Il Milan "faraonico" vuole il tutto esaurito. Torna Robinho e si attende la prova di Pato

Il Milan "faraonico" vuole il tutto esaurito. Torna Robinho e si attende la prova di PatoMilanNews.it
© foto di Balti Touati/PhotoViews
sabato 6 ottobre 2012, 00:00Milanello in rosa
di Giulia Polloli
Giulia Polloli inizia a seguire il Milan per Varesenotizie.it, voce del commento tecnico su Radio RVL, collabora con Vco Azzurra Tv, Tribuna Novarese e Il Biancorosso.

Il derby di Milano, come tutte le stracittadine, è una partita a sé. Potrebbe valere da sola il campionato perché a Milano chi vince il derby è il signore della città.
La Madonnina dall’alto delle guglie osserva le folle recarsi già dal primo pomeriggio allo stadio. Il derby non si gioca solo sul campo, ma anche tra le vie della città. Le due sponde del Naviglio sembrano toccarsi in questa occasione. Si mescolano anche i colori: nel piazzale dello stadio nerazzurri e rossoneri circolano a braccetto, in attesa del fischio d’inizio. Lì allora sarà il momento dello sfottò organizzato, delle coreografie impenitenti, dei cori all’indirizzo dei propri beniamini e degli sfottò per gli avversari, soprattutto quelli che hanno cambiato sponda di recente. Questo di solito è il derby, o meglio, il preambolo al derby. Ma quest’anno qualche cosa sembra da subito aver cambiato le carte in tavola.
Biglietterie ancora aperte il giorno della partita, appelli via web per i tifosi, affinché vadano ad occupare ogni seggiolino disponibile. La crisi economica che sta mettendo in ginocchio l’Italia si fa sentire anche nelle presenze allo stadio. Ma non è solo questo. Milan e Inter quest’anno boccheggiano, annaspano, sono distante anni luce dallo stato di forma della capolista Juventus che ancora deve trovare l’antagonista in grado di farla barcollare fino a cadere e affondare.
Milan e Inter hanno perso i loro nomi da urlo, quelli che scaldano il cuore dei tifosi. Stramaccioni e Allegri non sono gli unici a dover fare a meno dei loro campioni, la mancanza si sente soprattutto nell’animo dei tifosi, che si sentono traditi da un politica di austerity che mai immaginavano potesse toccare anche la loro squadra. Il calcio sta cambiando, senza i paperoni con i petroldollari difficilmente l’Italia potrà permettersi gli ingaggi faraonici dei grandi top players. Eppure il Milan qualcosa di faraonico ce l’ha: il “piccolo” El Shaarawy sembra essere riuscito a creare la sua piramide, ha messo una dopo l’altra in equilibrio perfetto le sue pietre e ora è pronto per essere incoronato. Se il Milan avrà la forza di poterlo tenere legato ai propri colori, il reparto offensivo avrà di che vantarsi anche negli anni a venire.
Ha ragione Allegri però, quando sottolinea che non si deve e non si può caricare sulle spalle di un giovane ragazzo la responsabilità di una squadra. Ma Stephan non ha aspettato che qualcuno gli mettesse sulle spalle il suo fardello, semplicemente ha preparato il fisico alla fatica e quando la squadra ha avuto bisogno delle sue spalle ormai tornite, lesto lesto ha fatto suo l’onere di svoltare un inizio di stagione che sembrava potesse prevedere tempesta su tutti i fronti.


La partita in Champions è stata divertente, fortunata anche, questo non bisogna dimenticarlo, ma tutti sono riusciti ad esprimere il proprio talento.
Era la partita della svolta e il Milan ha messo la freccia, pronto a mantenerla accesa anche in campionato. Allegri contro Stramaccioni, due tecnici che per forza hanno dovuto stravolgere il proprio credo calcistico. Le dinamiche in casa Milan hanno fatto si che il tecnico toscano potesse adeguare il suo modulo alle potenzialità dei giocatori a disposizione. Quindi una difesa a quattro con ancora qualche dubbio sugli interpreti definitivi. Dovrebbe rientrare l’altro giovane talento, De Sciglio, forse oscurato dal piccolo faraone, ma degno di ricevere una forte sottolineatura per il lavoro svolto fino a qui. Qualcuno lo ha paragonato a Tassotti, altri a Maldini per il modo unico di scendere in velocità e per l’eleganza nel contrasto con l’avversario. Lui sorride, ringrazia e lavora sodo, come d’altronde ha sempre fatto fin dalle giovanili. De Sciglio non è arrivato per caso a giocarsi il posto con Abate, spodestando anche il compagno più esperto: lapalissiano parlare di talento, Mattia però ha costruito passo dopo passo il suo essere calciatore senza mai perdere la testa, senza mai sentirsi già arrivato. Umile e potente, per lui parlano le gesta sul campo, ragazzo semplice, come i campioni di una volta. Un buon inizio.
Tornando allo schieramento di Allegri, adeguato alle risorse a disposizione, non si può non soffermarsi sulla coppia davanti alla difesa, riedita soprattutto per le caratteristiche di De Jong che con accanto Ambrosini può smistare palloni importanti a tutto vantaggio della corsa degli esterni, da una parte El Shaarawy e dall’altra uno tra Robinho ed Emanuelson. Già, Robinho è pronto a riprendere il suo posto nel Milan, mettendo a disposizione il suo gioco fantasioso, il suo tocco di palla leggero, la sua capacità di lanciarsi senza sosta in area di rigore, dove Pazzini attende con ansia di potersi esaltare. E intanto anche Pato è pronto a tonare sul campo. Lo farà con la Primavera, per testare la sua resistenza allo stress da gara, per vedere se questa volta i suoi muscoli di cristallo hanno ripreso la giusta compattezza.
Sarà la partita di Cassano e Pazzini, una volta compagni di meraviglie, ora avversari che si sono scambiati la maglia. Occhi puntati su Cassano, che con il Milan ha rotto l’idillio in modo inaspettato, occhi puntati su quei tifosi che, dopo essersi innamorati follemente, sono stati traditi. Il clima è caldo, gli interpreti sono pronti. Si spera solo nel pubblico delle grandi occasioni per regalare una cornice indimenticabile al derby della Madonnina che, con la solita pacata freddezza, osserva tutto da lassù, oltre le guglie del Duomo, ad un passo dal cielo.