Dna Pippo Inzaghi: la tattica per colmare il gap
Con un mercato tutto da decifrare, bloccato dalle difficoltà a cedere i tanti esuberi in rosa, Filippo Inzaghi prepara la stagione con un Milan certo non stravolto rispetto alla disastrata stagione scorsa, con i soli Menez ed Alex a rinforzare le fila.
Il nuovo mister rossonero, però, ha portato già i primi cambiamenti, per lo più per quel che riguarda la disciplina e lo spogliatoio, ma anche da un punto di vista strettamente tecnico. La sua prima scelta è chiara, tanto lavoro tattico in allenamento, cura dei particolari e di ogni situazione di gioco, partendo dalle palle inattive, coadiuvato da Giovanni Vio (il guru del gioco da fermo, amato da Zenga prima e Montella poi).
D’altronde, Pippo Inzaghi ha costruito le proprie fortune da calciatore proprio da un punto di vista tattico, di movimenti, di preparazione delle partite e studio degli avversari. L’eroe di Atene, infatti, non è mai stato dotato di tecnica sopraffina alla Ronaldo, né di una potenza fisica straripante alla Bobo Vieri, ma sulla furbizia e sul tempismo ha fondato una carriera in cui ha vinto tutto.
Il calcio moderno permette di sopperire alle carenze tecniche con gli accorgimenti tattici e la voglia di stupire, ultimo esempio è sicuramente il sorprendente Costa Rica che al Mondiale brasiliano ha fatto tanta strada, sfruttando l’organizzazione difensiva e le ripartenze, senza poter contare su individualità di spicco. Ma senza andare troppo lontani nello spazio e nel tempo, la prima Juventus di Antonio Conte era sicuramente indietro da un punto di vista qualitativo rispetto al Milan di Ibrahimovic, eppure il mister salentino ha saputo strappare quello scudetto grazie all’organizzazione di squadra, costruendo una macchina perfetta intorno al faro Andrea Pirlo.
Realisticamente questo Milan parte un gradino sotto non solo alla Juventus, ma anche alla Roma e probabilmente al Napoli sotto il profilo delle individualità tecniche, un gap che il mercato potrebbe colmare seppur in parte, ma che difficilmente potrebbe portare il diavolo sullo stesso livello dei campioni d’Italia, almeno nell’immediato. Pertanto la via da seguire è quella di un’organizzazione tattica capace di far scomparire sul campo quel divario che sulla carta appare incolmabile, la speranza è che Pippo Inzaghi sappia trasferire ai suoi giocatori quella fame e quella meticolosità che lo hanno contraddistinto da calciatore. Ci vorrà tempo e sudore, ci vorrà un gruppo coeso ed unità d’intenti, voglia di riscatto e rispetto delle regole, perché senza avere un Ronaldo o un Vieri, questo Milan ha bisogno di 11 Pippo Inzaghi per tornare in alto.
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