Vita da leader...

Ci sono due categorie di giocatori: quelli che per risultare importanti hanno bisogno di scendere in campo e prendere a calci un pallone, e quelli che riescono a farsi sentire anche quando non si vedono, che ci sono anche quando non ci sono. Ci riescono non soltanto per il ricordo che di sé hanno lasciato a compagni e tifosi, ma soprattutto perché hanno una personalità forte, esemplare, capace di trascinare ed infondere sempre e comunque un briciolo di carica in più, senza far rumore, senza risultare plateali e ridondanti.
Zlatan Ibrahimovic e Rino Gattuso ci sembrano i due massimi esempi di queste due filosofie. Lo svedese: bravo, inarrestabile, dannatamente professionale e forte come pochi. Non sa cosa vuol dire legarsi ad una maglia condividendone la storia, il presente e le radici, ma tra il momento in cui la indossa e quello in cui la toglie, ci sono mesi di grandi giocate e calcio ad alti livelli. Mesi di visibilio e soddisfazione per i tifosi, che ad amarlo impiegano una manciata di minuti: quelli che generalmente gli bastano per prendere le misure al nuovo ambiente e diventarne, a suo modo, il leader indiscusso.
Rino Gattuso merita un discorso diverso, soprattutto in questo che – senza ombra di dubbio – rappresenta il momento più delicato della sua carriera.

Rino Gattuso è vicino al Milan: non perché la domenica non ha nulla di meglio da fare che accomodarsi sul divano ed ammirare i propri compagni davanti alla tv, ma perché lui è ancora uno di loro. Ogni giorno – come ha raccontato in esclusiva a Milannews.tv – percorre dieci chilometri. Correndo. Una corsa tutt’altro che disperata, ma intrisa di speranza e passione. Quelle che non lo hanno mai abbandonato, né in campo né fuori: quelle che sono diventate rossonere fin dal primo giorno in cui ha indossato la maglia del club più titolato al mondo. Perché lui è così, rossonero nell’anima e non solo nella maglia, un libro aperto che non si chiuderà mai…