Furto e tentato omicidio: primi per puro caso. Ci mancavano le scommesse… San Siro è diventato il teatrino personale di Sala
Capisco la gente che si allontana dal calcio. La giustifico. Troppi sono i fattori che portano a un disamoramento piuttosto che a un nuovo impulso, a una rinnovata passione anche delle nuove generazioni. Il sistema mondiale ed europeo (FIFA e UEFA) è ormai totalmente asservito al mondo e ai soldi arabi, sicché i calendari si fanno e si disfano in funzione delle esigenze di emiri, sceicchi e sponsor. La SuperLega è nata e l'hanno creata loro, con una sperequazione assurda nella gestione del FairPlay Finanziario. Il sistema italiano è servile ai brand (qualcuno) e al potere (di qualcuno), la giustizia sportiva di conseguenza è una sala da ballo psichedelica dove pagano i piccoli mentre gli altri entrano a invito. La nostra Nazionale dopo il miracolo Europeo salta un Mondiale dopo l'altro, con la stessa rassegnazione delle Far Oer. Il nostro è stato il primo Paese a introdurre e adottare il VAR, ma è l'ultimo a saperlo usare. Le sceneggiate dei calciatori, i piagnistei degli allenatori, gli atteggiamenti degli arbitri, gli strali dei dirigenti sono diventati un'accozzaglia di insopportabile ipocrisia. Ci mancava solo un nuovo, diverso caso di scommesse ad inquinare ulteriormente il già degradato mondo sferico: che altratristezza venirne a conoscenza…
Genoa-Milan è stata descritta esclusivamente con il tentato omicidio da parte di Maignan (lo ha detto il presidente rossoblù) e come il furto del secolo per un presunto fallo di Pulisic in occasione del gol decisivo (che nessuna immagine ha smascherato, se non quella frontale in cui si vede chiaramente in che punto e a che altezza il pallone impatti il giocatore rossonero). Al dottor Zangrillo manca le memoria, altrimenti avrebbe ricordato l'entrata del suo portiere Martinez sulla nuca di Zapata nel recente Torino-Genoa: di parte e faziosi, non possiamo andare oltre, sebbene ormai i regolamenti, le moviole, i commenti, i talk-show siano tutti dettati dal tifo, nessuno escluso. I rossoneri restano primi per caso, stupiscono come e più del fatto che lassù non ci sia l'Inter conclamata dominatrice della serie A. Si accetta e si tace, ma la frustrazione è grande perché i 90' di Marassi avevano detto cose chiare.
Per esempio, avevano detto che - dopo Lazio e Borussia - tutti gli avversari si chiudono arretrando le linee e giocando di rimessa, chiudendo gli spazi, rinunciando alla loro impostazione naturale e alla comune idea di gioco che hanno abitualmente. Un dato di fatto che dovrà indurre Pioli e i suoi a sbagliare il meno possibile, visto quanto poco ti concedono gli altri. Di calcio in toni civili e analitici non si riesce a parlare: i giornalisti additati come tifosi in Italia sono pochi, la maggior parte di matrice rossonera. C'è un perché: siamo dichiarati. Gli altri fanno gli ultras con discrezione.
Il sindaco di Milano non si arrende, prosegue imperterrito col suo teatrino su San Siro non arrendendosi al fatto che il Milan se ne andrà a San Donato, si farà il suo stadio. Il club rossonero ha tentato invano di trovare una soluzione, ma si è accorto presto che lo scenario politico italiano lascia poco spazio a soluzioni intelligenti. Ora che sono stati assegnati all'Italia e alla Turchia (stranissimo binomio, geografico e storico) gli Europei 2032, forse qualcosa cambierà, chissà: magari anche quel ridicolo "comitato dei no" dell'hinterland Forlanini, che si è tenuto l'Eni e gli scarichi di Linate ma che la riqualificazione di un'area degradata non la ammette, cambierà idea. E se non la cambierà, peggio per loro: saranno smentiti dai fatti e dovranno riporre in cantina striscioni e cartelli.
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