... C'eravamo tanto ubriacati

... C'eravamo tanto ubriacatiMilanNews.it
© foto di Alberto Fornasari
mercoledì 11 maggio 2011, 12:15Focus On...
di Salvatore Trovato

Per un Milan che, dopo aver conquistato lo Scudetto, fa un voto di castità, restando a Roma e rimandando l’abbraccio di Milano, per tenere alta la concentrazione e preparare al meglio la semifinale di ritorno contro il Palermo, ce n’è un altro che, proprio dalla Capitale, festeggia a suon di birra e champagne, facendo le ore piccole, si prende una domenica di relax, con rientro fissato per tutti all’una di notte circa, riservandosi un solo, misero giorno di allenamento proprio in vista di quella partita da giocare in Sicilia. Insomma, alla faccia della concentrazione… Non era meglio allora far rientro alla base, festeggiare con propri i tifosi fino all'alba, poi riposare il giorno successivo (però a Milano), quindi allenarsi il lunedì e partire per Palermo il martedì mattina? La festa sarebbe stata senza dubbio più grande con i protagonisti dello Scudetto presenti e i sostenitori milanisti non avrebbero certo dormito, pur di aspettare l’arrivo dei Campioni.
Invece no: si è preferito prolungare l’alloggio romano, in nome di una concentrazione da tenere a tutti i costi, anche se, è inutile nasconderlo, nessuno c’avrebbe scommesso un euro sul buon esito dell’iniziativa. Come si può pensare di resistere alla tentazione forte dei festeggiamenti dopo aver vinto uno Scudetto? Impossibile! Come si può pensare di preparare una semifinale di Coppa in quelle condizioni, contro un avversario motivato e allenato? Altrettanto impossibile! E come si può pensare di allestire una formazione competitiva, quando quest’ultima, sfiancata dalla festa tricolore, aveva tutt’altro in testa, nonostante le smentite e le classiche frasi di rito? Ancora più impossibile!
La gioia ha allentato la tensione di tutti, come è giusto che sia. I discorsi di professionalità non c’entrano: siamo uomini, i calciatori sono uomini, non certo macchine, e una semifinale di Coppa Italia, con tutto il rispetto, non ha il fascino di una partita decisiva di Champions League. Risultato: ha vinto la squadra con in testa ancora la stagione, anche se il Milan ha avuto le sue occasioni, soprattutto nel primo tempo con Robinho. Nella ripresa, però, gli strascichi della sbornia Scudetto hanno preso il sopravvento su tutti e il calo psicofisico è stato inevitabile.


Lo stesso Allegri, che ha già dimostrato di essere un giovane tecnico di ottime speranze, non è ancora un cannibale, un maniaco della perfezione. Da novello Campione, infatti, ha lasciato che l’euforia della vittoria lo travolgesse, smarrendo anche un pizzico di lucidità: qualche scelta iniziale piuttosto discutibile e un paio di cambi ritardati hanno complicato il cammino verso la finale di Roma. Ma è giusto così, o meglio, va bene così: Allegri si goda il successo, quello decisamente più importante, per il "killer instinct" ci sarà tempo. Per ora, basta e avanza il physique du rôle, quello da Campione d’Italia.
E adesso tutti a Milano per i festeggiamenti, quelli che, con ogni probabilità, è stato inutile rimandare.