...Scelte avventate ed obiettivi da centrare
Guardiamo il mercato del diavolo, cerchiamo di uscire il più possibile dai panni dei tifosi (mi sembra chiaro che chi scriva per questa testata lo sia), di osservare le operazioni rossonere con il distacco e la professionalità di chi vuole capire il filo di una campagna acquisti a tratti ambigua, ma abbiamo diverse difficoltà a comprenderla sino in fondo.
Pare ovvio che qualcosa a metà luglio sia cambiato, il Milan ha intrapreso una direzione diversa, ha virato verso un contenimento dei costi ed una progettazione economica diversa, inutile nascondersi dietro un dito, le cessioni di Thiago Silva ed Ibrahimovic (sino a quel momento blindati almeno a parole, addirittura dal presidente Berlusconi in persona sulle frequenze di "Sportitalia") segnano il cambio di rotta. Preso atto di ciò, il tifoso rossonero ha dovuto digerire l'idea di una rosa sicuramente ridimensionata nei nomi, ma con la speranza che vi fosse un piano di riserva, una progettazione nuova che trovava il suo via nei dolorosi addii alle due stelle.
Da lì, però, poco si è mosso, si dovevano prendere due sostituti per i partenti e sono arrivati due nomi che, seppur affidabili per esperienza e curriculum, sicuramente non entusiasmano la piazza, come Pazzini e Zapata. Nel frattempo, un altro sacrificio importante (di tutt'altra natura rispetto ai primi due intendiamoci) come quello di Antonio Cassano, d'un tratto passato da "imbronciato ma ritroverà il sorriso" a "non ne vuole più saperne del Milan cediamolo con conguaglio ai cugini e rivali di sempre".
La sensazione, però, è che in via Turati via sia una certa fretta, una spasmodica ricerca di soluzioni a problemi più o meno congeniti di una squadra che evidentemente non è ancora al completo. Se Zapata è stato un'occasione da cogliere, giocatore affidabile (certo non un top player) che andava strappato alla concorrenza il prima possibile, Pazzini è arrivato in maniera differente. Il ragazzo merita tutta la fiducia possibile, intendiamoci, ma sembra proprio che Galliani abbia voluto cogliere l'opportunità al volo, non preoccupandosi troppo del contorno. Evidentemente però non era la prima scelta di Allegri che, senza troppa diplomazia, l'ha fatto chiaramente intendere dopo il Trofeo Berlusconi, quando le cose erano già praticamente fatte. Il livornese voleva Matri, si sa, e magari con un po' d'attesa e di lavoro Galliani avrebbe potuto accontentarlo, con un giro di attaccanti ben orchestrato che avrebbe potuto portare il Pazzo alla Juventus, Cassano all'Inter e Matri in rossonero, ma l'ad ha preferito cogliere l'occasione e risolvere il problema con l'acquisto di un giocatore che Allegri non sembra aver preventivamente avallato del tutto.
A comprova di una situazione in cui le scelte sono meno ponderate del solito, anche l'affaire Ze Eduardo. Il brasiliano non fa proprio al caso del Milan, un giocatore sicuramente non eccelso ed a dir poco fragile (per non dire sempre rotto), pressochè uno sconosciuto per il nostro calcio, per di più cercato per ovviare ai problemi fisici di Pato (magari per stimolare il Papero mettendogli di fianco uno che si rompe quasi più facilmente di lui?). Si dice che il ragazzo non abbia accettato la prova, molto più verosimilmente è stato Allegri a non voler sentire nemmeno parlare del genoano, con tutto il rispetto per lui, ma di certo non è quello che serve alla rosa del Milan. Sembra, dunque, che neanche su questo il tecnico sia stato interpellato preventivamente.
La sensazione, dunque, è che in via Turati si stia operando un po' in maniera avventata, cercando più di cogliere le occasioni che di centrare obiettivi prefissati da tempo. La speranza (concreta per chi scrive) è che si tratti di operazioni di contorno ai target già in mente da tempo, rappresentati da Kakà (per molti sempre più destinato al Milan ed in attesa solo di trovare la soluzione economica) e dal mediano da piazzare davanti alla difesa (in Inghilterra oggi davano per fatto l'affare De Jong, giocatore di spessore che da tempo è accostato al diavolo).
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