Milan anno zero
E' stata un'estate tremenda per il popolo rossonero e non solo per i tanti anticicloni africani che hanno arroventato il clima: in poche settimane il Milan ha rivoluzionato la sua rosa, ha detto addio a quasi tutti i suoi senatori, a due top-players (Ibrahimovic e Thiago Silva) e negli ultimi giorni anche allo scontento Cassano; le casse della società sorridono, i tifosi un po' meno, perchè considerano questo nuovo Milan debole e poco competitivo, così come molti "addetti ai lavori" o esperti, che parlano di Europa League come massimo e già difficile obiettivo per la squadra di Allegri. Il Milan ha bruscamente intrapreso una nuova strada, caratterizzata dal contenimento dei costi, dalla sistemazione di un bilancio perennemente in rosso e da un rinnovamento e ringiovanimento della rosa, tante volte invocato da quegli stessi tifosi che ora rimpiangono il glorioso passato fatto di campioni "stagionati". Certo rinunciare a chi nella scorsa stagione ha segnato 35 gol (Ibra), a quello che tutti considerano il migliore difensore del mondo (Thiago Silva), al più fantasioso giocatore italiano (Cassano) e all'esperienza e alla classe di uomini come Gattuso, Seedorf, Nesta, Inzaghi, Zambrotta, Van Bommel, può sembrare semplicemente folle e azzera ambizioni e obiettivi per la stagione che sta per cominciare: difficile pensare allo scudetto, quasi impossibile sognare la coppa "dalle grandi orecchie" per una squadra che all'apparenza sembra inferiore a molte altre nel panorama europeo (e anche italiano).
In questi ultimi mesi, però, il calcio ha insegnato a tutti che non sempre vincono i migliori sulla carta e che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare come ci dice il popolare proverbio. Ecco perchè la squadra campione d'Europa è il Chelsea e non le favoritissime Barcellona e Real Madrid; ecco perchè la nazionale campione olimpica è il Messico e non il Brasile al quale tutti avrebbero voluto consegnare direttamente la medaglia d'oro senza nemmeno disputare il torneo; ecco perchè un Italia poco quotata è arrivata alla finale degli Europei. La storia del calcio, poi, è piena di episodi in cui a spuntarla sono state squadre sulla carta molto meno forti e competitive di altre, altrimenti il Brasile vincerebbe sempre il Mondiale e il calcio non sarebbe così divertente e imprevedibile, ma si potrebbe tranquillamente giocare al computer, inserendo i dati della varie squadre. Tutto questo deve far sperare, anche se non illudere: nel calcio contano molto la classe e le doti individuali, ma sono ancor più fondamentali le motivazioni, il saper far gruppo e giocare da squadra e se c'è una cosa che non può e non deve mancare a questo Milan sono proprio le motivazioni di giocatori snobbati da tutti, in primis dai propri tifosi, disperati per gli addii di Ibra e Thiago Silva e apparentemente senza fiducia nel resto della squadra, al punto che alcuni (pochi per la verità) hanno chiesto il rimborso dell'abbonamento dopo le cessioni dei due top-players al PSG. Nessuno dà credito a questa squadra e proprio ciò deve dare la spinta per andare oltre i propri limiti e far ricredere gli scettici; con impegno, grinta e straordinarie motivazioni si possono fare autentiche imprese e ribaltare i pronostici, ma ci vuole gente che ci creda, dentro e fuori dal campo; ecco perchè non bisogna rimpiangere più di tanto giocatori come Cassano, che ha dimostrato la sua straordinaria mentalità vincente, scappando davanti alle difficoltà, facendo i capricci come un bambino dell'asilo rimasto senza amichetto del cuore e cercando fortuna altrove, invece di rimettersi in gioco, di affrontare un'avventura difficile, complicata, ma per questo intrigante, cercando di diventare il leader di questo gruppo e dimostrando anche un po' di riconoscenza verso chi gli aveva pure salvato la vita, cosa ben più importante di una carriera da calciatore. Evidentemente nel mondo del calcio non esistono più valori se non quelli economici e della vittoria senza far fatica ed è per questo motivo che bisogna evitare di affezionarsi ai giocatori moderni, autentici mercenari comandati come marionette dai loro procuratori; come si dice spesso, i giocatori passano il Milan resta e, allora, almeno i tifosi facciano i tifosi e cerchino di essere davvero il 12° giocatore in campo per una squadra che ora ne ha bisogno, perchè non ha più le colonne del recente passato, traballa, avanza in modo incerto e tremebondo come un bambino che deve imparare a camminare da solo e ha bisogno di essere sostenuta, incitata, coccolata, amata e circondata di affetto, mentre nell'aria si respira un clima di pessimismo, scetticismo, diffidenza, sfiducia, come raramente è successo nell'era Berlusconi.
