Chi può fa diventare il Milan grande? Tante occasioni fallite: il Diavolo è rimasto adolescente

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mercoledì 24 aprile 2024, 18:00Primo Piano
di Francesco Finulli

Il Milan è atteso da un finale di stagione pieno di riflessioni. La sconfitta nel derby di lunedì, la sesta consecutiva con conseguente umiliazione di aver consentito all'Inter di vincere matematicamente lo scudetto davanti ai tifosi rossoneri, è il suggello di una stagione - o forse sarebbe più corretto dire una stagione e mezza - in cui la squadra di Pioli ha vissuto un incessante saliscendi tra le sue certezze e i suoi dubbi più profondi. Un comportamento che ha condannato il Diavolo all'Inferno di non riuscire più ad alzare nessun trofeo dopo lo scudetto del 2022, per due anni consecutivi.

Adolescenza

In altre parole si può affermare che il Milan è rimasto adolescente. Nell'ottobre 2019 Stefano Pioli raccoglieva l'eredità di una squadra bambina, all'inizio di un nuovo progetto che sembrava già in declino e incapace di stare in piedi da sola. Per farlo ci sono volute le doti da "normalizzatore" del tecnico di Parma e il carisma paterno di Zlatan Ibrahimovic che hanno traghettato la squadra in una crescita graduale alla scoperta di sè e dei propri punti di forza: prima il ritorno in Europa, quindi quello in Champions e infine la vittoria dello Scudetto. Poi le cose sono iniziate a cambiare, con lo scudetto sul petto il Milan è cresciuto e si è dovuto scontrare con i primi cambiamenti: un prestigio diverso, avversarie più disciplinate nell'affrontarlo, cambio di proprietà e di alcuni giocatori. E così dalla scorsa stagione, precisamente dal mese di gennaio, i rossoneri sono impantanati in un periodo lungo che è arrivato fino a oggi, un età in cui trionfa la confusione e in cui si riesce a passare dall'euforia - il ritorno in semifinale di Champions, una vittoria con il Psg, un mese di marzo con sette vittorie consecutive - al tracollo totale - sei derby consecutivi persi, rimonte subite all'improvviso, un mese di aprile con tre big match su tre bucati totalmente. Da un anno e mezzo il Milan non riesce a diventare adulto.

Occasioni sprecate

Dopo aver vinto lo scudetto, come sempre in questi casi, ci si aspettava e ci si chiedeva se il Milan potesse essere in grado di aprire un nuovo ciclo. A due anni di distanza possiamo dire che questo non è successo. I rossoneri da circa un anno e mezzo ricascano sempre nei soliti errori: incertezze sugli schieramenti tattici, incapacità di reagire emotivamente durante una partita, poco cinismo e cattiveria. In altre parole non si è mai costruita una mentalità da grandissima squadra, o almeno una tale da poter aprire quel fantomatico ciclo. E di occasioni quest'anno ce ne sono state ma il Milan, in un modo o nell'altro, è mancato in qualcosa. Un dato grave è quello degli scontri diretti: sette vittorie su 20 big match giocati, considerando le sfide in campionato con le "grandi" italiane, le sei partite di Champions, la gara di Coppa Italia con l'Atalanta e quelle di Europa League con la Roma. I rossoneri ha battuto due volte le romane in campionato e una il Napoli, in momenti di grande confusione per le squadre avversarie. E poi si è portato a casa due vittorie in Champions che non sono comunque bastate. In mezzo a tutto questo due umiliazioni nei derbydue gare in Champions (le prime due) in cui è mancato l'instinct killerl'opportunità Coppa Italia buttata via così come quella dell'Europa League, solo per citare i momenti più clamorosi. Ed è forse proprio questa la domanda che il club si dovrà sottoporre nell'individuare il successore di Pioli: chi può far diventare il Milan grande?