Mercato e incazzature. La doppia cifra. L'argenteria.

Mercato e incazzature. La doppia cifra. L'argenteria.MilanNews.it
sabato 17 giugno 2023, 00:00Editoriale
di Mauro Suma

Mercato e incazzature.
La doppia cifra.
L'argenteria.

di Mauro Suma

Negli ultimi 10 anni "siamo" stati davvero contenti per il mercato, solo una volta. Era il 2017 e sembrava di essere al luna park. Ogni giorno ne arrivava uno. Quanti, belli, nuovi. Evviva, così si fa, bravi, applausi e osanna. Risultato? Squadra senz'anima, allenatore esonerato, sesto posto, di quei dieci ne fosse rimasto ad oggi solo uno, estate successiva senza soldi per iscriversi al campionato e messi fuori dall'Europa. Non solo. Cori e braccia al cielo per il mercato dei sogni, per poi ammettere, quando la festa era finita e gli amici se ne stavano andando, che se invece di prendere Biglia e Borini, ci fossimo tenuti Kucka e Pasalic sarebbe stato pure meglio...Questo è il mercato, ragazzi. E' molto meglio quando il mercato fa incazzare, credetemi. I caroselli e le adunate per il mercato non promettono mai niente di buono. Io personalmente l'ho imparato al Forum di Milanofiori nell'estate del 1997...Ma per restare a ricordi più freschi, le ultime forti illusioni estive sono state per Fernando Torres e Higuain...E a proposito già che ci siamo, visto che vi vedo già tutti belli incazzosi, eccome, ma certo che sì, andiamo avanti. Dopo il mercato del 2017, non "siamo" mai stati contenti di un mercato che fosse uno. Nell'estate 2019 Leao era una scommessa, Theo non sapeva palleggiare e Isma era retrocesso. Nell'estate 2020, era arrivato Tonali ma noi volevamo Chiesa e poi soprattutto Kalulu ma chi è, come vi permettete.... Nell'estate 2021 avevamo perso Donnarumma e Giroud era vecchio, nell'estate 2022 non sono arrivati Renato Sanches (offerto in questi giorni al Maiorca con scarsi risultati) e Botman ed eravamo vicini alla fine del mondo...D'estate è così, d'estate si parte incazzati e si arriva incazzati, noce la si fa proprio ad aspettare il campo, è più forte di noi. Sfoghi e improperi, a meno che non ci spendano 200 milioni. Eh già, questo significa investire...Investire? Investimenti? Ma che investimento è se spendi 200 e se arrivi in semifinale di Champions League, a patto che ci arrivi, ne tiri su 100...La parola più fake di tutti, "investimento", è il make up che ci siamo fatti per definire in modo gentile, agghindato e appropriato, la voglia che abbiamo d'estate di veder spendere. Sì, spendere soldi, spanderli, sentirsi forti e orgogliosi alla sola idea di fare clic per il bonificone della vita.

Il calcio, per carità, è fatto anche di queste pulsioni, di queste irrazionalità. Ed è bello ed eterno anche per questo. E poi i tifosi non sono, non siamo, solo istinto e passionalità. Io cazzeggio, ma so perfettamente che i tifosi sono preoccupati perchè sanno che ci sono tante cose da fare. Ed è vero. Davvero tante, tra qualche auspicabile (non dell'argenteria) cessione e gli innesti dove servono ci aspetta un numero di operazioni a doppia cifra. E' il secondo mese di giugno di fila che siamo un pò così, ma, mi dice qualche tifoso, almeno un anno fa ci faceva compagnia l'adrenalina dello Scudetto. Vero, ma se fai 70 punti, la semifinale di Champions e resti in Champions, il progetto prosegue. E ma se la Juventus...per carità, certo, la Juventus è arrivata sul campo davanti a noi, ma è stata penalizzata per vicende e operazioni di carattere societario. Stando nel nostro e senza permetterci di giudicare, si vede che la nostra società ha sempre operato in modo tale da non provocare scossoni alla propria classifica. Classifica, che alla fine di una stagione, riassume, comprende e sintetizza tutto. Ma proprio tutto.

Qualche riga fa, ho scritto argenteria. Di solito si aggiunge...di famiglia. Ma noi non possiamo essere più una famiglia, ragazzi. Lo eravamo quando Silvio diceva "Se pò no" e poi lo comprava. Come il papà nel tinello di casa, quando gli chiedevamo la bicicletta nuova e sulle prime ci diceva "No, se pò no". Qualche resistenza e poi al primo sorriso giusto arrivava la bicicletta, certo che arrivava...Siamo stati una splendida e meravigliosa famiglia, la ricorderemo sempre con orgoglio, ma non possiamo più esserlo e dobbiamo dircelo più con franchezza che con ruvidità. Perchè oggi se sbagli due mosse ti ritrovi sotto di 100 milioni di euro e ti fai male. Attorno al calcio non ci sono più famiglie, ci sono montagne gigantesche in mare, di interessi, di prebende, di commissioni, di ingaggi, di risiko economico-finanziari, di sproporzioni, di tutto. Lasciamoli stare i "tempi di Berlusconi", lasciamoli lassù. Irripetibili. Nemmeno gli sceicchi di oggi, gli "Stati" come li chiamava nei suoi ultimi anni di presidenza rossonera Silvio Berlusconi, quelli che fanno ogni minuto il mercato da 200 milioni che ci aveva fatto barrire nel 2017, sono la famiglia che eravamo nella Sala del Camino di Milanello. Sapete, quando il nonno prima e il papà poi mi portavano bambino allo stadio, salivo le rampe dei popolari non per vedere la partita, ma per vedere due cose, il verde del campo e il rossonero della curva. Allora la chiamavo solo la Fossa dei Leoni, mi esaltava, mi inebriava, amavo la mia Fossa dei Leoni quanto amavo il Milan, immaginavo che contenesse lo scrigno dell'orgoglio milanista, quello che ci faceva rimontare quando perdevamo, che custodisse il sacro fuoco della nostra fede, simboleggiato dal ruggito del leone. E, anche se era giù ai Commandos, amavo, un pò più da ragazzo, quello striscione "Silvio, Milano ti ama". E quando il Pres è sceso in politica e la Curva è diventata prudente perchè non voleva essere strumentalizzata al di fuori del calcio, quello striscione è scomparso. e ne soffrivo, non sentivo più il coro "Berlusconi eeeee, Berlusconi oooooo". E ne soffrivo. E sono arrivate altre cose, alte situazioni, anche le contestazioni certo che sì. Con quei pugni sulla macchina di Silvio nell'estate del 2000 dopo i 5 gol subiti dal Real Madrid nel Trofeo del Centenario e con quello striscione "Presidente, assente ingiustificato", del maggio del 2010. Ma la cosa più fantastica di questi giorni tristi e mezzi inebetiti è stata proprio Lei, la curva, la mia curva, la nostra curva. Che ha saputo guardare la presidenza di papà Silvio dall'alto della storia e non dal basso della cronaca. E lo ha rifatto quel coro. Lo ha rifatto sul sagrato del Duomo di Milano. Lacrime, ragazzi, e nemmeno poche. Ma grazie, è stato meraviglioso.