Bilancio Champions: poche luci, molte ombre. Dopo il covid, Theo e Diaz non sono più top. Kessiè, come Calhanoglu: in Europa faticano Per lo scudetto servirebbero 3 rinforzi
È il momento giusto per redigere il bilancio calcistico del primo ritorno del Milan in Champions. È stato nettamente inferiore al Liverpool: la distanza tra calcio inglese e quello italiano, in materia di cifra tecnica, corsa, abilità nel dribbling e intensità, è ancora tale da rendere ancora più luccicante il trionfo di Mancini all’europeo dell’estate scorsa e a spiegare la difficoltà a qualificarsi per il mondiale degli azzurri. Il Milan ha giocato meglio e meritato i 6 punti con l’Atletico, ha patito il Porto all’andata. Ha ricavato 4 punti, avrebbe potuto realizzarne 7 e presentarsi agli ottavi senza alcuna possibilità di superare quelle colonne d’Ercole del 2022.
TERRENO SAN SIRO. Fino a quando lo dice e lo ripete Stefano Pioli, dalle nostre parti, non trova ascolto. Se invece lo denuncia Klopp può darsi che qualcosa si smuova. Il prato misto di San Siro è indecente per la Champions e per lo stesso campionato e valgono poco le scuse secondo cui riposando poco andrebbe tutti gli anni in crisi. Altrove, in identiche circostanze, il risultato è nettamente diverso. È anche questo un problema serio come lo fu in occasione dei lavori per il terzo anello.
MAIGNAN,THEO,DIAZ E KESSIé. È utile passare in rassegna ai casi più discussi dopo la sfida di Sant’Ambrogio. Ho letto e ascoltato giudizi severi nei confronti del portiere Maignan, accusato di qualche responsabilità sui due gol dei Reds. Ebbene: ho più di una obiezione in proposito. È vero che qualche intervento, al ritorno dall’infortunio, ha destato perplessità, non sembra più avere la sfacciata sicurezza emersa nelle prime settimane, ma sul piano tecnico accusarlo di aver sbagliato le due respinte, mi pare esagerato. Qui si nascondono due errori: il primo di Theo rimasto impalato sulla respinta del francese, poco reattivo per tutta la serata, il secondo di chi ha lasciato solo Origi a centro area. Piuttosto è il caso di segnalare lo stato di forma di Theo e Diaz al ritorno dal covid. Entrambi stanno facendo una grande fatica a risalire al livello delle precedenti prestazioni. Infine c’è da giudicare Kessiè. Ricordo perfettamente che in occasione dei primi incontri tra Maldini e Atangana, procuratore di Frank, il capo dell’area tecnica milanista, udite le richieste economiche, osò commentare più o meno così: Ho conosciuto in carriera calciatori che guadagnavano quelle cifre. Non credo che Kessiè appartenga ancora a quella categoria. Mi sembra una fotografia perfetta. I grandi campioni -come nel caso di Calhanoglu- non si misurano se fai gol al Genoa o al Venezia ma se nella sfida con il Real Madrid, riesci a competere con gente del tipo Modric, Kroos, Casimiro. Oppure per Kessiè con Chamberlain, che non è tra l’altro un titolarissimo del Liverpool! Perciò se Atangana dovesse portarlo via, al Milan non si aprirebbe una voragine.
PROSSIMO MERCATO. La mancata qualificazione agli ottavi di Champions suggerirà al Milan di ridurre il budget a disposizione per il mercato di gennaio. Nella speranza che dalla ripresa del campionato Pioli possa avere, finalmente, a disposizione tutta la rosa, le esigenze effettive di Milanello sono sotto gli occhi di tutti qualora l’obiettivo collettivo dovesse rimanere il primo posto. E cioè: un centrocampista in più in vista della coppa d’Africa, un difensore centrale di spessore per rimpiazzare Kjaer che rimarrà fuori fino a giugno e un attaccante (sano) col quale dare il cambio nei ranghi a Pellegri, risultato inutile alla causa. In questi casi bisogna scegliere tra rigore nei conti e slancio generoso per rispondere all’affetto recuperato della tifoseria.
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