La sfida d'amore e la squadra delle istituzioni

La sfida d'amore e la squadra delle istituzioniMilanNews.it
sabato 4 maggio 2024, 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Dunque i 90 minuti di Milan-Genoa saranno un unico lungo minuto di silenzio e di riflessione rispetto alle cicatrici di questa stagione e sulla fame di riscatto e di riscossa che pulsa nel petto del popolo rossonero. Quando lo status quo di una città viene sfondato in maniera così pesante, saltano i pappafichi emotivi e l'aria diventa pesante. Inevitabile. Lo sa peraltro perfettamente, per guardare dentro la Storia, lo storico presidente interista Massimo Moratti: dopo gli 8 derby persi contro il Milan e le due eliminazioni dalla Champions League collezionate contro il Milan tra il novembre 2002 e l'aprile 2006, era sotto pesantissima contestazione (i giocatori del Milan ritardarono di 15 minuti l'inizio di Milan-Chievo dell'aprile 2006 in segno di solidarietà con i colleghi nerazzurri che erano stati schiaffeggiati dai tifosi in aeroporto al rientro da una trasferta ad Ascoli) e avrebbe dovuto cedere il club se non fosse scoppiato, per tutt'altri motivi, lo scandalo di Calciopoli.

Oggi le cose stanno in maniera nettamente diversa. L'Inter è la squadra campione d'Italia, è la squadra delle istituzioni che tifano e presenziano solo alle loro partite e gli altri, fra cui noi, devono aggiustarsi. Dobbiamo destreggiarci in un clima ostile. Che non è certo quello dei nostri tifosi, addolorati e responsabili nella forma e nella sostanza della loro protesta critica e civile, ma si tratta invece di un clima simboleggiato da ben altri parametri. Di mercato, con le squadre degli entourage perfettamente allineate alle istituzioni. Ma anche di regole e comportamento, essendo il Milan fra le altre, fra le squadre che non possono fare, fra cifre, paletti e controlli, tutto quello che vogliono.

E' una sfida d'amore quella che e viene lanciata dalla Curva e dal popolo dei Milan Club. Vogliono tornare all'assalto della gioia del 2022, vogliono guardare in faccia il gap con coraggio, fin da domani mattina, ma vogliono farlo con la forza e con l'energia suffragata dalle scelte e dai fatti. Nessuno chiede la luna. Anzi, nel comunicato della Curva si invoca, nel merito, continuità, si chiede infatti di "proseguire nella linea d’investimenti intrapresa la scorsa stagione, puntando su un allenatore che sappia stimolare il gruppo e valorizzare i giovani, facendo acquisti mirati nei ruoli lasciati scoperti questa stagione". Dunque l'estate 2023 non viene rinnegata, tutt'altro, tanto che si chiede di svilupparla. Giustamente, esattamente come pensa il club, non deve essere e non deve rimanere monca. Il calcio non è un fiume che scorre sempre uguale a se stesso. Il calcio è aspro, acre, discontinuo, imprevedibile. Con rari, rarissimi, momenti di estasi. E quando il calcio si increspa, bisogna saper adeguare parametri e visioni a sfoghi, esigenze e burrasche. E' crescita anche questa.

A sostenerla deve essere l'ambizione. Siamo dentro un ciclo signori. L'Inter di oggi è esattamente, ne più ne meno, quello che è stata la Juventus dal 2012 al 2020. Che poi i bianconeri abbiano vinto tanti Scudetti consecutivi e l'Inter no fa parte degli episodi e dei capricci del calcio. Ma l'ambizione deve essere proprio quella: scalzare un ciclo avversario forte e tosto, che ha ancora carburante e prospettive. Un ciclo che, per quanto ci riguarda, è clamorosamente diverso da quello della Juve. Perchè? Perchè ce lo ritroviamo in casa. Ecco perchè. La sacrosanta e legittima tempesta emotiva sta travolgendo tutto.

Il Milan fra entrate ed uscite di meno 180 milioni di euro nel triennio 2021-2023, è nettamente la prima società della Serie A per investimenti sul parco giocatori, ma evidentemente non passa. Il bilancio del Milan 2022/2023 si è chiuso con un attivo di 6,1 milioni di euro e lo scostamento aggregato massimo previsto, secondo i dettami del Settlement agreement Uefa cui è soggetto il club, è pari a meno 60 milioni, cifra che verrà monitorata nel 2026, ma evidentemente neanche questo passa, bisogna spendere è la parola d'ordine dei Milanisti. Gli argini delle cifre e dei paletti non tengono, perchè la delusione è troppo forte e gli sfottò al nostro blasone e alla nostra tradizione assolutamente insopportabili. Sono i due volti del calcio, il razionale e il percepito. Quando confliggono, è come l'aria fredda che entra in rotta di collisione con l'aria calda. E si scatena vento di burrasca. Un vento che non cancella il vento dei ricordi, come accade a chi ha il vezzo della buona memoria. Per tutt'altri motivi ho citato l'estate 2006 di Calciopoli a inizio pezzo. Che estate. La trincea di Milan Channel, il pennarello, la banda dei quattro che sparacchiavano ogni giorno contro il Milan. Due dei quali sono ancora molto in auge, a quanto pare.