Zero assoluto, San Siro resta un tabù
Le istantanee che meglio fotografano l'ennesima deludente prestazione del Milan a San Siro sono all'inizio e alla fine della partita contro l'Anderlecht, aperta da un inguardabile retropassaggio di De Jong che favorisce il contropiede avversario e costringe Bonera al fallo tattico e chiusa da un retropassaggio verso Abbiati nell'ultimo minuto di recupero, quando di solito una squadra alla disperata ricerca del gol vittoria butta la palla verso l'area avversaria e non nella propria; due fotogrammi che sono l'emblema della confusione mentale che regna sovrana nella squadra di Allegri, i cui giocatori commettono errori incredibili anche nei passaggi più semplici e sono talmente impotenti davanti a qualunque avversario da non riuscire nemmeno ad abbozzare un assalto finale, arrendendosi alla propria pochezza. Un Milan da zero assoluto, soprattutto a San Siro, dove non ha mai nè segnato nè vinto, ma anche perchè zero è il numero delle idee di gioco che questi giocatori hanno, zero è il valore della loro determinazione e del loro orgoglio nel cercare di smentire chi li considera poco competitivi. Il problema è serio, perchè il sempre più scarso pubblico di San Siro ha assistito a tre partite in fotocopia e questa volta nel bicchiere sempre troppo vuoto delle cose positive c'è solo la goccia dello zero alla casella gol subiti che permette di evitare un'altra umiliante sconfitta contro un avversario modesto. I tifosi, però, sono sempre più tristi ed avviliti e hanno sfogato la loro frustrazione in una marea di fischi alla fine di entrambi i tempi e se ciò non aiuta una squadra in evidente crisi di identità e senza fiducia in se stessa nè autostima, si tratta di una reazione comprensibilissima, perchè vedere un Milan così malridotto fa piangere il cuore anche a chi non se la sente di fischiare e, anzi, ha ancora una volta sostenuto a gran voce la squadra, cercando di trascinarla laddove, però, la squadra sembra incapace di arrivare, cioè alla vittoria. Squadra lenta, involuta, fragile in difesa, imprecisa a centrocampo e improduttiva in attacco; l'Anderlecht ha gestito la partita senza soffrire troppo e ha portato via un punto meritato e ciò è molto preoccupante, perchè si tratta teoricamente della quarta forza del girone e sarebbe stato importantissimo conquistare i tre punti per favorire un cammino verso gli ottavi di finale che, invece, è già tutto in salita.
Un altro record negativo in fatto di presenze allo stadio nell'era Berlusconi: i miniabbonamenti per il girone di Champions sono poco più di 18000 e i tifosi a San Siro per l'esordio contro l'Anderelecht non raggiungono le 30000 unità; il deludente avvio in campionato dopo l'estate delle choccanti cessioni non invoglia certo gli indecisi o gli scontenti a tornare allo stadio e, così, si rinnova il desolante scenario già visto nelle prime due partite casalinghe di campionato, anzi gli spazi vuoti sono ancora più vasti. Come sempre l'unico settore pieno, anche se non zeppo, è la curva, ma anche nei fedelissimi comincia a serpeggiare un pochino di malumore; lo dimostra il fatto che c'è gran tifo per la squadra ma nessun coro per i singoli giocatori durante il riscaldamento, una sorta di avvertimento sul fatto che la curva è lì per la maglia ma non per chi la indossa e i giocatori d'ora in poi devono meritarsi l'onore di vestire la gloriosa casacca rossonera e il sostegno dei veri cuori rossoneri. Allegri effettua qualche modifica tattica e di uomini rispetto alla partita persa contro l'Atalanta: rispolvera una sorta di albero di Natale, con Pazzini unica punta e due trequartisti (Boateng e Emanuelson) a supporto; a centrocampo De Jong è già un punto fermo e ai suoi lati ci sono Nocerino e Flamini, che devono garantire dinamismo, corsa, ma anche un po' di qualità; in difesa ri rivede De Sciglio a destra al posto di Abate e fa il suo esordio stagionale Mexes, che va ad affiancare Bonera, mentre a sinistra c'è la conferma di Antonini, in cerca di riscatto dopo la disastrosa prestazione di domenica scorsa. In verità è tutto il Milan che deve riscattarsi, cercando una vittoria importante per iniziare nel migliore dei modi il cammino europeo e per dare la prima soddisfazione ai propri tifosi, sfatando quello che sembra già un tabù, cioè San Siro, dove la squadra è a secco di gol e vittorie.