A volte può servire anche prendere esempio dagli altri, da quei 50000 che hanno gremito lo stadio dei Rangers Glasgow precipitati in quarta serie per colpa di una società che è fallita (e che, quindi, ha colpe ben più gravi di quella rossonera) ma non abbandonati dai propri tifosi; è una situazione che ricorda da vicino quella di San Siro pieno per l'ormai "leggendaria" partita Milan-Cavese di serie B, quando i tifosi rossoneri erano davvero innamorati della propria squadra, anche e soprattutto nei momenti difficili e non viziati dalle tante vittorie degli ultimi cinque lustri e pronti ad offendersi e protestare per la cessione dei top-players. La società Milan ha le sue colpe, soprattutto nel momento in cui non ha tempestivamente spiegato ai tifosi, dopo la fine del campionato scorso, cosa li attendeva, cioè dolorose cessioni per ragioni di bilancio e un ridimensionamento tecnico e di ambizioni; solo tardivamente il presidente Berlusconi ci ha messo la faccia per spiegare ciò che era ormai evidente e poi ripiombare in un silenzio molto "assordante"; detto questo non è nemmeno giusto crocifiggere chi ci ha fatto godere (e tanto) per più di vent'anni, portando un Milan derelitto e sull'orlo del fallimento ad essere il club più titolato del mondo, ma bisognerebbe solo ritrovare la voglia di soffrire e lottare insieme alla squadra anche e soprattutto quando si è inferiori agli avversari e non solo il desiderio di frequentare lo stadio quando c'è un trofeo da festeggiare. Il popolo rossonero, imborghesito, viziato, con la pancia piena, deve ritrovare quella fame che pretende dai giocatori e accontentarsi di ciò che passa il convento dopo anni di caviale e champagne. In fondo, se la si analizza bene, questa squadra ha limiti e lacune ma anche buoni giocatori: gli ultimi "senatori" (Ambrosini, Abbiati e mettiamoci anche Bonera ormai al Milan da molti anni), quelli che sono rimasti, come Boateng, Robinho, Nocerino, Pato (se riuscirà a star bene...) e tanti altri, ma anche alcuni dei nuovi, come l'ultimo arrivato Pazzini, che finchè è stato titolare nelle squadre di club era nel giro della Nazionale o come il suo amico Montolivo (che fa parte del gruppo di Prandelli). Non ci sono più i grandi solisti? Puntiamo sulla forza del gioco e sulla compattezza di squadra e se Allegri saprà trovare la giusta amalgama e riuscirà a gestire al meglio il gruppo, forse potremmo addirittura divertirci in modo inaspettato, a patto di non essere tormentati dalla sfortuna come nella scorsa stagione, anche se l'ennesimo infortunio di Pato (già ai box per un mese abbondante) non autorizza ad essere ottimisti sotto questo punto di vista. La disperazione dei tifosi e lo scetticismo di chi deve valutare il valore della squadra rossonera è diretta conseguenza di ciò che rappresentava chi è stato ceduto: Ibrahimovic era e si sentiva il più forte e importante di tutti ("Io sono Zlatan, voci chi c.... siete?), il gioco della squadra era "palla a Ibra e poi ci pensa lui", tutti dovevano assecondarlo altrimenti venivano platealmente sgridati in campo davanti a tutti e anche l'allenatore doveva schierare giocatori che gli andassero a genio, altrimenti lo svedese faceva i capricci (emblematico il primo tempo di Milan-Bologna quando Ibra passeggiò e sbagliò tutto il possibile perchè non giocava Cassano, salvo poi scatenarsi quando il suo amichetto entrò nella ripresa). Nessuno discute il suo valore, ma una squadra è molto di più di questo e non è un mistero che molti compagni rendessero di più quando lui non era in campo. Anche in difesa si rischiava una sorta di "dipendenza da fenomeno", ovvero una certa leggerezza da parte di chi pensava che tanto c'era Thiago Silva a risolvere i problemi e tenere in piedi da solo la retroguardia. Ora il Milan è molto più povero tecnicamente senza questi campioni, ma proprio per questo tutti devono sentirsi responsabilizzati e cercare di dare il 100% in ogni occasione, con grande concentrazione, feroce determinazione e tanta voglia di dimostrare di essere da Milan; il valore dei singoli magari sarà inferiore al passato, ma incredibilmente la somma potrebbe essere maggiore, perchè il calcio non è l'aritmetica e una squadra in cui tutti si aiutano l'uno con l'altro e lottano strenuamente insieme può raggiungere traguardi più prestigiosi di una squadra in cui i campioni pensano di vincere le partite da soli e considerano i compagni semplici comprimari alle loro dipendenze.
Il Milan ha deciso di voltare pagina ed è all'anno zero di una nuova era; diamogli fiducia e cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno anche se non è facile; sicuramente San Siro nelle prime partite sarà desolatamente semivuoto, ma si spera almeno che chi ci sarà vorrà far sentire il suo incitamento ai ragazzi in campo che, in fondo, non hanno alcuna colpa per questa situazione e promettono il massimo impegno per la causa rossonera. Non avrebbe senso venire allo stadio per brontolare, mugugnare e contestare, anche perchè chi non è d'accordo con questa situazione ha avuto la possibilità di essere rimborsato e restarsene a casa, quindi mai come in quest'occasione vale il detto "meglio pochi ma buoni", ovvero tifosi con il desiderio di star vicini ad una squadra indebolita, proprio perchè il compito dei tifosi è essere l'arma in più nei momenti di difficoltà e chi c'era negli anni bui della serie B e del rischio del fallimento societario sa cosa voglio dire e, forse, rimpiange quei tempi in cui la tifoseria rossonera era un esempio per tutte le altre proprio per questo suo amore incondizionato verso la squadra, poi ripagato da anni di successi che, però, hanno un po' viziato soprattutto chi non ha vissuto i momenti duri ma solo quelli esaltanti. Essere fiduciosi e ottimisti sembra una pazzia, ma in fondo non costa niente e magari un giorno potremmo scoprire di aver fatto bene e che Lucifero non è solo un rovente anticiclone estivo ma il simbolo di una squadra davvero diabolica capace di imprese insperate e inattese. Inizia una nuova stagione e bisogna stare sempre e comunque al fianco dei ragazzi che indossano la maglia rossonera, indipendentemente da chi c'è dentro quella maglia, perchè non conta la scritta che c'è sulla schiena ma quello stemma che c'è sul petto, sopra il cuore, quel cuore rossonero che non smetterà mai di battere, con o senza Ibra, con o senza Thiago Silva e Cassano, quindi "forza vecchio cuore rossonero" e pensiamo solo a battere la Sampdoria per iniziare il campionato nel migliore dei modi!
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