Il maestro di Montevideo, luci e ombre
Grande in patria, sfortunato in Europa. Un destino comune a molti calciatori e allenatori sudamericani al quale non è sfuggito Oscar Washington Tabarez, c.t. uruguagio stasera avversario degli azzurri. Torna in Italia 12 anni dopo la fine della sua seconda esperienza sulla panchina del Cagliari, durata poco più di cinque giornate, proprio alla vigilia della sfida contro quel Milan che aveva allenato per pochi mesi nell'autunno 1996. Grande in patria, dicevamo, il maestro di Montevideo, capace di regalare al Penarol nel 1987 la sua ultima Coppa Libertadores(perdendo poi, nella neve, l'Intercontinentale contro il Porto); vincitore dei giochi panamericani con l'under 20 celeste; una fortunata esperienza anche in Argentina con il Boca Juniors tra il 1991 e il 1993 sanciti dalla vittoria del titolo Apertura; commissario tecnico dell'Uruguay ai mondiali italiani, conclusi proprio all'Olimpico contro gli azzurri sotto i colpi di Schillaci e Serena. La svolta, tanto agognata, nel 1994, con la chiamata del Cagliari di Cellino, reduce da un'annata da incorniciare in cui è arrivato in semiifnale di Coppa Uefa, fermato solo dall'Inter. Tra i suoi ragazzi, anche un certo Massimiliano Allegri e alte future conoscenze milaniste come Valerio Fiori e Pippo Pancaro. Nei due incroci con gli uomini di Capello due pareggi per 1-1, e alla fine un ottimo ottavo posto, che però non bastano per meritare la conferma. In compenso iniziano a farsi avanti molte società con il tecnico, che così rimane per un anno fermo in attesa di una nuova sfida. Si fa avanti Moratti per l'Inter, ma anche il Milan, ormai in rottura con il mister friulano, ha pensato a lui, e così nella primavera 1996, conquistato lo scudetto numero 15, la decisione è presa: Capello va al Real Madrid, Tabarez è il nuovo allenatore rossonero.
Raccoglie una pesantissima eredità ma soprattutto una squadra in gran parte composta da giocatori ormai a fine carriera come Baresi e Tassotti, che chiuderanno proprio in quella sfortunata stagione la loro ruggente carriera; c'è un Roberto Baggio lontano dai fasti di appena due anni prima che lo avevano visto protagonista assoluto al Mondiale americano; ci sono nuovi elementi che tradiranno le attese, come il duo olandese Davids-Reiziger,acquistati a costo zero dall'Ajax,e il centravanti francese Dugarry.C'è un attacco che poggia le sue speranze sui gol e i numeri di George Weah. E l'esperienza così sarà nefasta: sconfitto dalla Fiorentina nella Supercoppa Italiana e superato a fatica il primo turno di Coppa Italia contro l'Empoli, Tabarez fin dall'inizio deve fare i conti con voci di società insoddisfatta e alternative prossime. Il debutto in campionato è scoppiettante, contro il Verona, che passa in vantaggio con De Vitis ma poi nella ripresa soccombe alla doppietta di Simone, al gol di Baggio e soprattutto al capolavoro di Weah, che realizza una rete memorabile partendo dall'area rossonera, a tutt'oggi inserito a pieno titolo tra le reti più belle della storia milanista. Ma dopo soli tre giorni, la prima doccia fredda in Champions League, con il Porto(evidentemente una bestia nera per lui..) che si impone 3-2 a San Siro, e peggio va la domenica seguente a Marassi, dove arriva un altro stop contro la Sampdoria. E così, dopo tre soli mesi di alti(pochi, come il 3-1 rifilato al Napoli con doppietta di Weah e gol di Baggio, il 4-1 in Norvegia sul campo del Rosenborg con un Simone scatenato)e molti bassi(eliminazione in Coppa Italia, peraltro da imbatttuto, per mano del Vicenza di Guidolin poi vincitore del trofeo; altro stop in Champions a Goteborg per 2-1; in campionato sconfitte a Roma e Firenze dove non si perdeva dai tempi di Farina..)il 1 dicembre a Piacenza il crollo definitivo, per mano dei biancorossi che nel primo tempo passano 2-0; nella ripresa subiscono la rimonta milanista con la doppietta di Dugarry, ma poi prevalgono con la spettacolare rovesciata di Luiso. Nella notte, il clamoroso ribaltone che investe il calcio italiano: Arrigo Sacchi percorre la strada inversa che nel 1991 lo aveva portato da Milanello a Coverciano, lasciando la nazionale e tornando a Milano, mentre Tabarez torna mestamente in Uruguay. Ma il ritorno del mister di Fusignano non migliorerà la situazione, a cominciare dalla sciagurata eliminazione in Champions per mano del Rosenborg la sera della prima, per poi proseguire con una impressionante serie di passi falsi in campionato. Il 'maestro',invece, dopo un'altra annata da dimenticare,in Spagna,all'Oviedo,nel 1999 torna come detto a Caglari ma anche qui non brillerà. Tornato a casa,in Sudamerica,le cose miglioreranno:nel 2006 torna a guidare la nazionale del suo Paese, da anni in crisi di risultati. E la sua mano si fa sentire subito, con il quarto posto al mondiale sudafricano e la conquista,in estate,della Coppa America in Argentina.
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