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Boateng: "Maignan, incontriamoci! Razzismo: zero passi avanti in 11 anni. Ibra la figura più importante al Milan"

ESCLUSIVA MN - Boateng: "Maignan, incontriamoci!  Razzismo: zero passi avanti in 11 anni. Ibra la figura più importante al Milan"MilanNews.it
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
mercoledì 24 gennaio 2024, 08:00ESCLUSIVE MN
di Redazione MilanNews
fonte Intervista di Antonio Vitiello e Pietro Mazzara.

Sabato 20 gennaio 2024 l'Italia ed il mondo intero hanno assistito all'ennesima, ripugnante, manifestazione di razzismo all'interno di uno stadio. Durante Udinese-Milan il portiere rossonero Mike Maignan è stato oggetto, in modo reiterato, di pesanti insulti razzisti che hanno portato l'arbitro Maresca a sospendere temporaneamente la partita al 34esimo minuto.

Per parlare di questo tema la redazione di MilanNews.it ha contattato Kevin-Prince Boateng, ex numero 10 rossonero che, suo malgrado, ha vissuto la stessa cosa quando il 3 gennaio 2013 fermò la partita amichevole contro la Pro Patria per protestare contro tifosi razzisti. Oggi l'ex centrocampista sta collaborando con la FIFA di Infantino, insieme ad altri atleti ed ex calciatori, per muoversi concretamente proprio su questi temi. 

Sono passati undici anni dai fatti di Pro Patria-Milan nei tuoi confronti e siamo ancora qui a commentare questi episodi. È cambiato poco o nulla rispetto ad allora?

Direi che sono stati fatti zero passi in avanti. Se Mike Maignan, nel 2024, si trova a dover abbandonare il campo, vuol dire che non è successo niente. È una vergogna. Io capisco cos’ha provato. Adesso sto collaborando con la FIFA per il problema del razzismo e per la salute mentale dei giocatori per dargli una mano. Vinicius ci sta dando una mano così come Rio Ferdinand. L’obiettivo è buttare fuori il razzismo dagli stadi. Non se ne può più”.

Sarebbe importante che più giocatori trovino il coraggio di fare gesti come quello di Maignan e non solo?

Il problema è che parlano sempre e solo i giocatori di colore. Abbiamo bisogno di tutti. Perché se si parla della guerra in Ucraina o a Gaza siamo in prima linea tutti a dire che son cose che devono smettere d’esistere. Anche sul razzismo c’è necessità che ci mettano la faccia tutti”.

Hai sentito Maignan? Gli vuoi mandare, tramite questa intervista, un messaggio?

Certo. Gli ho scritto due volte: una per dirgli che è fenomenale e una adesso, dopo questo episodio. Ma non mi risponde mai… Sono passato di moda (ride, ndr). Se lui vuole, io sono a sua disposizione per aiutarlo, perché so benissimo in che situazione è”.

Cosa pensi del fatto che l’Udinese abbia allontanato a vita dallo stadio il primo tifoso identificato per i fatti di sabato sera?

È un gesto molto importante, perché hanno agito senza aspettare nessuno. Devono essere appoggiati. Inoltre hanno segnato una linea di demarcazione fondamentale perché, adesso, chi farà meno di quello che hanno fatto loro avrà fatto qualcosa di sbagliato a livello di sanzioni”.

Cosa pensi del fatto che ci sia stato anche un filone di pensiero volto a far passare Maignan come un visionario e che si sia inventato le cose?

Quando uno sbaglia, cerca di dare la colpa a qualcun altro. Sappiamo come funziona. Maignan è una vittima. Non è bello vedere una squadra andare via dal campo. Mike ha fatto benissimo. Io penso che con quelle urla abbiano voluto distrarlo e fargli male al cuore”.

Il 3-0 immediato potrebbe essere la mossa definitiva per debellare il problema?

Penso che se ci fosse questa regola non lo farebbe più nessuno, perché andresti a far perdere la tua squadra del cuore. Un turno a porte chiuse non serve a molto. Servono riscontri oggettivi con telecamere e microfoni che vanno a prendere subito chi fa queste cose e lasciarlo fuori dagli stadi per sempre”.

Zoro ha detto che Maignan non doveva rientrare in campo e che gli stadi di chi fa cori razzisti andrebbero chiusi per sei mesi. Cosa ne pensi?

Capisco Maignan, perché ama giocare a calcio ed è per quello che non è rimasto negli spogliatoi. Probabilmente, fosse stato in uno sport singolo, non sarebbe rientrato. Ma dietro di lui ha una squadra e capisco il fatto che sia tornato in campo; perché servivano i tre punti al Milan. Chiudere gli stadi per sei mesi? Servono sanzioni forti, altrimenti le cose non cambiano”.

