Quello che ci ha detto Atalanta-Milan di ieri sera. E non sono solo cose negative

Quello che ci ha detto Atalanta-Milan di ieri sera. E non sono solo cose negativeMilanNews.it
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sabato 7 dicembre 2024, 20:00Primo Piano
di Manuel Del Vecchio

Atalanta-Milan di ieri sera in un rinnovato Gewiss Stadium, complimenti alla Dea e a Bergamo per il bellissimo impianto, ha detto molte cose sui rossoneri: la direzione che ha preso la stagione, il valore dei singoli, l'incompletezza della rosa, alcune dichiarazioni fuori luogo ed il bisogno più che mai necessario di prendere consapevolezza che sarà una stagione transitoria. Scriverlo al 7 dicembre con forte convinzione non è di certo piacevole, ma la realtà ad oggi questo racconta. Anche perché ormai ha poco senso provare a fare un distinguo su quale sia il "vero" Milan, se quello delle imprese di Madrid e derby o quello che troppo spesso non riesce a graffiare la partita. Evidentemente non c'è da cercare, perché è già davanti gli occhi di tutti. Il Milan di Fonseca, almeno nei primi quattro mesi, è questo.

Sarebbe però ingeneroso non notare come nel corso delle settimane ci siano stati accorgimenti e miglioramenti, vanificati però troppo spesso da leggerezze tattiche o individuali. Si arriva a fare 30 (poche volte, più spesso 27 o 28), ma mai 31. La gara di ieri racchiude alla perfezione il Milan attuale. Buona preparazione del piano tattico della gara, con Fonseca che ha sfruttato il giocare uomo su uomo dell'Atalanta, per ruotare in mezzo al campo e andare così a giocare a muro e trovare il terzo uomo in inserimento. Fofana e Reijnders, marcatissimi, andavano a occupare gli spazi esterni. Theo ed Emerson entravano dentro il campo, portando un po' di confusione negli uomini della Dea incaricati di seguirli: in tutto questo, a turno, Morata e Pulisic venivano incontro tra le linee per poi appoggiare ad un compagno incaricato di lanciare Leao, Morata o Pulisic, in base a chi era sceso. Il gol segnato nasce proprio così: Pulisic si fa trovare sul centrodestra venendo incontro dopo un possesso palla che aveva intasato la parte destra del campo, abilmente si gira e a memoria allarga per Theo, in una posizione intermedia tra fascia e centro. Il francese, probabilmente nell'unica giocata positiva della serata, è bravissimo a lanciare con i giri giusti Leao, abile nell'attaccare la profondità alle spalle di Bellanova, salito per seguire da vicino il portoghese. Poi la corsa di Rafa in area ed il passaggio perfetto in mezzo per Morata che, come spesso capita, non riempie già l'area di rigore ma ci arriva in corsa per un tap in facile facile. 

Non è stato chiesto a Fonseca perché il post partita è andato su altri binari (e ci torneremo), ma probabilmente a precisa domanda il tecnico portoghese avrebbe risposto che sì, è questo il tipo di gol che si aspetta dal suo Milan: "rigoroso" nella prima fase, lucido nella seconda. Si inizia a vedere qualcosina, bene che ci sia riusciti in un big match. L'altro lato della medaglia però scoperchia un po' il vaso di Pandora. Con l'uscita di Pulisic, vero e proprio metronomo in mezzo al campo, è calata drasticamente la qualità delle giocate offensive della squadra, nonché il numero. I soli due tiri in porta del match arrivano infatti nel primo tempo: l'occasione dello statunitense dopo pochi secondi ed il gol di Morata. E dopo l'infortunio di Chris, per lui un indurimento al polpaccio dopo un intervento ruvido di un avversario, il castello costruito con tanta cura da Fonseca è iniziato a crollare. Il tecnico ieri sera in conferenza ci ha risposto a proposito di questa criticità che secondo lui Loftus è entrato bene, ma che comunque avrebbe dovuto rivedere la partita, riconoscendo come, soprattutto nella ripresa, distanze ed automatismi che nel primo tempo sembravano essere lì sono andati dissolvendosi piano piano: come un cane che si morde la coda, la squadra non ha più trovato le trame nel primo tempo e quindi ha provato a forzare, lanciando lungo e percorrendo situazioni improbabili e così via.

L'Atalanta è riuscita ad essere costante nel match, anche grazie ai cambi, mentre il Milan, costretto a cambiare, ha perso forza e mordente. Quindi il Gasp può stare sereno, nessuno cerca di sporcare una vittoria che per tutti è meritata e meritevole di complimenti. C'è anche da dire però che il gol di De Ketelaere (che partita Charles, come sembrano lontani i tempi in cui avevi difficoltà a stoppare un semplice pallone a San Siro...) è viziato da un movimento falloso del belga. Per un protocollo che strizza l'occhio a chi osteggia tecnologia e cerca di preservare "la verità del campo" (ma quale, poi?), il VAR non è intervenuto, lasciando la decisione di La Penna di convalidare il gol. Non è ovviamente una situazione oggettiva, ci si può discutere: l'asticella, di opinionisti e di addetti ai lavori, pende verso il fallo. Ma in ogni caso quando il dado è tratto è anche pericoloso continuare ad arrovelarcisi su, perché poi il rischio è quello di un post partita dai toni fin troppo alti come quello di ieri.

