Basta scuse, ultima chiamata: il Milan risponde, trova la prima gioia e travolge il Venezia in 29': 4-0
"Basta scuse, ultima chiamata" è lo striscione esposto dalla Curva Sud Milano all'arrivo del pullman che conduceva la squadra a San Siro. Le prime tre partite di questo Milan hanno fatto precipitare la situazione, il cuore del tifo rossonero promette sostegno ma pretende una reazione immediata, a partire dal Venezia. E se non altro questo arriva, perché i rossoneri chiudono la pratica in poco meno di mezz'ora, segnando quattro reti e rendendo il resto della partita una pura formalità, cercando di non alzare troppo i ritmi con Liverpool e Inter alle porte.
La manifestazione dei tifosi, dicevamo, segnale di un'insofferenza che si trascina ormai da aprile, dalla prima partita di Europa League contro la -Roma e va avanti fino a oggi. Ma nonostante ciò anche una sfida contro la neopromossa allenata da Eusebio Di Francesco richiama 71mila spettatori. Tra di essi non c'è ancora una volta Zlatan Ibrahimovic. Presente invece Gerry Cardinale, così come il presidente Paolo Scaroni che precisa, a pochi minuti dal fischio d'inizio, che la priorità relativa al nuovo stadio resta San Donato.
Ci sono Theo Hernandez e Rafa Leao e non solo, perché con l'assenza di Calabria il francese ha la fascia da capitano al braccio e il portoghese è il suo vice. C'è Tammy Abraham, alla sua prima da titolare con la maglia del Milan. E si rivede Matteo Gabbia. Fonseca aveva aperto a Reijnders in posizione più avanzata e così è stato, arretrando in mediana Loftus-Cheek pur di mantenere il 4-2-3-1.
L'approccio, finalmente, è quello giusto: due minuti di gioco, tacco di Leao, sovrapposizione di Theo, sinistro ravvicinato del francese che piega le mani di Joronen. Uno a zero e immediatamente il Milan torna quello delle prime giornate, concedendo buchi incomprensibili, rendendo il Venezia pericoloso in più di un'occasione se non fosse che i lagunari sono poco precisi. E infatti Pohjanpalo svirgola, Oristanio e Nicolussi Caviglia mandano fuori di poco.
Un quarto d'ora di fatto di buon Venezia, prima che al 16' dagli sviluppi di un corner arriva il 2-0: calcia Pulisic, deviazione decisiva di Fofana con Gabbia che sembra toccarla di ginocchio e la questione della paternità della marcatura dura quasi tutta la partita, con la Lega Serie A che alterna l'assegnazione ai due giocatori, fino ad assegnarla definitivamente al francese.
Tra il 25' e il 29' si chiude definitivamente l'incontro, con due rigori: Joronen atterra Abraham, dal dischetto Pulisic trasforma; Schingtienne falloso su Leao, dagli undici metri tocca ad Abraham e trova il suo primo gol.
Il resto è accademia, dal 63' parte la girandola di cambi che ci restituisce Morata, che mancava dalla prima giornata e fa assaggiare il campo anche a Okafor, Musah, Chukwueze e Zeroli. Esce Leao, Fonseca lo abbraccia ed è il segnale distensivo che ci si auspicava. Un brutto intervento di Nicolussi Caviglia su Loftus-Cheek costa il rosso al veneziano, uno spavento per l'inglese e invalida il gol di Zampano sugli sviluppi dell'azione. È l'ultima vera emozione della partita. Prima vittoria in campionato per questo Milan, non si gioiva dall'11 maggio, anche in quel caso successo con 4 gol di scarto: 5-1 al Cagliari, in una partita caratterizzata dallo sciopero del tifo e lo striscione: "Pretendiamo e meritiamo una società forte e vincente". Ora testa al Liverpool, è tempo di Champions League.
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