coverciano ha provocato un ciclone in cui tutto il calcio sembra dover essere risucchiato, a pochi giorni ormai dall’inizio dell’Europeo, quando una nazione già piegata dalla crisi, dagli eventi tellurici che hanno colpito al cuore l’Emilia Romagna, sembrava poter trovare nell’amore per il calcio una sorta di placebo con cui allontanare, almeno per qualche settimana, le preoccupazioni legate al nefasto futuro prospettato dall’economia italiana. Il calcio, ma lo sport in genere, da sempre è stato un anestetico efficace in periodi di crisi. Ma ora che il calcio è sotto l’occhio del ciclone, anche le speranze di poter gioire per un banale gol della Nazionale sembrano offuscarsi. Scommesse, combine, malavita, entrano ancora una volta nel cuore dello sport e lo fanno con un potere distruttivo dirompente. Ci crolla addosso un castello che ora appare tanto fragile, corroso nelle sue fondamenta dal gene del malaffare. Bisogna estirpare la pianta del male alle radici, lo si era detto anche lo scorso anno: evidentemente la giustizia non è riuscita a comminare delle pene esemplari ai diretti interessati. Hanno pagato le società, penalizzate in classifica, ma gli uomini che le compongono evidentemente si sono sentiti tutelati e forse anche immuni, tanto da continuare, in alcuni casi, nelle loro sporche trame atte ad ottenere ancora maggiori guadagni, “alla faccia nostra”.
Il sentimento di ribrezzo di fronte a questi episodi rischia di uccidere la vera forza del nostro calcio, quella data dalla gente comune, dai tifosi, che si sono sembra abbandonati con serenità alla passione per questo sport, che hanno sacrificato tempo e denaro per una passione che regala attimi di gioia e tristezza anche, ma che distrae dai problemi reali in cui tutti siamo immersi ogni giorno. Veder crollare un mondo idilliaco in cui ognuno di noi si rifugiava nei momenti di sconforto, genera ancora più rabbia pensando ai protagonisti degli illeciti: quei giocatori pagati a peso d’oro a cui tutto sembrava poter essere giustificato, anche le loro uscite strampalate, i loro continui sbalzi d’umore, solo perché poi sul campo ci regalavano la magia di un gol o di una vittoria. Tutto ora viene messo in discussione, lo scandalo che ha colpito il calcio colpisce anche tutti noi, ci fa aprire gli occhi. Non sono più eroi quelli che sono finiti in manette, ma uomini comuni, con tutti i difetti degli uomini comuni, con tutte le debolezze delle persone normali, forse ancora più fragili di tutti noi proprio perché credevano di poter essere immuni di fronte alla legge, perché abituati a vivere in un mondo che oggi ci appare quasi parallelo.
Galliani al suo arrivo in Lega nel giorno del giudizio universale, sembra voler imporre una sorta di “silenzio per tristezza”: di certo l’amministratore delegato del Milan ha colpito nel segno. La tristezza di fronte a tutto ciò che sta accadendo anche nel calcio disorienta una nazione intera, soprattutto mina ancor di più la già barcollante credibilità che ci viene concessa all’estero. La Nazionale di Prandelli partirà a giorni per l’Europeo con un obiettivo in più: dare ancora una speranza al nostro calcio, catalizzando l’attenzione sul gioco espresso solo sul campo.
Lasciamo dunque le vicende che riempiranno ancora per giorni, settimane, forse mesi le pagine dei nostri quotidiani e vediamo come procede il normale menage familiare in casa Milan. Galliani ancora una volta dovrà confermare la sua prontezza di riflessi, perché nonostante le parole di Ibra abbiano provocato anche le ire presidenziali, un fondo di verità nel discorso c’è. Ci sono pochi soldi da poter investire, ma soprattutto bisogna stare attenti a non smantellare. Dopo il City ora è il Barcellona a tentare i rossoneri per accaparrarsi le preziose doti di Thiago Silva. Il giocatore è stato categorico nell’esprimere il suo desiderio di incarnare capitan futuro, di emulare le gesta di Baresi e Maldini. Ma mentre per i due capitani ha sempre avuto un valore deterrente il detto “le bandiere non si vendono”, per Thiago le parole spese a favore del suo futuro al Milan sembrano non interessare i probabili acquirenti. A far la differenza quasi certamente è la situazione economica rossonera, il cui stato è stato sbandierato ai quattro venti per calmare le attese di acquisti faraonici nel prossimo mercato. Questo però ha messo il Milan in posizione di scacco nei confronti degli avvoltoi facoltosi che sorvolano la zona in attesa di un possibile cadavere eccellente. E non è solo quello del brasiliano il nome messo sul piatto della bilancia: Robinho, Boateng, Ibrahimovic e anche Pato ritornano spesso negli obiettivi dei cecchini. Proprio da Pato e dal suo imminente impiego nella nazionale verdeoro si aspettano buone notizie. La mancanza di un giocatore di livello come lui ha dimostrato di essere, non deve essere dimenticato, ha sicuramente pregiudicato i piani di Allegri per la scorsa stagione. Lui e tutti gli altri infortuni, hanno messo al muro le velleità di vittoria su ogni fronte da parte del Milan, con la rosa al completo, con scelte ponderate, con un po’ più di turnover dettato dall’ampia scelta e non dalla mannaia che ha decimato la squadra per infortunio, forse oggi saremmo qui a raccontare tutt’altra storia. Pato dunque torna ad essere il nome su cui potrebbe ruotare la dinamica del mercato rossonero. Sia per investire nuovamente su di lui, come fosse un nuovo acquisto, visto l’esiguo numero di presenze nella scorsa stagione, sia invece come merce pregiata da impiegare in una sorta di baratto atavico per arrivare a qualche nome eccellente.
In primis però i rossoneri si trovano costretti a difendere il fortino, con il generale Galliani pronto a scoccare uno dei suoi assalti vincenti. Ad oggi è difficile capire quale sarà il colpo di mercato che garantirà al Milan di potersi rinforzare ulteriormente, ma forse già mantenere al completo la truppa, pronta per il raduno a Milanello di inizio estate, potrebbe essere la mossa vincente.
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