Ronie e quel rammarico targato 2007

Ronie e quel rammarico targato 2007MilanNews.it
martedì 15 febbraio 2011, 12:15Storia Rossonera
di Giuseppe Bosso
fonte www.acmilan.com
La breve parentesi rossonera del 'Fenomeno'

Per un crudele scherzo del destino ha annunciato il suo ritiro tre anni e un giorno dopo quel famigerato Milan-Livorno, o meglio, quel famigerato minuto che ancora oggi ricordiamo con sgomento e angoscia. Ronaldo ha detto basta, ed è doveroso salutare con uno scrosciante applauso l'uscita di scena di un fuoriclasse, probabilmente il più grande centravanti, se non di tutti i tempi, perlomeno degli ultimi vent'anni, vero erede di un altro campionissimo tanto grande quanto sfortunato, Marco Van Basten. Due mostri dell'aerea di rigore, a cui la malasorte non ha permesso di ottenere più di quanto raccolto in una carriera straordinaria.

Alla fine Ronie ha detto basta; ma avrebbe potuto farlo già nel 2000, dopo quell'altro drammatico infortunio nella finale di Coppa Italia Lazio-Inter; e invece ha sofferto, ha lottato, ed è tornato in campo giusto in tempo per essere l'eroe assoluto del Brasile pentacampione del 2002; poi la rottura con l'Inter, il Real Madrid, la Coppa Intercontinentale, il secondo Pallone d'oro e, nel 2007 , la scelta di tornare in quella Milano che, nell'estate di dieci anni prima, l'aveva accolto a braccia aperte, ma sulla sponda opposta. Ma come? Proprio lui, il figlio prediletto di Moratti, che nel suo primo anno di militanza nerazzurra aveva regalato ai supporter interisti quel pallonetto beffardo a Sebastiano Rossi nel derby vinto 3-0, che aveva giurato eterno amore alla causa della Beneamata, e che aveva pianto amaramente all'Olimpico quel 5 maggio in cui sfumò uno scudetto annunciato...andava al Milan? Si, in un calcio in cui non ci si poteva meravigliare veramente ormai di niente, anche questo poteva e doveva essere accettato, Ronaldo tornava in Italia per indossare proprio quella maglia rossonera, affrontata in tanti derby accesi; ma a ben vedere il Milan era un appuntamento preannunciato e rimandato; si, perchè prima di legarsi all'Inter, e in tempi non sospetti, durante quella formidabile stagione 1996-97 in cui divenne, con la maglia del Barcellona, oggetto del desiderio di tutto il mondo, non solo calcistico, Berlusconi aveva in mente di vestirlo di rossonero; ma il Milan aveva l'esperienza di Weah e aveva deciso di puntare, in prospettiva futura, su un giovanoto olandese che l'aveva castigato in una sfortunata finale di Champions League, tale Patrick Kluivert, da molti additato addirittura come il vero erede di Van Basten. Com'è andata lo sappiamo, Kluivert ha regalato più arrabbiature che altro in una pessima stagione per il Milan, mentre Ronie ha subito preso per mano l'agguerrita Inter targata Simoni, vincitrice della Coppa Uefa sulla Lazio, ma in campionato stoppata dalla Juve di Lippi che si aggiudica un tricolore avvelenato, tuttavia, da quello scontro con Juliano al Delle Alpi il 26 aprile. Poi, smaltita la rabbia-scudetto, il Mondiale di Francia perso in finale e le prime avvisaglie di un incredibile calvario alla discesa dell'aereo il giorno dopo la batosta transalpina. Breve e sfortunata, la parentesi rossonera, con in più il cruccio di non aver potuto partecipare alla conquista dell'unico trofeo che mancava alla sua invidiatissima bacheca, quella Champions League che il Milan avrebbe vinto ad Atene e che però gli assurdi regolamenti Uefa non consentivano l'utilizzo del 'Fenomeno', appena sbarcato da Madrid, in tempo per regalare, nel suo primo e unico derby da milanista, l'illusione di un successo poi sfumato per mano di un altro, futuro, inaspettato milanista, Ibrahimovic. Siena, Inter, Empoli, Messina, Cagliari, Napoli: queste le sue uniche gioie; contro i partenopei segna due gol nella sera del debutto di Pato, che inconsapevolmente quella sera raccoglie una pesantissima e inaspettata eredità. L'eredità di un campione che tutti abbiamo amato e che non possiamo fare a meno di salutare con una lacrimuccia. Obrigado, Ronie!