Cagliari, Torino, Salernitana: le prime 3 partite della prossima stagione. Il vero ruolo di Ibra. Lo sciopero non è solo della Curva. E su Conte ho detto…

Cagliari, Torino, Salernitana: le prime 3 partite della prossima stagione. Il vero ruolo di Ibra. Lo sciopero non è solo della Curva. E su Conte ho detto…MilanNews.it
venerdì 10 maggio 2024, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

Cos'è rimasto in questi 270 minuti finali della stagione? Quale significato assumono? Non liquidiamo la questione con una classifica ormai definita: certo, c'è da difendere un secondo posto che non è mai comunque un piazzamento banale, certifica la continuità ai vertici del campionato (sissignori, compreso quello dello scorso anno, perché se uno bara al tavolo da gioco e viene allontanato per questo, la sua posta rimane agli altri essendone stati danneggiati). Il vero senso delle sfide a Cagliari, Torino, e Salernitana, però, è la riflessione che andrà fatta su una rosa competitiva, ma da migliorare comunque e con decisione: il futuro è adesso. Un po' come ciò che disse Tonali all'inizio della stagione 2022-2023 ("Dobbiamo pensare che non stiamo giocano le ultime partite dello scorso anno, ma le prime di questa stagione..."). Scrollarsi di dosso il passato: domani è un altro giorno ed è già oggi.

Sappiamo bene come non siano in ballo - in queste ultime 3 partite - il futuro di Pioli o il nome del nuovo allenatore: questa è una scelta che la società sta facendo a prescindere, mentre sulla girandola dei nomi già ho espresso le mie certezze. Molti di quelli sbocciati in queste settimane sono frutto di pressioni, spinte, favori ai procuratori di questo e quello, concessioni - purtroppo - di qualche mio collega o di qualche redazione in cerca di improbabili scoop. 

E' evidente che all'interno di una società dove la struttura è diversa dai parametri canonici, le riflessioni siano collegiali e non demandate a un solo plenipotenziario. Voi avete chiara la storia di Moratti-Allodi, Agnelli-Boniperti, Berlusconi-Galliani, ma se avete un po' di conoscenza della realtà americana vi sarete accorti che negli USA nemmeno il proprietario è padrone unico delle decisioni: segnalo in proposito solo un paio di film ("Air", "Blackberry") e soprattutto la serie "Success". E' un modo di concepire la gestione aziendale, la vita di una società, il business, profondamente diverso dal nostro. All'interno di quelle strutture, l'organizzazione prevede eccome contrasti, discussioni, anche liti furiose prima di addivenire a un risultato.

Non lo dico e non lo scrivo per edulcorare la situazione: è un modo per prendere atto che le cose funzionano in questo modo adesso, non è detto necessariamente che sia meglio o peggio. E' solo profondamente diverso. Si può obiettare sulla conoscenza sportiva, calcistica, milanista, culturale italiana: credo però che a questo proposito una figura imponente come quella di Ibrahimovic e tecnica, collaudata come quella di Moncada, un riferimento dovrebbero fornirlo. 

Si ironizza quotidianamente sul ruolo e sulle mansioni di Zlatan, anche in maniera vagamente offensiva sulle sue capacità cognitive, sull'esperienza o su modo di essere un po' defilato dalla mischia. Scusate se mi viene da sorridere: quel lunghissimo comunicato di presentazione nel giorno del suo ingresso come consulente diretto di Gerry Cardinale, che suscitò sarcasmo persino in Fabio Capello, la definizione la dava eccome. Se pensiamo che debba parlare, spiegare, esporre oggi le sue idee e le sue indicazioni, credo si sia tutti fuori strada. Ibra è comunque un ambizioso, è comunque un accentratore: non accetta compromessi, non accetta fallimenti. In questo momento sono la garanzia di una presenza forte, la comunicazione dovrà arrivare - poi - studiata e mirata. 

In questo scenario trova spazio la contestazione silenziosa, lo sciopero della Curva che non è solo loro, ma è condiviso da migliaia di altri tifosi demoralizzati e timorosi per il futuro. Una maniera assai più garbata, composta e civile degli strali volgari o degli hashtag infruttuosi: è un messaggio chiaro e diretto sulle aspettative della gente rossonera, non solo e non tanto riguardo al mercato e al tecnico, ma alla presenza e al peso che bisogna tornare ad avere nelle stanze che contano. Non per ottenere vantaggi, ma per esigere rispetto e per partecipare alla vita italiana ed europea fuori dai campi di calcio. 

Un doveroso chiarimento. In una diretta YouTube con Carlo Pellegatti (ci sono le registrazioni) non ho mai detto: “Antonio Conte ‘ha accettato’ le condizioni del Milan”, non so nemmeno se abbia mai parlato con un dirigente. Ho semplicemente ripetuto, come avevo già fatto in queste settimane, che era (è) disponibile ad allenare i rossoneri e che di conseguenza, non essendo stupido, sa perfettamente qual è la filosofia e quali sono le strategie attuali del Milan, alludendo agli ingaggi e al mercato. Alcune cose purtroppo sui social - come spesso accade - sono state stravolte. 

Concludo con un applauso a Carlo Ancelotti, ancora una volta campione  e finalista in Champions, sebbene per qualcuno sia solo uno che gioca al "Gratta e vinci". E un applauso anche a Paolo Maldini per i contenuti di una sua recente intervista, dove emergono bene i valori dell'uomo che ho personalmente sempre anteposto a quelli del giocatore prima e del dirigente poi.