Tre gare decisive per la panchina di Allegri
Chi vuol guardare il bicchiere mezzo pieno, può appigliarsi alle partenze lente di Massimiliano Allegri, non ultima quella dell'anno dello scudetto, quando nelle prime 3 partite i punti furono 4, appena uno in piu' di oggi. Se in quell'occasione però il Milan ebbe occasione di riscattarsi, trascinato dai suoi fuoriclasse, questa volta pare quasi impossibile che il copione si ripeta, perchè non quei grandi campioni hanno lasciato il posto a giocatori di un paio di categorie in meno e la pazienza nei confronti del tecnico livornese, allora esordiente, sembra essere agli sgoccioli. Qualcosa si è rotto, inutile negarlo, e le smentite di Galliani non sembrano convincere nessuno. Anderlecht, Udinese e Cagliari saranno decisive, perchè nel frattempo spuntano già le soluzioni d'emergenza: la promozione di un fedele numero 2, oppure la ribalta a un inesperto ma carismatico idolo del popolo rossonero. Una mossa che potrebbe essere bollata come populista, ma che è certamente suggestiva. Nel frattempo Allegri ostenta sicurezza e tranquillità, ma forse è semplice rassegnazione di chi, da luglio, aveva intuito il suo nuovo ruolo, quello del capro espiatorio.
“Non prova nulla di nuovo, non cambia modulo, sbaglia i cambi a partita in corso” dicono i detrattori, chiosando con un etichetta: “Non ha un gioco”, il piu grande difetto possibile agli occhi del suo Presidente. Non ha neanche piu' Ibrahimovic e Thiago Silva, persi di certo non per colpa sua, anche se, è giusto ricordarlo, anche gente come i suoi epurati Nesta e Gattuso avrebbero fatto comodo nel momento in cui la barca sta per affondare. Oggi Allegri è un uomo solo: senza sostenitori e senza idee, persino senza qualcuno che, in campo, possa dare la svolta per allontanare la spada di Damocle. Non sarà di certo il disastroso Boateng visto nell'ultimo anno e mezzo, o il volenteroso ma acerbo El Shaarawy, gli ultimi arrivati Montolivo e Pazzini o i brasiliani in fase di rientro, ma spesso scaricati. Con un destino apparentemente già scritto, chissà che al triste Conte Max non possa venire in mente, perchè no, l'ultimo atto di orgoglio: quello di presentare le sue dimissioni senza aspettare un esonero dal sapore beffardo.
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