Esonero o meno è ora di cambiare pelle
In un momento così delicato, con il morale ai minimi storici ed il bottino di punti quantomai magro, al Milan non resta che cambiare. In molti in questi giorni invocano l’esonero di Allegri, c’è chi giurerebbe che Berlusconi sarebbe pronto a farlo anche domani, altri invece continuano a porre un freno ribadendo la fiducia della società nel tecnico, attendendo una rinascita della squadra nelle prossime partite. Per altri ancora il livornese più che i giorni avrebbe i mesi contati, destinato comunque a lasciare il diavolo a fine stagione, in favore del sogno Guardiola o di una soluzione interna per la serie “Il Milan ai milanisti” (discorso applicato anche con Leonardo che di milanista a posteriori ha mostrato ben poco).
La realtà parla della necessità di un cambio immediato, non tanto in panchina, dove realisticamente a Massimiliano Allegri non può non essere concessa un po’ di fiducia viste le tante difficoltà dovute innanzitutto ai tanti cambiamenti in rosa, ma in campo. Il tecnico livornese continua a chiedere coraggio, ma dev’essere lui il primo a mettercene un po’ ed accettare di cambiare modulo, perché con quello attuale non sembra che si possa andare lontano. Ha fatto un timido tentativo mercoledì il Conte Max, proponendo una cosa a metà fra l’albero di Natale di ancelottiana memoria ed il tridente vero e proprio, ma l’esperimento è apparso ancora una volta fallimentare.
Il concetto è molto semplice, manca la qualità in mezzo (il solo Montolivo non potrà cambiare le cose sensibilmente al suo rientro), manca anche la qualità offensiva di Ibrahimovic (unica prima punta capace di crearsi le occasioni da solo anche a difesa schierata e di spalle alla porta) e l’abilità in impostazione di Thiago Silva. Non è un piangersi addosso, non è guardarsi indietro, è una semplice constatazione sul perché di un calo così vertiginoso delle prestazioni del Milan in generale e di alcuni dei suoi interpreti in particolare (Boateng e Nocerino su tutti). L’unica soluzione, dunque, è quella di allargare il gioco, proponendo una formazione che abbia maggiore qualità nel settore offensivo (unico reparto che ne ha a disposizione nella rosa di Allegri) e che sappia sfruttare il campo in ampiezza sviluppando il gioco sulle fasce.
Al momento non c’è opinionista, ex allenatore o calciatore che sia, non c’è esperto che non ribadisca la necessità che Allegri cambi qualcosa a livello tattico, tutti convergono sulla necessità di sfruttare meglio gli esterni, proponendo una formazione che possa giocare in maniera alternativa. Il concetto è semplice, per abitudine (derivata dall’impressionante ed innata capacità di catalizzare il gioco di Ibra) il diavolo cerca con insistenza di sfondare per vie centrali, cercando poco le fasce e concentrandosi su un gioco che risulta abulico e monotematico. Ma Giampaolo Pazzini non è Ibracadabra, è abituato ad andare in profondità e non a venirsi a prendere il pallone fra i piedi, è meno avvezzo alla sponda e meno capace di proteggere il pallone, non ha in sé l’uno contro uno, insomma è un attaccante d’area di rigore che sfrutta gli spazi ed i cross, non un giocoliere che gioca a tutto campo.
Negli scorsi giorni, durante un confronto nella redazione di Milannews, il nostro vicedirettore Pietro Mazzara ci ha portato all’attenzione l’analisi tattica fatta da quel genio di Federico Buffa più di un anno fa, precisamente nella stagione 2010/11, quando il Milan perse a Palermo senza Ibra e si presentò al derby con l’Inter di Leonardo che gli alitava sul collo. Bene, quell’analisi sulle difficoltà della squadra di Allegri in assenza dello svedesone risulta attualissima ancora oggi, a distanza di oltre dodici mesi, con alle spalle uno scudetto vinto ed un altro gettato al vento. Il concetto è il medesimo, il diavolo non sviluppa volume di gioco sugli esterni, non trova sbocchi alla manovra sulle fasce e facilita in maniera disarmante il lavoro difensivo degli avversari, prova a salire in maniera disordinata, lasciando loro la possibilità di ripartire e colpire in contropiede (esattamente quanto accaduto con la Samp e l’Atalanta).
La direzione è una sola, Allegri si trova di fronte ad un senso unico che lo spinge a cambiare ed in fretta, perché il tempo stringe, l’orologio ticchetta ed i detrattori non aspettano altro che vederlo salire sul patibolo ad Udine. I lettori di Milannews si sono espressi già da tempo, in coro arriva l'esortazione anche dagli esperti, il 4-2-3-1 o il 4-3-3 (vero e proprio) potrebbero essere la soluzione migliore: è arrivato il momento di cambiare pelle.
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