La Stampa: è sciopero ma nessuno lo dice
Altro che ansia da ultimo acquisto, ciò che preme in questi giorni è sapere se domani si tifa Milan contro il Cagliari oppure no. L'anno scorso allo scadere del calciomercato estivo arrivò Ibra, quest'anno è nell'aria uno sciopero. Ieri, è caduta nel vuoto l'ultima, disperata, mediazione del presidente federale, Giancarlo Abete, che dopo salito al Foro Italico, sede del Coni, ha raccontato quella che nelle sue riflessioni si sarebbe comunque rivelato un punto di svolta. Abete aveva pensato «a un fondo di garanzia fino a 20 milioni» dove i club avrebbero potuto attingere qualora in un eventuale contenzioso con i propri tesserati sul tema dei contributi di solidarietà fossero stati sconfitti davanti ad un collegio arbitrale. Proposta respinta al mittente con la velocità di un lampo.
Quindi il rinvio è vicinissimo, ma improvvisamente nessuno vuole pronunciare la parola sciopero. I giocatori non lo proclamano ufficialmente perchè, dicono, «è compito della Federcalcio a cui il consiglio federale ha concesso la deroga di far slittare la giornata di campionato». La Lega di A non ne parla perchè «se la stagione non parte è per colpa dell'Aic» e, intanto, ancora a tarda sera, ieri, il presidente dei presidenti del nostro calcio, Maurizio Beretta, annunciava come «in assenza di una proclamazione ufficiale da parte dell'Associazione calciatori, le società convocheranno i tesserati per la prima di campionato».
Questa mattina, è atteso l'annuncio di Abete: i suoi legali gli hanno preparato la delibera con la quale dovrebbe far partire il campionato l'11 settembre dalla prima giornata o dalla seconda. Salvo miracoli, i milioni di tifosi della serie A, resteranno senza capire, senza parole.
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