Mourinho farnetica. Cassano sbaglia. Ganso libera Pirlo
Nella storia del calcio ci sono stati allenatori bravi e meno bravi, simpatici e antipatici, ermetici e solari, ma un provocatore arrogante come Mourinho non ha né confronti né termini di paragone. Il delirio di onnipotenza di questo sbruffone si è miseramente manifestato dopo lo 0-2 di mercoledì: la nevrotica conferenza stampa successiva alla scoppola subita dal Real nella semifinale di andata contro il Barcellona (coraggioso e spettacolare) merita provvedimenti seri sia in campo sportivo che a livello legale. Il dio in terra non può lanciare accuse così infamanti nei confronti degli avversari, degli arbitri e dell'Unicef, il Real deve vergognarsi non solo per la sconfitta, ma per gli sproloqui del suo allenatore. Non bisogna aspettare che due infermieri lo portino via incamiciato, per smetterla di sentire il vomito osceno di questo ominicchio frustrato.
In preda al delirio anche qualche tifoso del Milan: pur non avendo mai visto giocare in vita loro né Ganso né Taiwo, solo per il fatto che hanno cognomi esotici e pelli abbronzate, le novità eccitano fuori misura qualche sostenitore rossonero. Mode. Che il Milan abbia messo a segno due colpi importanti non vi sono dubbi, che ci sia una confusione estrema sulle loro caratteristiche e potenzialità è altrettanto accertato. Ganso - grande gol nella Libertadores mercoledì notte - arriva da un brutto infortunio, ha giocato un'ottantina di partite da professionista (con una ventina di gol), gioca da interno e non da trequartista, ha 7 presenze nella Nazionale giovanile e una nella maggiore. In rossonero sarà centrocampista laterale con Ambrosini o Van Bommel centrali, Gattuso o chi per lui sull'altro lato: il suo arrivo preclude il rinnovo a Pirlo, purtroppo. Il Milan potrebbe rimpiangerlo. Taiwo è forte, potente, ha gamba, ha corsa. Come Emanuelson, anche se la struttura è profondamente diversa. Ma, come Emanuelson che ora sta cominciando a convincere tutti, avrà bisogno di inserirsi, ambientarsi, adattarsi. Non ci si può esaltare a dismisura per una semplice novità, né bocciare con la stessa facilità dopo una sola partita (Sokratis docet). Né seppellire uno che nel Milan che torna a vincere lo scudetto dopo 7 anni, è stato il terzino sinistro titolare per più di 30 partite ma che ha il torto di chiamarsi semplicemente, banalmente, Luca Antonini.
Il rinnovo di Pirlo è dunque complicato, quasi sfumato, per scelta più o meno reciproca, mentre Seedorf e Ambrosini continuano a sperare e infine alcune situazioni andranno attentamente vagliate. Quella di Antonio Cassano sembra la più complessa: il barese non sembra disposto a fare il quinto attaccante dietro a Ibrahimovic, Pato, Robinho e Inzaghi e manda messaggi d'amore all'altra Genova, quella rossoblù. Città che, con la moglie, preferisce decisamente a Milano. Come è accaduto a molti altri in passato, Cassano deve decidere se essere il n.1 in provincia o uno dei tanti protagonisti in città. Lui stesso ha ammesso di essere stregato dall'amore dei tifosi rossoneri, lui stesso ha capito di poter essere un primattore in molte scene future del Milan, lui stesso sa che i suoi concorrenti per una maglia (chi per questioni fisiche, chi per questioni caratteriali), lasceranno ancora molte chances e molti spazi. Chi decide Milan, decide di vivere una certa avventura. Chi decide di rinunciarvi, accetta comunque qualcosa di più piccolo. Di meno importante.
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