LA LETTERA DEL TIFOSO: "Mai pensato che la colpa potrebbe essere nostra?" di Andrea
Gentile redazione,
mi chiamo Andrea, ho 31 anni, e non ricordo da quanto tempo sono milanista. Ricordo solo il cappellino rossonero con attaccate le treccine di Gullit che mio nonno mi regalò quando ero un bimbo. Da quel giorno è stato vero amore, e oggi mi ritrovo ad avere in mano un abbonamento che rinnovo da più di 15 lunghi anni.
Il mio Milan sta vivendo anni difficili, ma come ogni cosa nella vita, mi rendo conto che i momenti felici, così come i momenti bui, alcune volte vanno e alcune volte vengono. La nostra fede verso i ragazzi non può e non deve essere legata al successo o all'insuccesso.
E per uscire da questa situazione abbiamo il dovere di accettare la realtà, e finirla di pensare ai tempi che furono. Prima accettiamo che il "Grande Milan" non esiste più, prima torneremo Grandi.
Perchè fino a quando la società si troverà davanti a tifosi nostalgici ed eccessivamente dipendenti dalla vittoria, sarà costretta ad accontentarli cercando di arrivare a traguardi impossibili e cercando di ingaggiare calciatori irraggiungibili.
Vi siete mai chiesti il perchè di tanti "parametri zero"? Perchè a fronte di una mancanza di soldi e di idee, quelli sono gli unici giocatori acquistabili che posseggono ancora un nome in grado di stimolare la fantasia e la speranza di noi tifosi. Per poi puntualmente deluderci. Abbiamo il dovere di accettare la reltà delle cose e iniziare a considerarci una squadra normale. Solo la mancanza di pressione permetterà alla nostra dirigenza di analizzare realmente la situazione e provare a costruire un vero progetto, questa volta (magari) basato veramente sui giovani.
E se qualcuno dovesse dire "se non vuoi la vittoria, non sei un vero milanista", rispondiamo dicendo "che vinca o che perda, il nostro Milan rimane la cosa più bella che c'è". Perchè in fondo lo sappiamo che un giorno, insieme, ci ritroveremo uniti a gioire ancora.
Un saluto,
Andrea L.
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