Fonseca, di norma educato, pacato e sornione, ha pronunciato frasi forti, magari anche non aiutato da una padronanza lessicale perfetta: "Dopo aver visto quello che è successo oggi, non avrò più comprensione per il lavoro degli arbitri", il pensiero più estremo pronunciato dall'ex Lille dopo il triplice fischio. Senza voler essere moralisti o fuori dal mondo, visto che ogni settimana allenatori vari alzano la voce (Conte, Inzaghi, Thiago Motta e via discorrendo), c'è anche da dire che si può anche utilizzare una strategia mediatica di questo tipo, ma è importante non oltrepassare il segno. Anche perché citare l'episodio dell'espulsione di Reijnders con La Penna al VAR è un po' un autogol: per quanto frustrante l'espulsione di Tijjani, nel momento in cui va ad incrociarsi con il giocatore bianconero, è stata purtroppo giusta. È importante non gridare sempre "al lupo, al lupo", anche perché conoscono tutti l'epilogo di questo racconto popolare.

Altro spunto che arriva dal post partita è che per la prima volta, e ormai c'è poco da fare, Fonseca ha glissato sull'argomento scudetto. Basti pensare che nelle ultime stagioni la media di sconfitte rimediate in un campionato di Serie A dalla squadra poi vincitrice è di circa quattro. Dopo quattordici giornate il Milan ci è già arrivato. Ora, a meno di un percorso ai limiti della perfezione da qui a maggio, sarà improbabile vedere i rossoneri vincere lo Scudetto. E qui inizia un altro discorso che dovrebbe assolutamente far drizzare le orecchie a tutti nel Club: Napoli, Inter e Atalanta stanno correndo, molto. Conte ha sacrificato la Coppa Italia per poter avere finalmente un solo impegno a settimana (complimenti per la mentalità), l'Inter di Inzaghi non sarà la stessa squadra che l'anno scorso ha cannibalizzato il campionato ma rimane comunque forte e convinta, l'Atalanta è serena, fresca, efficace, intercambiabile e temibile. Rimane quindi, non considerando la possibilità quinto slot, un solo posto per la Champions League. Solo una tra Juventus, Fiorentina, Lazio, Roma e Milan ci andranno se il trend rimane questo. Siamo quasi al giro di boa, il tempo inizia a stringere e bisogna guardarsi negli occhi per prendere atto della situazione. Nessun grido di allarme, ma serve consapevolezza. La Champions League fa tutta la differenza del mondo anche per quanto riguarda il calciomercato.

Dopo vari punti negativi, qualcosa di positivo: Fonseca, e l'ha detto anche Massimo Ambrosini nel pre partita di ieri, sembra aver trovato la coppia titolare dei centrali. Gabbia e Thiaw si combinano bene tra di loro e sembrano più adatti per il nuovo modo di difendere del Milan. Gabbia poi ieri ha regalato una prova maiuscola: in TV probabilmente non si è notato, ma dallo stadio si è visto benissimo come ha guidato con personalità la linea (che diventava a 5 in non possesso), trovando anche un paio di interventi e intercetti fondamentali. Maignan continua ad essere spesso tra i migliori in campo (che sia un bene o meno ci si può discutere), Fofana è diventato in pochissimi mesi un centrocampista di livello europeo per personalità, qualità e lettura del gioco. Infine Leao, che sta iniziando ad uscire dalla zona di comfort per provare a fare un qualcosa che in tanti si aspettavano: movimenti da giocatore di calcio.

Chiudiamo però con delle note negative, perché il momento è questo: Theo è sgonfio. Fisicamente appesantito, non incide più come aveva abituato tutti. Pulisic non ha un sostituto in rosa. Loftus-Cheek non sembra essere né carne e né pesce. Ci sono diversi ruoli scoperti in rosa: un vice Theo, un vice Fofana, un vice Pulisic. 

Senza nascondere la polvere sotto il tappeto ora c'è bisogno di resettare un attimo il tutto perché mercoledì sera a San Siro arriva la Stella Rossa: vincendo si può dare un nuovo senso alla stagione con un percorso positivo in Champions che qualche mese fa era difficile pronosticare. Ci sono problemi e ci sono cose buone, quasi sicuramente non si vincerà lo scudetto e bisogna rimboccarsi le maniche per il posto Champions: ma comunque non è tutto da buttare. Con serietà e tanto lavoro va imboccata la strada giusta.