Dalle sette vittorie consecutive ad un mese catastrofico. Ma chi è causa del suo mal...

Dalle sette vittorie consecutive ad un mese catastrofico. Ma chi è causa del suo mal...MilanNews.it
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mercoledì 24 aprile 2024, 16:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Lazio, Slavia Praga, Empoli, Slavia Praga, Verona, Fiorentina e Lecce. Roma, Sassuolo, Roma ed Inter. Sette vittorie consecutive  a cui seguono tre sconfitte ed un pareggio. Com'è possibile che il Milan, nel momento in cui sembrava essere nella forma migliore della stagione, si sia sciolto come neve al sole? Tutte le certezze e le basi che avevano portato al secondo posto e ai quarti di finale di Europa League si sono sgretolate in meno di un mese, portando con prepotenza alla luce del sole tutti i difetti, storici e nuovi, della squadra allenata da Stefano Pioli. Il tutto è successo così in fretta, e soprattutto con la sensazione che fosse l'unica via percorribile, che è ancora difficile da processare.

Prima di quel filotto da sette partite consecutive il Milan era altalenante, seppur in crescita: riuscire a mettere in fila così tanti risultati di fila sembrava avesse dato nuova linfa e fiducia alla rosa, che aveva ripreso a giocare in modo arioso e con una pericolosità offensiva notevole. Eppure anche all'interno di questa striscia positiva ci sono state delle storture, le solite che accompagnano questo gruppo da ormai due anni. La scarsa percezione del pericolo, la facilità nel concedere palle gol (e gol) agli avversari, un modo di pressare che non va di pari passo con le caratteristiche dei calciatori disponibili: tutte cose sì mitigate, ma mai scomparse del tutto.

Dopo Milan-Slavia Praga di Europa League, partita finita 4-2 e giocata dai cechi con un uomo in meno per più di un'ora, chi scrive aveva chiesto a mister Pioli se quella appena andata in scena a San Siro poteva essere la prestazione di una squadra che puntava, come ammesso da dirigenti, allenatore e giocatori, ad arrivare in fondo alla competizione. Il sottotesto, palese, era: "Una squadra che punta a vincere può commettere leggerezze del genere in una competizione ad eliminazione diretta?". La risposta di Stefano Pioli è stata: "È la prestazione di una squadra che ha preso un bel vantaggio nella partita di andata, ma che deve fare ancora di più, o meglio… Se vinciamo 4-2 la vuol dire che saremo andati avanti e cercheremo di superare turno per turno. Nella nostra testa vogliamo andare avanti, poi le prestazioni devono essere di alto livello perché le difficoltà ci sono”. Tutto giusto, ma come spesso accade in conferenza si è girato intorno al problema, o all'eventuale problema, senza mai affrontarlo. 

Flash forward a Sassuolo-Milan. Partita finita 3-3 con i rossoneri che nei primi 10 minuti erano finiti in svantaggio 2-0 contro una squadra che in questo momento vale la retrocessione in Serie B. A fine partita la domanda all'allenatore è stata quasi scontata, vista la dinamica dei gol presi: Come mai avete scelto di giocare con così tanto spazio dietro la difesa, soprattutto nel primo tempo, nonostante le caratteristiche dei due centrali suggerivano altro? La risposta è stata quasi lapidaria: "Perché credevo fosse la cosa migliore per fare la partita, per non lasciare il palleggio al Sassuolo e per fare la partita noi". Anche qui si è scelto di non affrontare il problema. Perché lasciare che Kjaer e Thiaw in condizione fisiche tutt'altro che perfette difendessero con 50 metri di campo alle spalle contro un velocista come Lauriente ha esposto la squadra a situazioni che sfioravano l'imbarazzo.

In queste due risposte, che riportiamo perché ci riguardano da vicino, ma non solo (la lista è lunga) è possibile trovare alcune delle cause che hanno portato ad un patatrack finale tanto doloroso quanto storico. Dopo l'eliminazione contro la Roma in Europa League mister Pioli ha ammesso, confermando il timore che ha portato alla prima domanda citata in questo pezzo: "Forse quando arriviamo così troppo convinti poi non sappiamo reagire alle difficoltà. Forse è stato un peccato di presunzione pensare che la Roma non potesse metterci in difficoltà. È un errore che abbiamo pagato a caro prezzo”. Dopo queste dichiarazioni la sensazione che la squadra sia entrata in una sorta di "garbage time" dopo la prima mezz'ora di Milan-Lecce e non ne sia più uscita è davvero reale.

Peccato solo che quello che è venuto dopo equivaleva non solo al momento più importante e determinante della stagione, ma anche, e soprattutto, a livello di blasone e storia del club. Tutto quello che poteva andare male ci è andato, ma con quello che si è visto in campo non c'è nessun altro da biasimare. Nel dentro o fuori questo Milan, che non ha mai risolto storture e difetti, imboccando una strada che davvero costeggia l presuzione, è andato fuori. Chi è causa del suo mal...