Si parte! Ma è ancora tutto per aria... A Pioli servono idee e coraggio. Auguri alla leggenda Rivera. Nazionale: mi spiace, io sto con De Laurentiis  

Si parte! Ma è ancora tutto per aria... A Pioli servono idee e coraggio. Auguri alla leggenda Rivera. Nazionale: mi spiace, io sto con De Laurentiis  MilanNews.it
venerdì 18 agosto 2023, 00:00Editoriale
di Luca Serafini

A memoria, inizia domani una delle stagioni più incomplete che io ricordi. A parte le farse federali relative ai campionati di B e C e l'ultimo tragicomico teatrino della Nazionale, in cui a DeLaurentiis non è parso vero tuffarsi di pancia, le rose di serie A sono ancora tutte ampiamente lacunose e perfettibili. Il mercato è diventato complesso, per date, strategie, (in)disponibilità finanziarie, procuratori, umori di stelle e stelline da Mbappé a Lukaku fino a Samardzic... Per non parlare delle razzie arabe che stanno depauperando il calcio europeo con il meccanismo della piovra affamata.
Tra le numerosissime interviste rilasciate da Gianni Rivera (auguri per i tuoi 80 anni, ti devo la mia fede), condivido la sua ritrosia a fare pronostici - non condivido invece la sua candidatura a CT... -, tenendomi fiducia e ottimismo per me e per voi. A proposito, sono solo in parte allineato con "I Casciavit" su Facebook: i miei amici hanno fatto una comparazione tra i 574 milioni di valore della rosa rossonera (fonte Transfermarkt), più o meno lo stesso del Napoli, 80 milioni più dell'Inter e 120 più della Juventus, lamentandosi del fatto che - nonostante questo - il Milan non sia considerato tra i favoriti per lo scudetto se non come outsider.

Se vincesse sempre quella che vale di più, sappiamo bene che non ci sarebbe storia. Da queste cifre comunque I Casciavit hanno preso spunto per affermare che dimostrino una cosa inequivocabile: la competitività della quadra, in senso assoluto e senza alibi. Tesi peraltro sostenuta da tempo anche da Antonio Vitiello e Pietro Mazzara su Milannews.it solo per restare nell'orbita di social e media di parte. Il che sposta il focus inesorabilmente su Stefano Pioli. Non me ne voglia nessuno, ma è la scoperta dell'acqua calda: sempre citando Rivera, "una volta l'allenatore non contava più del 20%, oggi incide nettamente di più". Alla sua epoca, le rose erano di 13-14 giocatori al massimo. I dualismi di ruolo non esistevano, si giocava infinitamente meno, ci si infortunava infinitamente meno, contavano gli 11 titolari e una riserva per ruolo. Oggi Pioli, dopo una stagione con gli uomini contati per scelta o per situazioni oggettive, ha una panchina lunga ed è chiamato a una gestione capillare: fisica, mentale, di turnover, di modulo, di ruoli, compiti e mansioni. Niente di nuovo rispetto alla storia degli allenatori del Milan da Capello in poi, quando - appunto - le panchine iniziarono ad allungarsi per quantità e qualità. 

A Pioli servirà anche coraggio, molto, soprattutto nell'adattare eventualmente la squadra ai giocatori e non viceversa. Le caratteristiche dei singoli possono portare a una revisione dei moduli e dell'impostazione, oltre che indurre i giocatori stessi ad assumersi alcune responsabilità nell'evoluzione del loro ruolo. Mi riferisco in particolare ai centrocampisti, dove al momento considero personalmente Krunic un ripiego, ma dove qualcun altro potrebbe candidarsi a cominciare da Reijnders. 

Il mercato è ancora aperto e serve qualche ritocco, di cui abbiamo già ampiamente parlato negli ultimi editoriali e nelle recenti dirette social. Lo stesso vale per le altre, compreso il Bologna. Non ho mai pensato che si potesse pensare a vincere una partita a prescindere dal gioco, quella frase che "contano solo i 3 punti" ha un senso se si hanno motivazioni, determinazione e organizzazione. Spirito di squadra, insomma: l'estetica può attendere.
Chiudo con la Nazionale, che fu la prima squadra per la quale tifai da bambino e per la quale tifo ancora con tutto il cuore. So di andare controcorrente, ma nella triste vicenda Mancini io sto con De Laurentiis. Le ragioni sono semplici: c'è un contratto, va rispettato. Punto. Non può essere la FIGC a infrangere le regole, dopo gli scempi estivi che ha già combinato. Ha chiuso un occhio su gravi colpe dei club, è stata intransigente su quelle di altri, pilatesca su quelle di altri ancora. In serie A, in B e in LegaPro. Ma diventare la Federazione stessa la prima a ignorare clausole e contratti, specie con di mezzo il Club azzurro, è un ulteriore segno di debolezza ed è giusto, giustissimo che De Laurentiis gliela faccia pagare. Non solo per principio.