Monumento ad Abbiati nel 4-2..Fantasia e sofferenza

Monumento ad Abbiati nel 4-2..Fantasia e sofferenzaMilanNews.it
giovedì 4 ottobre 2012, 00:00Editoriale
di Carlo Pellegatti
Nato a Milano, dopo i trascorsi a Radio Peter Flower e TeleLombardia, è approdato a Mediaset come inviato prima e telecronista delle partite del Milan poi. Volto noto di Milan Channel, opinionista per Odeon TV è anche azionista del club.

Grande Abbiati, grande cuore, grande vittoria! Fantastica risposta del “Cacciatore del Sole” alle ultime critiche. A San Pietroburgo, Christian gioca la sua miglior partita, da quando 13 anni fa, ha indossato la maglia rossonera. Già nel primo tempo, è formidabile sulla punizione di Hulk, con una parata superba in due tempi, che suggella una prestazione già ricca di prodezze. Si supera poi nella ripresa, quando devia a pugno chiuso un tiro di Anyukov che sta per infilarsi a pochi centimetri dal palo. Un miracolo che mi ha ricordato la parata di Dida su Ballack in quell’indimenticabile Bayern Monaco–Milan vinta dai rossoneri. Abbiati, il Capitano, si conferma un portiere di grandi mezzi, freddo, tetragono alle critiche, indifferente agli errori, che riesce a cancellare presto dalla mente e dal cuore. Grande Abbiati, dunque, ma anche grande cuore di un Milan, che si è unito intorno al suo portiere, come i marines americani a Jwo Jima intorno alla loro bandiera. Non solo cuore, però, perché i primi 20 minuti vedono una squadra divertente, spettacolare, dal gioco fluido, verticale, veloce, che trova nell’immaginifico El Shaarawy di questi tempi un formidabile terminale-uomo. Il suo gol verrebbe invidiato anche dal sig. Lionel Messi, un gol figlio della sua classe, del suo stile ,del suo fiuto del gol, della sua ispirazione. Il 4-2 e fantasia annichilisce lo Zenit, che non riesce a limitare il gioco spumeggiante dei Ragazzi. Poi, improvvisamente tutto si spegne.

Il modulo diventa sofferenza, non fantasia, perché ,a poco a poco, cala il rendimento di Montolivo, non ancora al massimo della forma, di Emanuelson, lo stesso Boateng fatica a tenere uniti i reparti, con De Jong solo a masticare filo spinato. La squadra tende ad arretrare, si alza, come per la legge dei vasi comunicanti, il baricentro degli avversari e tutto il peso viene retto dalla difesa, che naturalmente barcolla come in un mare in tempesta. Raramente, anche contro squadre più titolate e forti, avevo visto il Milan arretrare fino al limite dell’area. Perfino, un anno fa, nel match pareggiato a Barcellona, la porta milanista non aveva subito così tanti tiri, né mi sembra di ricordare che Abbiati abbia compiuto parate da trasformare, come contro lo Zenit, l’area nella miracolosa oasi di Zeus Ammone, dove la leggenda narra l’acqua fosse fredda di giorno e calda di notte. Sappiamo che Adriano Galliani predilige lo schema del 4-2, ma è stata lucida l’analisi del dopo partita di Massimiliano Allegri, quando ha sottolineato che avrebbe dovuto passare prima al 4-3-3, viste le tribolazioni della squadra. Dunque lo schema fantasia non può prescindere da De Jong e Ambrosini o Muntari/Strasser, quando torneranno a disposizione del tecnico. L’olandese, senza il biondo capitano, viene travolto dai marosi e lascia la difesa in balia degli avversari, Montolivo non è un frangiflutti e non lo è mai stato, come Nocerino, giocatori anche di movimento, ma non di contrasto. In vista del Derby, decisivo, decisivissimo sul futuro vicino e lontano del Milan, Allegri può contare sulla esperienza del match di Parma e San Pietroburgo, per studiare il miglior assetto. L’Inter soffre se presa in contropiede, perché gli Stramaccioni Boys, pure loro, si beano delle loro ripartenze, per colpire gli avversari. Chi sbaglierà la prima la mossa, verrà infilato. Il Milan non se lo può più permettere!