Si chiude il 2024 rossonero e qualcuno direbbe "per fortuna". Ma il calcio è fatto di speranza e passione
Il 2024 del Milan si è chiuso con l'esonero di Paulo Fonseca, le scuse di Zlatan Ibrahimovic e l'arrivo sulla panchina del club di Sergio Conceição: è un po' il quadretto riassuntivo dell'anno che a breve lascerà spazio a quello nuovo. Purtroppo, per noi che l'abbiamo raccontato e soprattutto per i tifosi che hanno speso soldi ed energie, non è stato un anno felice. Anzi. Polemiche, cambi tardivi, contestazioni, silenzi, sconfitte brucianti e davvero pochissime gioie. Ma d'altronde la vita del tifoso è questa e non si può fare altro che, oltre a manifestare giustamente il proprio dissenso o la propria soddisfazione, guardare al futuro con fiducia. Perché è questo il bello del calcio: anche nelle situazioni più deprimenti basta davvero una piccola scintilla per ricominciare a credere. È uno sport di programmazione, analisi, fortuna ma soprattutto speranza. Quella, anche se sembra sopita, c'è sempre. E non si può che entrare nel 2025 con questo sentimento.
Ma è doveroso anche fare un passo indietro e fissare quello che è successo negli ultimi 365 giorni: un monito per non ripetere gli errori commessi ed anche un qualcosa che motivi, viste le tante mazzate sui denti ricevuti, chi va in campo.
Il 2024 rossonero comincia con il Milan fuori dai gironi in Champions League e la retrocessione in Europa League. Percorso europeo quindi di categoria inferiore, ma che comunque avrebbe potuto portare qualche soddisfazione. Senza troppi fronzoli va detto quello che c'è da dire: verrà ricordata solo l'enorme figura barbina rimediata contro una squadra poco più che modesta come la Roma. De Rossi incarta Pioli, i giocatori rossoneri si incartano da soli: una doppia sfida europea giocata come se fosse il torneo scapoli contro ammogliati. Senza grinta, mordente, voglia e umiltà. Il risultato ne è la conseguenza diretta. Una delle pagine più tristi della storia recente del club e la sensazione è che ai giocatori sia scivolata via fin troppo in fretta.
In campionato le cose vanno meglio? Se si guarda la posizione in classifica, il Milan ha concluso al secondo posto, si può anche pensare di sì. E invece no, perché il 22 aprile 2024 l'Inter vince il derby, in casa dei rossoneri, che vale ai cugini la seconda stella. C'è poco da aggiungere, se non che nei giocatori da allora non si è mai vista la voglia sincera di riscattare l'umiliazione sportiva. Così come anche nella società, può pensare qualcuno.
Quello è stato un evento che purtroppo, per alcuni, ha incrinato irrimediabilmente il rapporto con mister Pioli, che a fine stagione ha salutato dopo 5 anni. Ma il pubblico di San Siro l'ha comunque omaggiato con un commiato sentito, emozionato e sincero: nonostante la fine non sia stata in crescendo sono state stagioni, soprattutto quella dello scudetto, che rimarranno nel cuore di tutti. Anche di chi non vuole ammettere quanto sia stato importante il tecnico emiliano nella crescita del club nelle ultime stagioni. Toccanti anche i saluti a Giroud e Kjaer.
In estate parte il nuovo corso. Ma non prima della contestazione di tutto il mondo rossonero all'idea di vedere Lopetegui sulla panchina di San Siro. Il "Nopetegui", anche se qualcuno nega sia stato così influente, dissuade la dirigenza dal portare in Italia il tecnico andaluso. Si va così su Paulo Fonseca, che promette un gioco dominante con Ibrahimovic, a pieni poteri nel suo nuovo ruolo di "Senior Advisor" di RedBird, che gli fa eco. Il mercato scorre senza sussulti particolari: sfumato Zirkzee si va su Morata, a fine estate arriva il tanto agognato Fofana. In mezzo Pavlovic e l'incomprensibile Emerson Royal. Durante l'estate nasce anche il Milan Futuro, scuola di calcio vero per i talenti più importanti del club: ad oggi qualche piccolo risultato si è visto con i diversi giovani arrivati in prima squadra.
Con il portoghese le cose partono subito male. Pareggio alla prima, sconfitta a Parma, ammutinamento dei top della squadra contro la Lazio. Da lì, se non per qualche breve pausa, non si uscirà più da questa impasse. Fonseca si scontra, a turno e a volte insieme, con Leao, Theo, Abraham, Tomori, di nuovo Theo. Situazioni desolanti, simbolo di un club che passa un momento poco felice. Manca serenità ed unione, amplificata dalla grande protesta, la seconda dell'anno, del tifo organizzato in seguito alla mancanza di risultati della squadra: "Noi non siamo americani", "Cardinale devi vendere, vattene, vattene" e altri motivetti che ormai tutti hanno imparato a memoria accompagnano con mestizia tutte le ultime partite rossonere.
A partire da Milan-Genoa, che segna anche la festa dei 125 anni del Club. Una festa che vedrà molte "Legends", come piace chiamarle al Club, ma poca sostanza. Basti pensare, e senza voler dare colpe a una delle due parti in causa, che ad una festa che avrebbe dovuto celebrare il milanismo non era presente Paolo Maldini. A prescindere da colpe, inviti e rifiuti è un qualcosa che non può che rendere tristi chiunque abbia a cuore questi colori. In mezzo a tutto questo sono arrivate due gioie momentanee, picchi tanto intensi quanto fugaci. La vittoria nel derby dopo sei sconfitte consecutive grazie al gol di Matteo Gabbia, tra le poche note positive di quest'anno solare, e la notte del 3-1 a Madrid contro il Real di Ancelotti in Champions League. A molti ha dato sensazioni ed emozioni da "vecchio Milan".
E si arriva ad oggi, con la squadra partita per l'Arabia per partecipare alla Supercoppa Italiana. Non c'è più Fonseca, esonerato dopo la Roma con modalità talmente difficili da commentare che hanno portato alle scuse odierne di Ibrahimovic, ma Conceicao. E quindi quella fiammella di speranza, nonostante la razionalità inviti a rimanere schisci, un po' si ravviva. L'anno che si sta per concludere per alcune cose ha fatto toccare il fondo. Si può, e si deve, solo risalire.
Forza Milan e buon 2025 a tutti i tifosi rossoneri, con l'augurio sia un anno pieno di soddisfazioni. Noi saremo qui, come sempre, per raccontarvele.
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