Mangia, prega, ama

Mangia, prega, amaMilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
martedì 11 settembre 2012, 14:00Primo Piano
di Luca Guazzoni

Le parole vanno pesate. Sempre e comunque. Anche se si tratta di un semplice #askboa su twitter in cui la domanda media è formulata da un tifoso sfegatato a cui basta essere calcolato o retwittato per esser felice e contento – progidi del miglior settore di comunicazione del mondo -. Il motivo è dannatamente semplice: perché oltre a coloro che abboccano a qualunque cosa, all’ascolto restano anche personaggi più infidi e attenti, elementi super partes pronti a rilevare ogni falla nel sistema e a fare il pelo nell’uovo a tutto e tutti.
Capita così che una risposta all’apparenza innocua possa fare drizzare i capelli a molti. “Lavoro per diventare il più forte del mondo” passa dall’essere una frase piuttosto spocchiosa ad essere una frase blasfema nel giro di un istante. Già nascere nella generazione di Messi, Ronaldo e Iniesta non è una benedizione per chi gioca a calcio, figurarsi per chi sogna anche di alzare al cielo un pallone d’oro.
Boateng – e non lo crocefiggeremo di certo per questo - è un giocatore di prima fascia. Senza essere un fuoriclasse, resta un giocatore decisivo.

Anche più della ‘leggenda’ Ibrahimovic – un altro che avrebbe da imparare quando si relaziona con il prossimo davanti ad un microfono -. E’ il Boa ad aver inciso di più nell’anno dello scudetto, quando i punti contavano davvero. Ed è stato il Boa a tradire l’anno scorso quando vincere più che una romantica parola diventava un obbligo per raggiungere il 19esimo scudetto.
La parola che stride di più di fronte ad un giocatore che incarna la potenza africana e la ‘tecnologia’ teutonica è “lavoro”. Un verbo che capitan Ambrosini può usare con grazia, ma che in bocca al ghanese trova un sapore ironico. Perchè Boa è magnifico: ha il carisma naturale che solo i grandi sanno trasmettere, è unico al mondo nel suo ruolo di trequartista contemporaneo, ma ha anche il pessimo vizio di dare l'impressione etica che il calcio non sia sempre al centro dei suoi pensieri.
Perchè alla fine è come dice Gattuso. Finchè si vince si lascia correre tutto, ma non appena le cose vanno meno bene tutte le magagne vengono a galla. Ed è lì si che sorgono i problemi.