Tevez ha scelto: nel suo futuro solo il Milan. Ora la palla passa al City
Il Milan esce frastornato dalla trasferta di Champions. Un primo tempo del tutto anonimo viene prontamente riscattato dalle magie da sambodromo inventate nell’arco di soli tre minuti da Pato e Robinho, che illuminano i volti intirizziti dei circa trecento tifosi rossoneri presenti a Praga. Una trasferta che dunque sembrava potersi descrivere come proficua, ma i rossoneri si lasciano cullare dall’idea di aver ormai archiviato la gara troppo presto. E i padroni di casa, esattamente come successo nell’apertura del secondo tempo, in quattro minuti prima accorciano le distanze e poi pareggiano, facendo esplodere lo stadio, che già festeggiava per la qualificazione in Europa League, ulteriore finestra europea riservata anche alle terze classificate di ogni girone.
I volti dei trecento tifosi, i loro occhi, la loro immobile sorpresa rimangano a contorno di questa esperienza. Il risultato non era determinante per la classifica, ma abbiamo visto quanto possa essere determinante la concentrazione e la motivazione: il Viktoria che segna al Milan il primo gol si trasforma proprio in balia dell’entusiasmo, trascinata dal suo pubblico. Disarmante il pareggio, che lascia un gusto amaro alla qualificazione, peraltro già raggiunta dal Milan ancor prima di scendere in campo.
Però, risultato a parte, si sono viste buone cose. Innanzitutto, anche se ormai è stato sottolineato in ogni salsa, il ritorno al gol sia di Pato che di Robinho. Soprattutto il secondo ha ricacciato i fantasmi e gli scheletri nel suo armadio, rifacendosi di occasioni sprecate in condizioni ben più semplici.
Poi Allegri ha regalato un palcoscenico importante a due dei suoi giovani. Uno,quel De Sciglio che, schierato come terzino destro, pur con qualche piccolo tentennamento, ha disputato un’ottima partita. L’altro entrato in corsa nel finale al posto di Robinho: il più giovane giocatore nella storia dei rossoneri ad esordire in Champions League, Bryan Cristante, classe ’95 che così ha potuto entrare di diritto nella storia dei rossoneri. Pochi palloni per lui nel finale, proprrio nel miglior momento degli avversari, ma di certo si è vista la grinta con cui il giovanissimo talento è sceso in campo.
Chi invece sembra aver perso l’ennesima occasione per mettersi in luce, è Taiwo. Opaco, non incisivo, disorientato a tratti nonostante l’avversario non fosse di primo livello. Buona la prova di Mexes, eccezion fatta per il finale in cui un po’ la concentrazione calante e un po’ la fatica nelle gambe dopo il rientro, hanno fatto calare la valutazione della sua gara.
Sembra ormai ipotizzabile un suo possibile addio, o un trasferimento in attesa di poterlo veder brillare anche nel calcio italiano.
Un pezzo di storia rossonera sembra ormai destinata a lasciare Milanello. Pippo Inzaghi ha voglia di giocarsela ancora, non si sente un giocatore da pochi minuti a partita e sembra ipotizzabile il suo ritorno nella squadra che lo consacrò: il Parma di Ghirardi. Se i progetti del Milan non saranno graditi a SuperPippo, se non dovesse arrivare l’occasione per giocarsi in Europa il record da goleador, allora potrebbe aprirsi la reale ipotesi di vederlo tornare alle origini, per chiudere così il suo cerchio calcistico.
E quanto mi costa doverlo scrivere, perché SuperPippo per quel che mi riguarda, ha tatuata sulla pelle la maglia rossonera. Chi scrive ora, in corsivo, per evidenziare la personalissima idea, è la tifosa affezionata a quelle corse a perdifiato dopo il gol, quando il volto di Pippo sembra trasfigurarsi dalla gioia, come quello di un bambino che ha appena ottenuto il gioco desiderato. E io non vorrei mai veder Inzaghi lontano dal mio Milan, ma questo è solo il mio pensiero.
Tornando al mercato, inutile sottolineare che la nostizia del giorno la si aspetta da Manchester. Galliani ha trovato la giusta strada per arrivare a Tevez e il giocatore ha risposto con entusiasmo, andando a ritoccarsi di molto il possibile compenso. Prova d’amore superata, dunque. Ora non resta che aspettare la risposta del club inglese, visto che il suo allenatore aveva già spianato un’autostrada per il suo approdo in rossonero. Tevez ha scelto, vuole il Milan e l’ha dimostrato nelle pratiche preliminari. Ora tocca ai dirigenti concretizzare le sue volontà.
E non sembra plausibile possa essere il solo Tevez il grande regalo per il ritorno personale di Berlusconi alla guida del Milan. Dopo il tormentone mister X di questa estate, il nome che sembra tornare di moda è quello di Kakà, il rimpianto più vivo, ancora, nei cuori dei rossoneri. Sia in via Turati che sugli spalti, in modo indifferente, il ritorno del figliuol prodigo verrebbe accolto da ovazioni. Eppure questo sembra essere destinato a restare solo un bel sogno.
E allora il Milan continua a tessere le lodi di Maxi Lopez, che messo in stand by dall’affare Tevez, potrebbe comunque rientrare nei piani dell’Ad rossonero. E non dimentichiamoci del ciclone Eriksen: il suo arrivo garantirebbe una buona continuità in uno dei reparti più “anziani” della formazione rossonera.
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