Del Piero e la scelta estrema del presidente Agnelli, nuove energie dal mercato, ma non per tutti. Il pasticcio mediatico dello Juventus Stadium

Del Piero e la scelta estrema del presidente Agnelli, nuove energie dal mercato, ma non per tutti. Il pasticcio mediatico dello Juventus StadiumMilanNews.it
sabato 22 ottobre 2011, 00:00Editoriale
di Mauro Suma
Nato a Milano il 10 Maggio 1965; Giornalista Professionista dal 1994. Dopo le esperienze professionali di carta stampata (La Notte e Il Giorno) e televisive (Telelombardia, Telenova, Eurosport), dirige Milan Channel dal 16 Dicembre 1999.

Nel calcio i dribbling li devono fare i campioni, non i dirigenti. Scriviamo l’ovvio, perché quello del presidente Agnelli all’assemblea degli azionisti della Juventus è stato un dribbling bello e buono. Alessandro Del Piero doveva essere al suo fianco, bisognava avere la forza di preparare e concordare l’annuncio. Esattamente la stessa forza che il presidente Agnelli ha trovato per riservare a fior di telecamere la firma dello scorso contratto di Alex, avvenuta in una data simbolica, il 5 Maggio 2011, alle porte di una estate che, negli auspici dei dirigenti bianconeri, doveva essere quella della revoca del famoso Scudetto. Quando vuole, Andrea Agnelli la forza ce l’ha. La stessa inaugurazione dello Juventus Stadium, vissuta all’insegna di un grande investimento (oltre 2 milioni di euro), lo conferma. Su Del Piero, non ha avuto né forza, né energia. Ha semplicemente sfruttato il primo buon momento della sua gestione con la squadra prima in classifica, per mettere le mani avanti. Un po’ come fece di recente il presidente viola Cognigni che riferì ai quattro venti quello che si erano detti lui e Montolivo in un colloquio privato. Più o meno allo stesso modo, il presidente Agnelli ha voluto rendere pubblico quello che era negli accordi fra lui e Del Piero, ma lo ha fatto smarcato dall’interessato, senza la complicità dell’interessato che era a Vinovo ad allenarsi e quindi totalmente svincolato dall’annuncio presidenziale. Non c’è stata la forza di affrontare Alex per arrivare ad un annuncio comune? C’era il timore che Del Piero forzasse le cose con un nuovo video nella prossima primavera? Si è voluto dare un segnale alla squadra, e se sì quale? Le domande fioccano una via l’altra, per l’anomalia dell’annuncio e per la lunghissima e pesantissima scia del silenzio di Del Piero. Ore e ore come rintocchi, senza reazioni e senza consensi. Un silenzio che ha ottenuto un solo risultato: cementare i tifosi bianconeri al fianco di Alex e contro l’annuncio. Insomma, non ci voleva in una Juventus impegnata in questo momento al vertice del torneo. E’ vero che, nel calcio di oggi, nel pallone dei blog e dei social network, è sempre più difficile gestire il trapasso delle vere bandiere dei grandi Club. Ebbe delle code impreviste l’addio al calcio di Paolo Maldini (anche se fino al giorno prima, a Milanello, nel Maggio 2009, Adriano Galliani gli aveva chiesto di continuare a giocare nel Milan), c’è Inzaghi che scalpita, non è semplice per la Roma convivere con l’enorme alone di Francesco Totti, anche per l’Inter si porrà il problema, a meno che non ci sia pronto un incarico dirigenziale pronto subito, di gestire il saluto a Javier Zanetti. Tutto giusto e tutto concesso, ma c’è qualcosa di estremo nell’iniziativa di Andrea Agnelli. Qualcosa che sfugge, qualcosa che affiora anche dalla mano pesante dei nuovi profili di contratto dei giocatori, dal braccio di ferro agostano con l’Associazione calciatori, dalla strategia galattica sulla spedizione a tutti i cantoni del mondo del ricorso per la revoca del famoso Scudetto. Ecco, i dribbling li devono fare i campioni, non i dirigenti e nemmeno gli avvocati. Soprattutto se d’assalto e soprattutto se estremi.

Aquilani e Nocerino hanno giocato molto bene contro Palermo e Bate Borisov. Aquilani: un assist contro il Palermo, un palo e un altro paio di occasioni contro i bielorussi. Nocerino: un gol contro il Palermo e fra i migliori in Champions League. Taiwo ha giocato una partita più che dignitosa contro il Bate Borisov. Vuoi vedere che il mercato del Milan che non ha fatto l’affare del secolo (così è stato presentato) cedendo i suoi Eto’o, dovrà prima o poi essere riconsiderato, con buona pace degli ultrà delle mail che infestano con i loro sproloqui, i loro rutti liberi e i loro insulti gratuiti, più di una trasmissione televisiva? A maggior ragione considerando anche il gol di El Shaarawy contro l’Udinese e i primi minuti in gara ufficiale di Philippe Mexes. Il Milan sta traendo forza dal mercato, dai nuovi stanno arrivando gol, episodi, prestazioni e prospettive. Alla faccia di tante, troppe, smaccate ironie. Non è facile, già a inizio stagione, perché siamo a inizio stagione, per le grandi squadre, in cui è meno semplice inserirsi, ricevere questo tipo di contributi. Fra le grandi del torneo, il mercato ha dato nuova linfa al Napoli con Inler, alla Juventus con Pirlo e Vucinic, alla Lazio con Klose, alla Roma con Osvaldo. Basta, l’elenco delle grandi in cui i nuovi giocatori acquistati dal mercato hanno già scritto pagine significative della stagione nascente, è finito.

Che questa indagine sullo Juventus Stadium finisca il primo possibile, con tutte le certezze e le sicurezze del caso. Lo stadio nuovo della Juve è la mosca bianca, a livello strutturale, del calcio italiano. L’unica vera, incoraggiante, inversione di tendenza del nostro movimento calcistico in ottica futura. Uno stimolo importante per le altre grandi città e le altre grandi squadre del nostro campionato. Che questo raggio di luce sia finito nel cono d’ombra dei soliti sospetti e delle solite inchieste, è un grandissimo peccato. Con tutto il rispetto della magistratura e dei professionisti che hanno progettato, costruito e collaudato l’impianto, questa storia è una macchia di cui il nostro calcio non sentiva alcun bisogno. Anche se ci fosse una sola famiglia che rinunci a portare i figli allo stadio della Juventus per l’allarme procurato dalla vicenda, sarebbe una sconfitta enorme. E l’ennesimo messaggio negativo e pasticciato che dal nostro calcio raggiungerebbe l’Europa del pallone. Non sarà così e non deve essere così, ma la vicenda dello stadio bianconero non è una storia interna alla Juventus, è lo specchio di un Paese che fa fatica a tenere il passo, a darsi delle regole e a rispettarle. Mediaticamente l’inchiesta della magistratura è già un problema, rispetto al quale non sarà facile recuperare la situazione. L’augurio è, come sempre, che i gol e l’entusiasmo riportino la serenità necessaria. Nello stadio della Juventus, nel nostro calcio e fra i tifosi.