Gazzetta - Giroud: "Al Milan ho lasciato una famiglia, dopo il derby ho videochiamato i ragazzi. Morata-Abraham top. Leao? E' un leader tecnico come Theo"
La sua avventura da calciatore rossonero si è chiusa lo scorso 30 giugno, ma il Milan è sempre nei pensieri di Olivier Giroud, che attualmente veste la maglia del Los Angeles FC. E da grande tifoso milanista ha visto ovviamente la vittoria nella stracittadina milanese contro l'Inter di qualche giorno fa: "Come avrei potuto perderla? Ho fatto una videochiamata ai ragazzi nello spogliatoio, abbiamo festeggiato insieme. Ho sentito il mio amico Armando Sciacca, il fisioterapista, e gli ho detto: 'Sono pronto a parlare coi ragazzi, facciamolo'. È stato bellissimo. Al Los Angeles sono felice, ho trovato una bella struttura, in Mls senti di essere parte di un movimento in crescita. Ma il calcio italiano, il Milan, l’atmosfera unica di San Siro, il calore dei tifosi, Milanello e tutta la gente che ci lavora… Impossibile dimenticare. Ho lasciato una famiglia".
GRANDE ATTACCO - In merito al Milan di Paulo Fonseca, l'attaccante francese ha poi dichiarato alla Gazzetta dello Sport: "Perché il Milan deve credere allo scudetto? Perché la società ha fatto un grande mercato. Rinforzi centrati, e chi c’era già è partito alla grande, come Pulisic. Tra un mese capiremo meglio: se il Milan sarà ancora tra le prime e la classifica resterà corta, vedo punti di contatto con il mio scudetto. Qual è il punto di forza? L’attacco. Dopo che sono andato via io, hanno diversificato bene... Morata, Abraham, Rafa, Pulisic, Jovic, Okafor, Chukwueze. Quanti sono, 7? Non so se in Italia e in Europa ci sono squadre che possono vantare tanta varietà e complementarietà".
MORATA, ABRAHAM E LEAO - Giroud ha commentato anche la coppia Morata-Abraham: "Funzionano alla grande. Tammy lo conosco dai tempi del Chelsea, ha voglia e determinazione. Alvaro ha portato cultura spagnola: è un 9 che arretra, costruisce, facilita la manovra, lega attacco e centrocampo". Su Leao, invece, l'ex numero 9 milanista non ha dubbi: "Rafa è un leader tecnico, trascina sul campo, come Theo. Occorre capire una cosa: ognuno ha la sua personalità, non si può forzare il carattere di un ragazzo aspettandosi carisma a tutti i costi, per quello c’è Maignan. Rafa e Theo incidono con le giocate e gol. Quando ho giocato a Dallas un tifoso mi ha chiesto se Leao vale Henry. Ho risposto che non si può paragonare un campione che ha fatto tutta la carriera con un ragazzo che ha solo 25 anni. Aspettiamo e facciamo i conti alla fine: Rafa ha tutto, la cosa più difficile è essere al 100% del potenziale tutte le settimane. Dipende da lui, da quanto è esigente con sé stesso. La paternità lo aiuterà a crescere".
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