L'inizio non è certo confortante sotto questo punto di vista: tanti errori banali dimostrano che la testa non c'è ancora e in queste condizioni è difficile cercare il riscatto; così è l'Anderlecht a tirare per primo in porta, ad essere di fatto più pericoloso e a mantenere maggiormente il possesso palla, addirittura sottolineato dagli olè dei propri tifosi al terzo anello verde. Il Milan, invece di crescere con il passare dei minuti, è sempre più timoroso e pauroso e si avvicina alla porta avversaria solo con un cross molle di Boateng, un colpo di tacco dello stesso ghanese, un colpo di testa fuori di Antonini, un destro ravvicinato di Flamini deviato da Proto e una bella girata di Boateng neutralizzata dal portiere avversario; in fondo l'azione più bella è una verticalizzazione di Nocerino che Emanuelson tocca con la punta del destro senza riuscire a rendere pericolosa la sua conclusione; nulla di trascendentale, ma almeno un lampo di fantasia in mezzo a tanto piattume. L'Anderlecht spaventa il Milan con un rasoterra di Bruno e una conclusione di Gillet che Abbiati deve deviare in angolo dopo che il belga ha saltato con facilità un paio di rossoneri in versione "birillo", ma la cosa più preoccupante è che il Milan è già terrorizzato per i conti suoi senza bisogno di "aiuto" da parte degli avversari: squadra fragile psicologicamente e debole fisicamente, senza gioco e senza idee e alla fine del primo tempo cominciano a piovere fischi, impietosi ma logici, perchè lo spettacolo è davvero deprimente e siccome si tratta della terza replica, il popolo rossonero comincia ad essere un po' stufo. Come se non bastasse, ci si mette anche il tabellone a girare il coltello della piaga: già prima della partita ha trasmesso le immagini della finale di Manchester e una serie di gol spettacolari realizzati dal Milan in passato; nell'intervallo, invece, arrivano le immagini dei gol di Ibrahimovic e Thiago Silva a Parigi e sono vere e proprie stilettate per i tifosi che prima salutano con qualche fischio il "faccione" di Ibra sullo schermo, ma poi si sciolgono in un malinconico applauso nel vedere i due top-players segnare con la maglia del PSG, mentre sul prato semi-sintetico di San Siro, di gol non se ne vedono ormai da 225 minuti.
E l'astinenza continua anche nella ripresa: il Milan è un po' più convinto e determinato, ma gli errori si susseguono ancora a ritmo incessante; sbaglia anche Pazzini, divorandosi un gol davanti alla porta spalancata, ma lo salva la segnalazione di fuorigioco che annulla l'azione e, quindi, anche il suo errore. C'è ancora troppo poco Milan e l'Anderlecht ne approfitta, sfiorando il gol con Biglia. La confusione regna sovrana nella stralunata squadra rossonera e lo dimostra il fatto che anche un attaccante solitamente implacabile in area come Pazzini cincischia troppo prima di calciare verso la porta, imitato da Emanuelson che doveva essere, negli intenti di Allegri, la mossa a sorpresa ma si dimostra ancora "troppo fumo e poco arrosto", in pratica evanescente. Errori in ogni fondamentale (inaccettabili anche per calciatori dilettanti) si susseguono senza sosta e Allegri decide di provare a cambiare qualcosa con le sostituzioni: dentro El Shaarawy al posto di un irriconoscibile Boateng, che si becca qualche fischio, non gradisce (nè la sostituzione nè i fischi) e reagisce rabbiosamante al momento di sedersi in panchina (ma forse la rabbia sarebbe meglio sfogarla in campo giocando con più determinazione...). Il Faraone sembra avere un buon impatto sulla partita, perchè è sua l'occasione più limpida della ripresa e di tutto l'incontro, ma il suo colpo di testa da pochi passi centra in pieno Proto. Poi Pazzini manca un pallone in area piccola e ancora El Shaarawy prova una difficila conclusione al volo che finisce alta, strappando qualche applauso al sempre più deluso e mortificato pubblico rossonero; la curva prova a sostenere a gran voce i ragazzi, ma qualunque tentativo di rianimare una squadra senz'anima fallisce. Yepes sostituisce l'infortunato Bonera, poi Allegri pone fine all'esperimento (fallito) di Emanuelson trequartista- falsa punta, sostituendolo con Constant (ma non si poteva azzardare le tre punte con Bojan?) ma non succede più granchè, anzi il Milan si arrende alla propria pochezza e, come già detto all'inizio dell'articolo, preferisce chiudere l'incontro melinando con un passaggio indietro ad Abbiati piuttosto che provare un disperato lancio finale verso l'area e questa è la goccia che fa traboccare il vaso della sopportazione dei tifosi rossoneri che sfogano tutta la loro rabbia e la loro frustrazione in sonori fischi che i timidi applausi della curva non riescono certo a coprire.
Un Milan irriconoscibile, troppo brutto per essere vero, ma siccome siamo alla terza replica di un vero e proprio film dell'orrore calcistico viene il sospetto che sia purtroppo questo il reale valore di una squadra che non riesce a reagire e ad uscire da una mediocrità che mette paura; segnare è diventata una missione impossibile, di vincere non se ne parla (cosa fin troppo logica, se non si segna non si vince direbbe Monsieur De Lapalisse) San Siro è diventato un vero e proprio tabù e, così, l'unica vera buona notizia per l'immediato futuro è che la prossima partita si gioca in trasferta a Udine, visto che gli unici tre gol con annessi tre punti sono arrivati lontano da Milano. La tanto attesa svolta non c'è stata e anche il cammino europeo si complica, perchè non vincere in casa contro la squadra teoricamente più debole del raggruppamento non è un buon modo di cominciare, anche se con un pizzico di fortuna e convinzione in più si poteva anche portare a casa i tre punti e, magari, far svoltare un'intera stagione, ma la cosa più umiliante è che bisogna quasi essere contenti di non aver perso, perchè poteva starci e con una squadra così malridotta al peggio non c'è mai fine!
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