...Qualcuno ci deve ancora delle spiegazioni
Sarà la crisi nera di un Milan che non riesce a venire fuori da un guado di prestazioni orribili e polemiche, sarà la totale assenza di prospettive per una squadra che sembra già esclusa dalla lotta al titolo (per molti lo era ancor prima d’iniziare), ma il tifoso del diavolo resta sempre più allibito.
Risulterò ripetitivo e forse un po’ nostalgico, ma mentre tutti guardano ad Allegri come colpevole massimo di questo scempio, il mio pensiero resta sempre rivolto a quel 18 luglio, il giorno in cui svanirono le ambizioni di una squadra sin lì sorprendente. Il momento è stato di passaggio, semplicemente da una delle top europee ad una delle outsider del campionato italiano, il Milan ha visto ridimensionarsi radicalmente le proprie ambizioni. Due semplici firme, quelle sul contratto di cessione dei cartellini di Thiago Silva ed Ibrahimovic, un’occhiata alle clausole, un cenno d’intesa con i legali, una stretta di mano ai compratori ed ecco che Adriano Galliani ha cancellato tutto quanto costruito negli ultimi anni.
L’intuizione Thiago ed il colpo Ibra “scaricati” come pacchi fin troppo preziosi per poter restare nell’ormai svuotata vetrina rossonera, cambio di rotta, occhio fisso sul registratore di cassa e saldi esposti per gli acquirenti.
E’ successo tutto in un attimo, in pochi giorni il diavolo ha visto sgretolarsi tutte le certezze che aveva sino a quel momento, ha gettato alle ortiche il lavoro di ricostruzione durato anni dopo altre cessioni dolorose e contenimento delle spese. Nessun preavviso, nessun segnale di smantellamento sino a pochi giorni dall’irreparabile, anzi solo grandi sorrisi e rassicurazioni, con il piglio deciso di chi si sentiva tranquillo della propria posizione. Poi il buio, le spalle che si girano, gli sguardi che si incupiscono ed il triste annuncio fra ordate di tifosi increduli ed arrabbiati, fra contestazioni e reazioni sgomente di chi si era fidato, per l’ennesima volta.
Qualcosa continua a non tornarci, a distanza di mesi nessuno ha saputo darci una spiegazione concreta a quello che è accaduto a cavallo della metà di luglio, il momento in cui tutto è cambiato, in peggio, per un Milan che non riesce a ritrovare la bussola. Non è comprensibile un cambio di rotta così repentino, chi è al timone e guidava la nave rossonera verso un porto sicuro ha di colpo virato, puntando dritto verso una tempesta che si è rivelata ancor più impietosa di quanto ci si aspettasse.
Non si capisce come sia possibile che lo stesso Milan che un anno fa aveva praticamente preso Marek Hamsik, salvo poi scontrarsi con il veto di Aurelio De Laurentiis, la stessa dirigenza che a gennaio aveva in pugno Carlitos Tevez, sia stata costretta a cedere d’un colpo solo i suoi due gioielli. Qualcosa è successo e nessuno ci rivela cosa, perché chi di dovere si trincera dietro il silenzio o frasi di circostanza, spiegazioni banali ed a tratti del tutto irragionevoli. Normale pagare lo scotto di una decisione del genere, passare dal mantenere una rosa pressoché immutata nei suoi titolari, con la consapevolezza di dover operare solo pochi aggiustamenti, all’imbastire una squadra ex novo da un giorno all’altro. Troppo tardiva la cessione perché si possa pensare ad un qualcosa di ragionato, sì, perché le cessioni eccellenti, com’è naturale che sia, arrivano sempre ad inizio mercato, o alla fine di esso dopo aver già trovato i sostituti. Impossibile cedere due pezzi del genere quando si è al centro della campagna acquisti, senza aver già individuato delle alternative, incassando una cifra di tale entità e sperare di riuscire a correre ai ripari.
Adriano Galliani è dirigente sin troppo esperto per pensare di cedere Thiago ed Ibra nella seconda metà di luglio, incassare oltre 60 milioni di euro e pensare di poter comprare i sostituti a prezzi accettabili, senza aver prima trovato alcun accordo di massima. Una mossa troppo scellerata perché possa essere ragionata, un qualcosa che appare più come una necessità, un dictat arrivato dall’alto, da quel qualcuno che solo due settimane prima si esponeva in prima persona blindando i due giocatori. Qualcosa è successo in quei giorni, forse lo stesso qualcosa che spinge chi comanda a cedere pezzi importanti del suo patrimonio allo sceicco di turno, sia esso il cartellino di un giocatore o un immobile. Qualcuno ci deve delle spiegazioni, la speranza è che prima o poi si farà luce su uno dei momenti più bui della storia recente del Milan, l’inizio di un tunnel dal quale il diavolo non sembra proprio riuscire a venire fuori.
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