Ambro-de Jong: due martelli per provare a cambiare pelle
Non sappiamo se Massimiliano Allegri leggerà mai questo pezzo, ma osservando gli uomini a sua disposizione, è evidente come il Milan abbia nel reparto di centrocampo due giocatori che possono giocare insieme solo in un modo. Stiamo facendo riferimento a Massimo Ambrosini e Nigel de Jong, professione mediani di rottura. Un solo modulo dicevamo e quel modulo è il 4-2-3-1 di spagnola derivazione. Uno schieramento tattico nel quale i due potrebbero costituire la cerniera di centrocampo a difesa del reparto arretrato concedendo una giusta copertura in fase di non possesso e un rapido smistamento del pallone sugli esterni in fase d’impostazione. Con la mancanza di un regista puro e con la presenza di uomini di corsa e, in alcuni casi, prettamente di fascia, questa collocazione del doppio mediano distruttore può e dovrebbe essere presa in considerazione. Considerando Boateng il trequartista centrale con ai suoi lati due tra Emanuelson, Robinho, El Shaarawy, Nocerino e Bojan, ecco creato un nuovo Milan capace di coprire in 7-8 e ripartire con almeno quattro uomini più gli esterni bassi.
Pazzini sarebbe il terminale offensivo centrale al quale servire la gran parte dei palloni o sul quale giocare la palla lunga in attesa della sponda verso il centrocampista che va ad inserirsi. Lo stesso Pato in questo schieramento tattico potrebbe trovare più collocazioni per sfruttare al meglio le sue doti. “Nel calcio non si inventa niente” è una delle massime più usate dal mister quando si parla di moduli. Qui non si chiede di inventare nulla, ma di provare a cambiare. Perché questo Milan senza top player effettivi può regalare un bel calcio. Con una diga fatta di esperienza e muscoli.
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