Quanto può essere stato importante Ibra nel tenere calmo Maignan in quei momenti?

Zlatan ha passato tanti momenti del genere, ricevendo tanti insulti dai tifosi avversari che volevano disturbarlo. Lui è un uomo molto forte e ha messo la sua esperienza personale al servizio di Maignan. Ha una mentalità incredibile e avere una persona del genere al tuo fianco ti aiuta tantissimo perché sai che ti puoi appoggiare a lui. In generale, penso che il suo ritorno al Milan sia un fattore molto importante, perché per me lui – in questo momento – è la figura più importante dentro il club: riesce ad essere un bel collante tra squadra, allenatore e società”.

Cosa diresti al tifoso daspato?

Che gli serve Gesù per cambiare”.

Dal 2013 i social sono il terreno dell’odio anonimo. Non sarebbe il caso che anche queste piattaforme inizino a prendere dei provvedimenti veri verso chi fomenta l’odio?

Di sicuro. Viviamo in un mondo dove tutti ti possono insultare e in modi molto forti. Io non capisco come i social media non richiedano i dati reali alle persone che si iscrivono alle loro piattaforme per poi prendere delle sanzioni. Dopo le partite ti arrivano un sacco di insulti. È diventato troppo facile e c’è una cattiveria ingiustificata. La gente pensa che i giocatori siano tutti forti mentalmente perché sono belli, ricchi e famosi. Non sono tutti con la testa di Ibrahimovic”.

Nelle tue varie esperienze, hai notato differenze nei paesi in cui sei stato sul tema razzismo?

Il problema in Italia c’è, ma l’Italia non è un paese razzista. Anche da altre parti c’è. Allo stadio succede di più perché ha una cassa di risonanza più forte, ma può succedere ovunque. Anche in Spagna e Inghilterra ci sono episodi pesanti”.

Hai trovato qualcuno sensibile al tema razzismo?

Sono molto triste perché alla fine tutti dicono che dobbiamo agire ma poi non succede mai niente. Il mondo è questo, ognuno pensa a sé stesso. Sono pochi che prendono l’iniziativa, poi quando arriva il momento hanno paura di esporsi. Ammetto che anche io quando ero giocatore avevo timore della reazione del tifoso sui social, ora ne posso parlare più liberamente”.

L’episodio Maignan rispetto al tuo di 13 anni fa, può essere un punto di non ritorno?

Sì, perché l’Udinese ha fatto una cosa importante squalificando il tifoso. Se succede di nuovo con un’altra squadra, quel club non può sottrarsi dal prendere lo stesso provvedimento. Oggi sono una persona diversa grazie alla religione, a Gesù, dove non esiste il razzismo”.

Cosa determina le sofferenze psicologiche dei giocatori?

Oggi più di prima a causa dei social c’è ancora più pressione. I social sono un’arma di distruzione che può annientare una persona mentalmente. Può provocarti pressione, attacchi di panico e ansie. Non conosco un giocatore che non abbia problemi mentali. Anche io ho avuto la depressione per un mese, ero vuoto. Facevo l’uomo forte poi tornavo a casa piangendo. La gente pensa che guadagnare dieci milioni l’anno significa essere felici, invece quei dieci milioni sono la causa dei problemi. Le cose mentali non puoi comprarle”.

Incontreresti Maignan a Milanello?

Ma certo, so che ha bisogno di una mano. Non sappiamo se stia bene, bisogna stargli vicino”.

Come hai trovato la fede?

Quando sei giù ti serve qualcosa per rialzarti. Ero retrocesso con l’Hertha Berlino e stavo per smettere col calcio, era un momento difficile della mia carriera. Sono entrato in chiesa e dopo 5 minuti mi sono messo a piangere. Ho affidato la mia vita a Gesù”.

Com’è questo ruolo alla Fifa?

Sono un consulente di Infantino, sono molto vicino a Rio Ferdinando, parliamo con Vinicius Junior, parleremo con Thiago Silva, con Rakitic, stiamo contattando diversi giocatori ed ex per coinvolgere persone che ci mettono la faccia”.

Al Milan è arrivato Loftus-Cheek, ti rivedi in lui?

È molto forte, aveva già fatto ottime cose al Chelsea. L’Italia è perfetta per Ruben, in serie A manca un giocatore dalle sue qualità, con le sue caratteristiche. Ricorda un po’ me ma anche Nainggolan. È un giocatore box-to-box, può fare gol e assist, ed è un guerriero. Ci sta dentro a questo Milan. Però come Prince Boateng ce n’è solo uno”.

Intervista di Antonio Vitiello e Pietro Mazzara.