...Mercato dal saldo negativo: meno qualità, ma occhio al rendimento
Abbiamo atteso il 31 di agosto, più o meno fiduciosi, abbiamo preso atto di quelle che sono state le scelte di un Milan che tanto è cambiato quest’estate.
Al 18 di luglio lo sconforto avvolgeva i tifosi rossoneri (e come poteva essere altrimenti), una nebbia fitta che non ha accennato a diradarsi sino agli ultimi giorni di mercato, quelli in cui un timido raggio di sole dai riflessi orange si è fatto largo nel grigiore di un’estate certo non entusiasmante.
Le valutazioni sul mercato del Milan, però, meritano una riflessione approfondita e volta a scindere due momenti e due situazioni che (contrariamente al solito) non vanno di pari passo. Quanto accaduto in luglio sull’asse Milano-Parigi dev’essere tenuto separato dal resto, il capito doloroso legato alle cessioni di Thiago ed Ibra è una storia a sé stante, qualcosa di avulso dalle trattative vere e proprie. Inutile nascondersi dietro ad un dito, il Milan si è ridimensionato lasciando partire (a fronte di una contropartita economica sostanziosa) gli unici due top player rossoneri (forse gli unici di tutta la Serie A), il tasso qualitativo del diavolo è sceso a dismisura senza i due pilastri di una formazione che spesso ha fondato manovra ed aspettative su di loro. Qualcosa è cambiato, in via Turati prima che a Milanello, alla metà di luglio, il dictat è arrivato dall’alto, è innegabile, il diavolo ha ceduto ed incassato, ha messo a posto i conti lasciando andare i due pezzi da 90, non ha reinvestito gli introiti dell’operazione in un progetto che non è ancora dato sapere dove porterà.
Il mercato del Milan riparte da altro, l’unica vera cessione (per tale intendendo le scelte tecniche della dirigenza) è stata quella di Cassano, apparsa impossibile da evitare viste le polemiche che si è portata dietro. In questo contesto non vanno dimenticate, naturalmente, le tante partenze dei senatori arrivati a fine corsa con il Milan, una perdita forse pari a quella dei due colossi, non fosse altro per lo spessore umano oltre che tecnico dei protagonisti. Perdere tutti insieme Gattuso, Seedorf, Nesta, Inzaghi, Zambrotta e Van Bommel vuol dire veder partire in ordine: 24 campionati nazionali, 11 Champions League, 10 coppe nazionali, 9 Supercoppe europee, 5 Coppe intercontinentali o Mondiali per club e 4 mondiali con la Nazionale (la somma del palmares dei suddetti). Un vero e proprio patrimonio dell’umanità calcistica, addii dall’impatto devastante nell’economia di uno spogliatoio che ha sempre bisogno di leader e di esperienza, di giocatori dal carattere forgiato e dal pedigree importante.
Dall’altro lato, senza dubbio dal carattere positivo sono gli arrivi di tre uomini dal profilo importante. Nigel De Jong su tutti, un giocatore vero, dalle qualità importanti e l’esperienza giusta per fare bene in una grande. Stesso discorso per Riccardo Montolivo, un centrocampista di personalità, dalle doti innate ed abituato ad essere trascinatore. Infine Bojan Krkic, qualità impressionanti, da top player vero, ma carenze caratteriali che ne hanno limitato la crescita personale e la definitiva esplosione, ma, se riuscisse finalmente ad esprimersi sui livelli che gli competono, il ragazzo sarebbe un colpo impressionante. Sullo sfondo Pazzini ed Acerbi, il primo affidabile ed in cerca di riscatto, il secondo promettente e dal carattere deciso, due innesti che potrebbero sorprendere. Il tutto per un saldo economico decisamente positivo, visto che il diavolo ha imbastito una campagna acquisti (che comprende inoltre Zapata, Traorè, Gabriel e Niang) con soli 22 milioni circa, sfruttando abilmente parametri zero, prestiti ed esuberi di lusso.
Una vera e propria rivoluzione quella avvenuta in casa del diavolo, aria nuova che mette il peso di una squadra tanto gloriosa sulle spalle dei vari Boateng e Pato (sperando che siano meno fragili delle gambe), di Bonera ed Antonini (nuovi-vecchi leader), potendo contare sul carisma ed il carattere di Massimo Ambrosini.
Numericamente i partenti sono stati rimpiazzati, qualitativamente è tutto da vedere. L’attacco ha visto l’addio ad Ibra e Cassano e l’arrivo di Pazzini e Bojan, se il paragone fra i primi due è improponibile, per livello e tipologia di gioco, fra i secondi il saldo, a determinate condizioni, potrebbe anche essere positivo. In mediana salutiamo Van Bommel e Seedorf ed accogliamo De Jong e Montolivo, il doppio cambio, quantomeno per età, paga, per qualità la differenza c’è, ma è relativa, viste le difficoltà a trovare continuità per il duo orange nell’ultima stagione. In difesa il bilancio è in forte perdita, via la coppia centrale più forte del mondo (inutile anche solo nominarla) e dentro Zapata, giocatore di rendimento, e la promessa Acerbi, gran carattere e la voglia di imitare il suo idolo Nesta che gli ha lasciato posto e numero di maglia.
Il saldo, come premesso e naturale, è in negativo dal punto di vista qualitativo, e come potrebbe essere altrimenti, così come da quello d’esperienza e carattere di uno spogliatoio nuovo nei volti e nei leader. Quello che cambia in maniera sostanziale, però, è anche l’età media e quindi l’affidabilità dal punto di vista fisico di una rosa rinnovata e tutta da valutare. L’impressione è che, se le ambizioni sono comunque ridimensionate per forza di cose, il rendimento potrebbe sorprendere. Sì, perché se è vero che il Milan perde e tanto a livello di valori assoluti, nulla vieta che possa mantenere uno standard elevato a livello di prestazioni e punti in classifica. Il diavolo dell’ultimo anno appariva poco gradevole e lento dal punto di vista del gioco, spesso mutilato nei suoi uomini di punta dai tanti infortuni dovuti in parte anche all’età degli interessati. La presenza di Ibrahimovic (non smetteremo mai di ringraziare lo svedese per tutte le partite che ci ha fatto vincere pressoché da solo) limitava la manovra, accentrando su di sé (come ha sempre fatto in carriera e come naturale vista la caratura del giocatore) il gioco e toccando una miriade di palloni, talvolta svilendo schemi e movimenti in campo.
Il cambiamento massiccio è un rischio, non dà garanzie di alcun tipo, ma nulla vieta che possa esaltare qualità ed attitudini di chi sino all’anno scorso si sarebbe limitato a servire il compitino al gigante di Malmoe. Se sulla carta il ridimensionamento è netto, non è detto che questo si rifletta parimenti sul rettangolo di gioco, con il manto erboso ed il pallone che non hanno occhi per il nome stampato sulla maglia, ma che guardano solo alla prestazione, senza preconcetti e favoriti sulla carta.
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