Maldini: "Berlusconi ha portato al Milan un’organizzazione aziendale che ha portato tutto e tutti al massimo livello"

Maldini: "Berlusconi ha portato al Milan un’organizzazione aziendale che ha portato tutto e tutti al massimo livello"
giovedì 27 giugno 2024, 22:10Gli ex
di Enrico Ferrazzi

Ospite all’AKOS podcast by Luca Gemignani, Paolo Maldini ha rilasciato queste parole sul calcio di oggi e sul Milan di Berlusconi

Sulle tre ere del Milan e come è cambiato il club: “Io ho iniziato con il Milan che aveva due massaggiatori, un dottore, avevamo più o meno 15 fasce riutilizzabili che si estendevano per chi aveva problemi alle caviglie. Io avevo molti problemi alle caviglie, avendo i piedi all’indentro e avevo molte distorsioni, ma era un problema comune quindi capitava di prendere la fascia più brutta. Poi con Berlusconi sono arrivati i prodotti usa e getta, sono arrivati più massaggiatori, più dottori, il dietologo, altre figure professionali tipo lo psicologo o i preparatori: un gruppo di 10-15 persone. Adesso il gruppo dell’area medica è formato da circa 30-35 persone: sono 7-8 fisioterapisti, più qualche consulente esterno, più 2-3 medici che girano, giustamente non dico che sia esagerato, c’è grande attenzione sulla salute dei giocatori, gli asset del club. Quasi ogni calciatore ha un fisioterapista o un dottore privato ma ci devono essere delle regole. Ci deve essere un lavoro di squadra, non puoi fare un lavoro con un tuo fisioterapista senza avvisare il capo dell’area medica perché dopo scompensi. Soprattutto se si tratta di recupero dagli infortuni: se c’è un lavoro da fare si può fare all’esterno dalla struttura, ma si deve fare seguendo quelle che sono le indicazioni del chirurgo che ti ha operato o del dottore che ti sta curando”.

Sui ritmi del calcio e le differenze tecniche: “Si andava veloci. C’era meno preparazione fisica, ma si era molto più diretti. Adesso è un gioco molto più di possesso palla, molto meno impegnativo fisicamente. Dal punto di vista fisico, ho giocato negli anni ’80 con dei giocatori che adesso sarebbero top mondiali al 100%: i tre olandesi, Baresi, tanti che hanno giocato con me. I ritmi di oggi diversi rispetto a prima? C’era un gioco più diretto, più difficile, con distanze molto più lunghe, molto dispendioso. Dal punto di vista fisico, gli atleti di quegli anni lì oggi farebbero la differenza. Oggi c’è sicuramente molta meno tecnica, quello sì. Una volta per arrivare a un certo livello dovevi avere tanta tecnica, adesso basta essere un atleta di alto livello, soprattutto se giochi sulle fasce e soprattutto nelle squadre che giocano con 5 difensori, quindi con gli esterni che devono correre. Solitamente hanno una tecnica di base normale, ma corrono e fanno la differenza.Negli anni ’80 il Milan è stata la prima squadra che ha avuto quel tipo di giocatori. I tre olandesi erano tutti 1,90, la palla in profondità su Gullit… oggi farebbe i buchi su tutte le difese del mondo. Erano giocatori fisicamente pazzeschi”.

Il Milan ha fatto da apripista dell’innovazione in molti ambiti: “Milanello è stato costruito negli anni ’60 e già allora era il primo centro al mondo. Il Milan è stata tra le prime squadre al mondo ad aver creduto nel centro sportivo. Certo, non era il centro sportivo di oggi, ma c’erano già due campi, gli spogliatoi… C’era un’idea di luogo dedicato ed isolato. Con l’arrivo di Berlusconi, che ha preso una squadra che lottava per le prime 3-4 posizioni con una delle difese più forti di sempre, lui ha portato un’organizzazione aziendale che ha portato tutto e tutti al massimo livello. Non solamente a livello a calcistico, ma anche per comunicazione, organizzazione e rispetto dei ruoli. Da lì anche la sua prima scelta di chiamare un allenatore visionario come Sacchi ha aperto il mondo del calcio ad altri mondi: Pincolini è un allenatore che viene dall’atletica, Ruggiu che era un fisioterapista che aveva fatto atletica. Le varie conoscenze si sono unite e dopo un anno, diciotto mesi, anche loro si sono dovuti adattare al tipo di fatica e al tipo di sport che era diverso rispetto a quello in cui lavoravano precedentemente. Si sono visti comunque i primi risultati. Devo dire che Sacchi, che era un allenatore che faceva lavorare tantissimo. Questo, fa un pochino ridere, ma è il segreto delle squadre vincenti, quando lavori più degli altri. Quando lavori più degli altri hai de vantaggi, anche se io e i miei compagni crediamo di essere andati in overtraining. Avevo vent’anni, non si conosceva l’importanza del riposo, del giorno dove non dovevi fare determinate cose. C’era un carico non dico massimale ogni giorno, quindi hai abituato la tua testa a soffrire sempre, e questo ha alzato il livello. Dal punto di vista fisico però avevi alti e bassi, arrivavi molto spesso in campo che non avevi la gamba giusta. Non è una cosa che quella squadra così forte ha vinto un campionato solo in quattro anni, parlo dell’era Sacchi. Anche se bisogna dire che eravamo molto focalizzati su quelle che erano le coppe europee. Non dico che ad un certo punto decidi, ma se devi mettere più forza in una finale piuttosto che in due partite di campionato lo fai”.